Precari siciliani: lettera aperta a un mascalzone

12 maggio 2016

Contrariamente a quello che molti di loro pensano – visto che sono un po’ ‘digiuni’ in Diritto – i precari della pubblica amministrazione siciliana non hanno maturato alcun diritto. Già la loro esistenza è il frutto di una prevaricazione, operata da loro e dai politici che li hanno creati, in danno dei cittadini ai quali è stata tolta la possibilità di entrate nella pubblica amministrazione per concorso. Ma che oggi, tali precari, finiti i soldi, minaccino a destra e a manca, beh, questo è veramente troppo!

Grande gaudio! I nodi del precariume in Sicilia stanno venendo al pettine: i soldi per mantenerli sono finiti, non si  può né prorogare, né tantomeno assumere tutta questa gente che intossica da  anni le pubbliche amministrazioni della Sicilia.

La politica regionale, la madre di tutte le ingiustizie, la radice di tutte le male piante dovrà, obtorto collo, rendere giustizia ai siciliani e rimandare questa masnada nelle forre, nei vicoli, nelle suburre  da cui l’ha strappata per farne la sua schiava  sottomessa. (A meno che Renzi, il quale ha  costruito la sua politica sul voto di opinione, dall’Etruria alla Campania, da Lodi a Roma, avendo bisogno dei voti di questi disgraziati, non si muova a pietà e restituisca  alla Regione un po’ dei soldi scippati per fornire ai precari siciliani la dose mensile).

La stampa riporta l’esito di un incontro tra disperati nella Sala Gialla di Palazzo Reale, sede dell’Assemblea regionale siciliana, con i politici e i sindacalisti impegnati in una specie di resa dei conti finale.

Il Giornale di Sicilia di ieri, 11 Maggio, riferisce anche di una dichiarazione fatta da uno dei partecipanti all’incontro, uno dei tanti mascalzoni che qualche mascalzone di politico ha fatto “entrare” nel giro. Ha detto costui:

“Se c’è da andare in strada a fare saltare in aria le macchine noi siamo pronti!”.

Una vera e propria minaccia di stampo mafioso, un misto di arroganza e sicumera. 

Parlano di diritti, questi delinquenti, ma non sanno che cosa sono i diritti. Questi accattoni non hanno diritti, hanno solo l’aspettativa che la politica abbia ancora bisogno dei loro voti e li possa ancora tenere tra coloro che son sospesi.

Chi  viene utilizzato a titoli precario (precario viene da latino precor precaris, io prego, e loro devono pregare, pregare, pregare), nella pubblica amministrazione non acquisisce alcun diritto ad essere assunto a titolo definitivo. Addirittura non ha questo diritto di essere assunto chi ha superato un concorso pubblico, ben potendo legittimamente l’amministrazione pubblica cambiare idea.

I diritti sono un’altra cosa, e a questo cialtrone darò una lezione diritto, nell’attesa che altri gli impartisca le altre lezioni di cui ha urgente bisogno.

Se io ti regalo un libro, questo libro diventa tuo (diritto di proprietà) nello stesso momento che dalle mie passa nelle tue mani. Se io invece ti presto un libro, questo libro non sarà mai tuo, ripeto mai, resterà sempre mio, un prestito che tu hai il dovere di restituire.

Ecco qual è la posizione dei precari: in qualunque momento l’amministrazione può chiudere il rapporto e tanti saluti. Capisco che può essere tragico per soggetti così inutili che in tanti anni non sono riusciti a trovare un posto vero, dignitoso e sicuro. Ma non è un caso se hanno scelto questi, i politici. Con i loro limiti e le loro paure sono prede, sono una garanzia, sono condannati a pregare  per tutta la vita.

E’ bene che i siciliani, i migliori siciliani, se lo ricordino quando questi signori scenderanno in piazza per difendere i loro diritti. Si ricordino tutti che se loro sono 100 mila voi siete  molti di più e che ora di finirla.

Quanto a te, piccolo mascalzone, io ti auguro di essere ammanettato dalle forze dell’ordine e di essere portato in carcere (un troglodita come te è un pericolo per la società), PRIMA che ti becchino i padri, i figli, le sorelle, i fratelli di quelli che, a causa della prevaricazione disonesta che tu e il vostro politicume avete perpetrato, si sono  trovati nell’impossibilità di accedere dalla porta principale nella amministrazione pubblica.

Precari siciliani (atto terzo): l’intervento del Prof Costa

Precari siciliani: lettera a un precario mascalzone Atto secondo

 

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