- Per parlare di politica bisogna per forza di cose utilizzare certi toni?
- “Neoborbonici” non è una parola di offesa. Chi la usa per denigrare ne confonde il significato e la verità storica
- “Musumeci e Fava due face della stessa medaglia”. Con rispetto parlando, noi non siamo d’accordo
- … in caduta libera verso l’isolamento politico
Per parlare di politica bisogna per forza di cose utilizzare certi toni?
Ieri abbiamo pubblicato un articolo invitando il mondo autonomista, sicilianista e indipendentista a riflettere su un possibile appoggio a Claudio Fava candidato alla presidenza della Regione siciliana a condizione che lo stesso fava non venga appoggiato da PD e Movimento 5 Stelle. Registriamo una prima reazione da parte di Alfonso Nobile, della Segreteria Nazionale del Movimento Siciliani Liberi. Il titolo della riflessione inviataci da questo Movimento già dice tutto: “Perché non ci convince la candidatura di Claudio Fava”. L’intervento di Nobile, decisamente sopra il rigo, non si limita a chiudere alla nostra ipotesi, ma ‘viaggia’ su toni che, francamente, andrebbero evitati quando di dibatte di politica. “Perché? Perché ‘autonomisti, sicilianisti e indipendentisti’ (intanto bisognerebbe capire di chi si sta parlando) – scrive Nobile – dovrebbero stringersi attorno a Claudio Fava? Si sostiene che Fava non consentirebbe mai al PD di fare quello che ha fatto con Crocetta e allora ricordiamo che cosa ha fatto Crocetta in Sicilia: ha fatto degli accordi incostituzionali (li avete definiti a buon diritto ‘Patti scellerati’) per saccheggiare le casse della Regione! Perché mai Claudio Fava, che ha dichiarato più volte di desiderare una Sicilia Regione a Statuto ordinario e di essere quindi nemico dell’autonomia, non dovrebbe consentire al PD di scassinare ulteriormente lo Statuto? Anche sulla stima dei consensi ho dei dubbi: non credo che Fava abbia un elettorato strutturato, se facesse un suo movimento contro l’establishment del Centro-Sinistra non andrebbe molto lontano”.
“Neoborbonici” non è una parola di offesa. Chi la usa per denigrare ne confonde il significato e la verità storica
Fin qui nulla da dire. Poi i toni cominciano a salire e a diventare anche un po’ fastidiosi: “Non mi stupisce – dice l’esponente di Siciliani Liberi – neanche l’endorsement di Calderone a Fava: Calderone, da ex coordinatore di un movimento neoborbonico, non può che avere in spregio la nostra autonomia (certamente non lo possiamo annoverare tra gli ‘autonomisti, sicilianisti e indipendentisti’ di cui sopra) e quindi non può che riconoscersi in Claudio Fava”. Il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale – oggi in crisi dopo una gestione un po’ burrascosa delle recente fase elettorale e dello stesso Movimento – non è mai stato un movimento neoborbonico, ma un movimento meridionalista. E, in ogni caso, Nobile dovrebbe cominciare a metabolizzare l’idea che la parola “neoborbonici” non è negativa, perché, checché ne dicano i detrattori del Regno delle Due Sicilie (che spesso non conoscono bene la storia), va detto lo stesso Regno delle Due Sicilia era uno dei più ricchi e prosperosi Stati d’Europa, prima che gli inglesi (per interessi economici) e la Massoneria (che si proponeva di eliminare tutto il cattolicesimo, dalla Chiesa di Roma agli Stati cattolici come Regno delle Due Sicilie e all’Impero Austro-Ungarico) ne decretassero la fine. Garibaldi, i mafiosi e i massoni siciliani, nel nome di una finta libertà, hanno consegnato la nostra Isola ai Savoia e ai suoi generali assassini e delinquenti. La mafia in Sicilia c’era già con il Borbone e si presentava sotto forme anche allora inquietanti, come scriveva nel 1838 l’allora Procuratore generale del Re presso il Tribunale di Trapani, Pietro Calà Ulloa. Solo che con il Borbone la mafia era ‘fuori’ dallo Stato, mentre con l’arrivo dell’Italia unita la mafia si è insediata ‘dentro lo Stato’ ed è ancora lì, come dimostra l’impossibilità di fare luce sugli intrighi che stanno dietro alla strage di via D’Amelio.
“Musumeci e Fava due face della stessa medaglia”. Con rispetto parlando, noi non siamo d’accordo
“Quando Calderone afferma ‘Noi riteniamo che possa essere il candidato della Sicilia che vuole cambiare’ – scrive sempre Nobile – a che tipo di cambiamento pensa? Alla definitiva abrogazione dell’autonomia siciliana? È certamente un cambiamento! Anche Siciliani Liberi vuole cambiare, il nostro programma politico ed elettorale afferma chiaramente il nostro proposito di costruzione dello Stato siciliano! Mi sa che vogliamo cambiare tutti, ma vogliamo cambiamenti diametralmente opposti. Agricoltori, allevatori, mondo della cultura, commercianti, operatori del turismo, popolo delle partite IVA… Categorie prese in giro da Musumeci, cosa possono sperare da un ipotetico Presidente Fava che, al pari di quello attuale, aspira solo a fare il governatore coloniale, il passa carte di Roma! Chi davvero vuole migliorare le condizioni delle categorie economiche siciliane non può prescindere da una lotta per il rilancio dell’autonomia e andare oltre! Musumeci e Fava sono due facce della stessa medaglia, nessuno dei due (né candidati degli altri schieramenti italiani) ha reale volontà di battersi per il bene della Sicilia, perché questa volontà non può non andare di pari passo con una battaglia sinceramente e autenticamente indipendentista (o quanto meno fortemente autonomista). Calderone dice apertamente di essere meridionalista e nel meridione dei neoborbonici (ET, rappresentata fino a poco tempo fa da Calderone, è piena di neoborbonici) per la Sicilia continua ad essere previsto un ruolo di secondo piano (vogliamo dire ‘di colonia’ ?)”. E’ evidente che Nobile, rispetto a noi, ha il vantaggio di capacità divinatorie che noi non possediamo: perché solo conoscendo in anticipo il futuro si può sapere, con certezza, cosa farebbe Fava una volta eletto presidente della Regione siciliana.
… in caduta libera verso l’isolamento politico
All’esponente del Movimento Siciliani Liberi non convincono nemmeno le tre ragioni che abbiamo descritto in base alle quali autonomisti, sicilianisti e indipendentisti potrebbero incontrarsi con Claudio Fava: “Infine – scrive Nobile – delle tre ragioni per cui gli ‘autonomisti, sicilianisti e indipendentisti’ (ma, a proposito, a chi ci si riferisce con questa definizione?) dovrebbero sostenere Claudio Fava non ce ne convince neanche una: 1) l’antimafia vera e di facciata non è un’esclusiva di Fava, non c’è un movimento sinceramente autonomista o indipendentista che non sia anche nemico giurato della mafia; 2) della vera voglia di cambiare la nostra isola è già stato scritto sopra: bisogna capire dove si vuole andare e le direzioni che vogliono prendere Fava e i meridionalisti, da una parte, e gli autonomisti e gli indipendentisti, dall’altra, sono diametralmente opposte; 3) non basta essere brave persone per andare d’accordo: Berlinguer e Almirante erano delle bravissime persone (ammesso di ritenere una brava persona uno che fece parte del comitato di redazione della rivista antisemita e razzista ‘La difesa della razza’, che pubblicò nel 1938 il “Manifesto della razza” e in cui scrisse anche degli articoli), ma difficilmente si sarebbero alleati politicamente”. Noi non abbiamo scritto che l’antimafia vera è un’esclusiva di Fava: al contrario, abbiamo scritto che è una caratteristica comune a Fava e ai movimenti autonomisti, sicilianisti e indipendentisti. Non sappiamo se quanto scritto da Nobile rappresenti la posizione di Siciliani Liberi: se è così dobbiamo ammettere che, rispetto all’Estate del 2017, quando questo Movimento si è opposto a una candidatura unitaria di tutti i Movimenti sicilianisti e indipendentisti, non ha fatto molti passi avanti. Noi ci auguriamo che non sia questa la posizione di Siciliani Liberi, perché questa strada porta solo a magri risultati elettorali. La politica è anche ascolto delle ragioni degli altri, la politica è fatta certo di chiusure, ma anche di aperture e di sintesi politiche con soggetti che la pensano diversamente su alcuni punti, ma che hanno obiettivi comuni che prevalgono sulle divisioni. Se poi la ‘visione politica’ di Siciliani Liberi è quella di presentare il simbolo tonto per esserci e dire: “Ci siamo anche noi con il nostro zero virgola”, ebbene: che si accomodino pure. Tenendo presente che questa non è politica, ma attesa escatologica di “immancabili destini” da Deserto dei tartari e estetica dell’auto-rappresentazione in caduta libera verso l’isolamento politico…
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