- Oggi affrontiamo un tema un po’ spinoso: se è vero che il prezzo del grano duro si attesta oggi tra 48 e 50 euro al quintale, è anche vero che è aumentato il prezzo dei fertilizzanti e delle sementi. E allora che fare?
- Mario Pagliaro: “Dovendo convivere e lavorare con condizioni meteorologiche molto più dinamiche e piovose, gli agricoltori siciliani devono imparare ad approfittare dei giorni di buon tempo fra una perturbazione e la successiva”
- Ci potrebbe essere un’alternativa: il grano duro in biologico. Ma…
Oggi affrontiamo un tema un po’ spinoso: se è vero che il prezzo del grano duro si attesta oggi tra 48 e 50 euro al quintale, è anche vero che è aumentato il prezzo dei fertilizzanti e delle sementi. E allora che fare?
Si può seminare il grano con i terreni imbevuti di acqua? E’ una domanda che dai primi di Ottobre, in Sicilia, si pongono tanti agricoltori. Le piogge, da due mesi a questa parte non hanno dato tregua. Nella nostra Isola non sono mancati gli autunni piovosi. Ma da qualche anno a questa parte l’acqua autunnale che arriva dal cielo è aumentata. quest’anno, come già ricordato, ci sta andando pesante. Fino ad oggi – almeno nelle aree interne della nostra Isola, tradizionalmente vocate per il grano, niente semine. In più ci sono altri due problemi: vero è che il prezzo del grano duro sfiora i 50 euro al quintale (quasi il doppio rispetto allo scorso anno), ma è raddoppiato anche il prezzo dei fertilizzanti ed è andato su anche il prezzo delle sementi (lo scorso anno per seminare un ettaro di grano gli agricoltori spendevano circa 90 euro di sementi per ettaro, oggi il costo è schizzato a circa 160 per ettaro: se non è un prezzo doppio ci si avvicina). Insomma: tre problemi: terreni imbevuti di acqua, raddoppio dei prezzi dei fertilizzanti e aumento del prezzo delle sementi. Volendo, vendendo il grano duro 40 al quintale la convenienza ci sarebbe. Ma non mancano gli agricoltori che si interrogano: e se il prossimo anno il prezzo del grano duro scenderà? Domanda legittima, perché quest’anno il prezzo del grano duro è andato su a causa della riduzione della produzione di grano del 50% su scala mondiale, a causa dei cambiamenti climatici in corso.
Mario Pagliaro: “Dovendo convivere e lavorare con condizioni meteorologiche molto più dinamiche e piovose, gli agricoltori siciliani devono imparare ad approfittare dei giorni di buon tempo fra una perturbazione e la successiva”
Ciò posto, va detto che in agricoltura, per definizione, l’imponderabile è sempre dietro l’angolo. Il clima, in questo settore, gioca un ruolo fondamentale. Proprio sul clima siciliano diventato molto piovoso e su come dovrebbero orientarsi gli agricoltori abbiamo chiesto ‘lumi’ a Mario Pagliaro, chimico del Cnr e appassionato di climatologia e di agricoltura. “Gli agricoltori siciliani – dice Pagliaro – utilizzano i servizi di previsione meteo offerti da siti internet e app sui cellulari. Dovendo convivere e lavorare con condizioni meteorologiche molto più dinamiche e piovose almeno dal Febbraio 2018, devono imparare ad approfittare dei giorni di buon tempo fra una perturbazione e la successiva. Oggi e nei prossimi due giorni, hanno una di queste finestre. Un nuovo peggioramento è previsto da Venerdì 3 Dicembre, con piogge e freddo per l’intero fine settimana e anche nei giorni successivi. Insisto: la Sicilia ha nell’agricoltura la sua unica attività economica redditizia e con grandi prospettive di crescita. La Regione siciliana deve quindi rafforzare con urgenza il Servizio agrometeorologico, che istituì e finanziò con una felice intuizione alla fine degli anni ’90 del secolo passato, trasformandolo nel Servizio meteorologico regionale”. Certo, se gli agricoltori siciliani avessero alle spalle una politica interessata alle sorti dell’agricoltura – come avviene nella Russia di Putin, dove il Governo, di fatto, si sta accollando buona parte del costo dei fertilizzanti – non avrebbero problemi. Purtroppo la Sicilia è finita nella ‘trappola’ dell’Unione europea che vuole smantellare l’agricoltura mediterranea. Non parliamo del Governo nazionale, che lavora per affossare il Sud e la Sicilia con tutta l’agricoltura. Quanto alla Regione siciliana, beh, meglio la domanda di riserva…
Ci potrebbe essere un’alternativa: il grano duro in biologico. Ma…
Insomma, Pagliaro non ha dubbi: gli agricoltori siciliani che coltivano grano duro non solo debbono continuare a cimentarsi con questa coltura, ma debbono anche abituarsi a seminare con i terreni piuttosto umidi. C’è poi un altro aspetto: i fertilizzanti. Per quest’anno non crediamo che ci dovrebbe essere spazio pe la concimazione in pre-semina del grano duro. Volendo si potrebbe anche puntare sul grano coltivato in biologico, anche se gli agricoltori che vanno sempre sul convenzionale, quando sentono parlare di coltivazione in biologico del grano, non sono molto d’accordo. In effetti, se proprio la dobbiamo dire tutta, negli ultimi anni la differenza di prezzo tra il grano coltivato in convenzionale e il grano coltivato in biologico si è andata assottigliano. “Mentre negli anni passati il grano coltivato in biologico si vendeva ad un prezzo maggiore rispetto al grano coltivato in convenzionale, da qualche anno a questa parte la differenza di prezzo si è assottigliata – ci dice Ettore Pottino, un agricoltore che ha alle spalle una storia di coltivatore do grano duro in biologico -. Non parliamo di quest’anno, se è vero che l’aumento del prezzo del grano duro in convenzionale ha assorbito il prezzo del grano in biologico”. In pratica, quest’anno grano duro convenzionale e grano duro in biologico si vendono allo stesso prezzo. Fare i conti non è facile. Se è vero che in biologico non si usano concimi e diserbanti (e quindi si risparmia), è anche vero che senza concimi e diserbanti la produzione di grano si riduce. Forse, se fosse ancora disponibile la varietà di grano duro Senatore Cappelli che, con un’operazione di stampo ‘coloniale’, è finita nelle mani di una società del Nord Italia, coltivare il grano duro biologico sarebbe ancora conveniente, se è vero che, pur producendo 15-20 quintali per ettaro, si vendeva ad un prezzo che oscillava dagli 80 ai 90 euro per quintale (fino a prima della colonizzazione il prezzo era questo, oggi che la varietà Senatore Cappelli è finita nel Nord Italia – dove il grano duro, detto per inciso, non andrebbe coltivato per problemi legati all’umidità – non sappiamo). Ma con i se, è noto, non si va da nessuna parte.
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