Renzi, mettendosi sotto i piedi il referendum del 2011, ha stabilito che in Italia l’acqua deve essere gestita dai privati. Tutti hanno ‘obbedito’. Ed è anche quasi-normale in un partito – il PD – che ormai di sinistra ha ben poco. Ma ad Agrigento c’è una ribellione: ieri la maggioranza dei sindaci di questa provincia si è pronunciata per la gestione pubblica del servizio idrico. I retroscena di una vicenda che spacca il PD
C’è una Sicilia che un giorno sì e l’altro pure si ‘inginocchia’ al cospetto di Renzi. Ma ce n’è un’altra che non solo non si ‘prostra’ al voleri del capo del Governo di Roma, ma che, addirittura, gli sbatte in faccia un secco “NO” alla privatizzazione del servizio idrico. Se, a livello nazionale, il Presidente del Consiglio e leader del PD, mettendosi sotto i piedi il risultato del referendum del 2011 – che ha sancito, a stragrande maggioranza, la volontà degl’italiani di tornare alla gestione pubblica dell’acqua – ha deciso che l’acqua la gestiranno i privati, in provincia di Agrigento i privati (leggere Girgenti Acque) che fino ad oggi hanno gestito il servizio idrico in 27 Comuni (su 43 Comuni di tale provincia) sono stati messi fuori gioco. Alla bella faccia di Renzi e dei suoi amici privati.
Eh sì, ad Agrigento e dintorni Renzi, il sottosegretario Davide Faraone, l’assessore regionale che si occupa dell’acqua, Vania Contraffatto e i ‘farisei’ del PD siciliano che vanno dietro al Governo nazionale sono stati clamorosamente smentiti e sconfitti.
Ieri, infatti, l’Assemblea Territoriale dei sindaci della provincia di Agrigento ha eletto il proprio presidente. Si tratta di Vincenzo Lotà, sindaco di Menfi. Che va a presiedere l’Ambito Territoriale Idrico (ATI) di questa provincia. Sempre per la cronaca, l’ATI di Agrigento si è insediato il 12 Aprile scorso approvando all’unanimità il proprio statuto.
“L’elezione del Sindaco Lotà a presidente dell’ATI – sottolinea il presidente del Consiglio comunale di Menfi, Vito Clemente – per la quale esprimo grande soddisfazione, è un passaggio importante del percorso che mira a salvaguardare la gestione diretta e virtuosa dell’acqua da parte dei Comuni. A lui va tutto il mio apprezzamento”.
Lotà ha raccolto 23 voti. Mentre il suo avversario – il sindaco di Racalmuto, Emilio Messana, ha raccolto 17 voti.
Agrigento e dintorni non ha mai seguito in pieno le indicazioni sulla privatizzazione del servizio idrico voluta nei primi anni del 2000 dal Governo Berlusconi (come potete leggere dettagliatamente qui).
In questa provincia, 17 Comuni hanno gestito in proprio il servizio idrico. Mentre negli altri 27 Comuni il servizio idrico è stato gestito da Girgenti Acque.
Nei Comuni nei quali il servizio idrico è stato gestito dai Comuni, non ci sono stati imbrogli e raggiri e le bollette non hanno penalizzato i cittadini.
Nei Comuni nei quali il servizio idrico è stato gestito da Girgenti Acque è successo di tutto e di più (non a caso è in corso un’inchiesta della magistratura) e le bollette, piuttosto ‘salate’, hanno finito con il penalizzare i cittadini.
Che succederà, adesso?
La risposta è da ‘leggere’ nell’elezione di ieri. Lotà – espressione dei Comuni di questa provincia che non hanno ceduto reti e impianti idrici ai privati – come già accennato, ha ‘incassato’ 23 voti. Mentre Messana – espressione dei Comuni che hanno ceduto reti e impianti ai privati di Girgenti acque – si è fermato a 17 voti.
Questi ‘numeri’ sono importanti. Se li raffrontiamo con il risultato della votazione di ieri, ci accorgiamo che, in provincia di Agrigento, i Comuni che oggi vogliono la gestione pubblica dell’acqua sono diventati la maggioranza: per l’appunto, 23 contro 17.
In questo scenario, a rigor di logica, Girgenti Acque dovrebbe essere messa fuori gioco. Un fatto che potrebbe creare seri problemi al mondo politico agrigentino che – insieme ad altri soggetti – ha ‘pilotato’ le assunzioni di personale nella società Girgenti Acque. E poiché, in Sicilia, assunzioni significano voti, bisognerà capire che cosa succederà.
Non solo. In questo passaggio Renzi, Faraone, l’assessore Contraffatto e il PD renziano esce sconfitto. Ma non è da escludere qualche colpo di coda. Compresa qualche possibile soluzione trasformista per mettere d’accordo le due anime del PD che, almeno fino a questo momento, sono in contrapposizione.
Il futuro, insomma, resta incerto, visto che di mezzo c’è un partito – il PD – che in Sicilia è un esempio di ambiguità e, per l’appunto, trasformismo.
Finora le posizioni dei dirigenti del PD agrigentino che si battono per l’acqua pubblica – con il testa il parlamentare regionale, Giovanni Panepinto – sembrano chiare.
Ma gli osservatori attenti fanno notare che i renziani si ritrovano anche nello schieramento dei sindaci che non ha mai consegnato le reti e che ieri ha votato Lotà.
Staremo e vedere.
Foto tratta da grandangoloagrigento.it
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