- Si tratta solo di anticipare i tempi. Perché la disastrosa esperienza industriale di questo disgraziato angolo della provincia di Siracusa è destinata grazie a Dio a finire
- Un dossier che non è altro che un delirio industrialista
- La “decarbonizzazione” dall’acciaieria di Taranto all’area industriale di Siracusa è solo una formula che, in termini strettamente ‘giuridici’, viene definita ‘nna pigghiata pu ‘u culu
- Mai come in questa occasione ci auguriamo che i nostri amici del Nord si freghino anche i soldi per tenere in piedi la disastrosa area industriale di Siracusa. Come si dice dalle nostre parti, futtitivi puru chisti, ma stavolta a fin di bene
- Assessore Turano, a Lentini, a Carlentini e a Francofonte le industrie non servono
Si tratta solo di anticipare i tempi. Perché la disastrosa esperienza industriale di questo disgraziato angolo della provincia di Siracusa è destinata grazie a Dio a finire
A Sciacca, quando qualcuno insiste nel commettere lo stesso errore non si utilizza solo la formula “Errare è umano, perseverare è da stolti”: se ne utilizza anche un’altra meno ‘letteraria’, ma più efficace: “E c’arribbatti c’a minchia a ‘u pupo“. La traduzione-spiegazione non è del tutto conosciuta. Si suppone che chi erra insista con l’andare a rompere la… La formula si presta perfettamente con l’inquinata area industriale di Siracusa che, invece di essere smantellata, dovrebbe rimanere ancora attiva per continuare a inquinare, a provocare malattie e morti. Insomma: E c’arribbatti c’a minchia a ‘u pupo vale anche per i velini che da decenni inquinano l’area industriale di Siracusa, con il corollario di malattie e di morti (questi ultimi raccontati da anni da un sacerdote, don Palmiro Prisutto, tra le poche voci che denunciano le morti silenziose nel ‘triangolo che si snoda tra Priolo, Melilli e Augusta). In queste ore va un comunicato-‘pitazzo’ del Governo siciliano degli sfasciacarrozze. Leggiamo questo delirio industrialista: “Siamo convinti che il Polo industriale di Siracusa abbia la necessità e il diritto di vedere riconosciuta l’Area di crisi industriale complessa, nell’ottica di una riconversione necessaria, nei tempi compatibili, per salvaguardare oltre settemila posti di lavoro e adeguare alle indicazioni comunitarie e nazionali questo sito che assicura un contributo importante al Pil regionale…”. A parlare è lo ‘scienziato’ numero uno di Palazzo d’Orleans, il presidente di quello che resta della Regione siciliana (poco, in verità), Nello Musumeci. Nel comunicato si parla della “presentazione del dossier che fotografa la situazione dell’area produttiva del petrolchimico, da presentare al ministero dello Sviluppo economico per il riconoscimento della situazione di crisi industriale complessa”. Ci piacerebbe leggere questo dossier, per vedere se si parla dell’inquinamento, delle malattie e dei morti di queste contrade. Un ‘conforto’ arriva nel sapere che “All’incontro hanno partecipato l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano e il dirigente generale del dipartimento Attività produttive, Carmelo Frittitta. Presenti anche il prefetto di Siracusa, Giuseppa Scaduto, i rappresentanti dei Comuni dell’area, le associazioni datoriali e i sindacati”. Una bella parata di stelle, insomma…
Un dossier che non è altro che un delirio industrialista
“Con la presentazione del dossier – ha aggiunto Musumeci – concludiamo un percorso e ne apriamo un altro, con il Governo nazionale. La Regione siciliana ha fatto la sua parte, con l’indispensabile collaborazione delle organizzazioni datoriali e di quelle sindacali, delle Istituzioni, della Camera di commercio, dell’Autorità portuale e delle aziende di tutte le dimensioni. Adesso sosterremo con forza a Roma questa esigenza, perché senza il riconoscimento e le conseguenti risorse finanziarie sarebbe difficile pensare di accompagnare il processo di riconversione e stimolare nuovi investimenti. La Sicilia ha le carte in regola per diventare la regione più verde d’Italia, anche grazie alla produzione d’idrogeno e di energie alternative e su questo abbiamo già ottenuto la necessaria attenzione dal ministro della Transizione ecologica. Il governo della Regione è pronto fare tutto il necessario, ma serve fare rete, anche con i Comuni (on i Comuni siciliani senza soldi? ndr). Il documento tecnico contiene una rappresentazione puntale del contesto socio-economico e produttivo dell’area interessata e delle progettualità in fase di avvio. Una base su cui innestare il processo di transizione ecologica indispensabile per scongiurare una crisi occupazionale, sociale ed economica. Per riconvertire la produzione industriale del Polo, il cui valore aggiunto prodotto nel 2020 è stato pari a circa 700 milioni di euro e in cui operano 7.500 addetti fra diretti e indiretti, le principali imprese hanno predisposto un progetto da oltre 3 miliardi di investimento che punta ad avviare il processo di decarbonizzazione produttiva e di miglioramento dell’efficienza energetica”.
La “decarbonizzazione” dall’acciaieria di Taranto all’area industriale di Siracusa è solo una formula che, in termini strettamente ‘giuridici’, viene definita ‘nna pigghiata pu ‘u culu
La “decarbonizzazione”, per la cronaca, è il “E c’arribbatti c’a minchia a ‘u pupo” due. Dovete sapere che quando in un’area industriale del Sud Italia e della Sicilia vogliono continuare a fare quello che vogliono – tipo acciaieria di Taranto e, per l’appunto, area industriale di Siracusa – mettono in mezzo questa solfa della “decarbonizzazione” che, se messa in atto, si prende almeno dieci anni. Ricordatevelo: quando i politici del Sud parlano di “decarbonizzazione” lanciano un messaggio preciso: per i prossimi dieci anni potete farvi i cabbasisi vostri, poi se ne parla… Insomma, ‘nna pigghiata pu ‘u culu. Al presidente Musumeci si aggiunge l’assessore alle Attività produttive, il citato Mimmo Turano da Alcamo, un politico che, da quando è entrato a far parte dell’attuale Governo regionale, è notevolmente peggiorato: “L’obiettivo comune – dice l’assessore Turano – è superare questa situazione di crisi annunciata, ottenendo il riconoscimento di Area di crisi industriale complessa. La mancanza del supporto pubblico potrebbe determinare la chiusura anche di una sola unità produttiva del Polo, mettendo a rischio l’intero sistema produttivo di Siracusa. Gli effetti diretti e indiretti potrebbero avere ripercussioni devastanti sui livelli di occupazione, sul sistema di approvvigionamento e sul sistema produttivo”. Sempre dal comunicato apprendiamo che “il protocollo è stato sottoscritto dalle aziende interessate (Isab srl – Gruppo Lukoil, Sonatrach Raffineria Italiana srl, Sasol Italy spa, Versalis spa, Eeg srl, Air Liquide Italia spa), ma anche da Confindustria Sicilia, dall’Autorità di sistema portuale del mare Sicilia orientale, dalla Camera di commercio del Sud Est Sicilia, dai rappresentati dei comuni di Augusta, Avola, Canicattini Bagni, Cassaro, Ferla, Floridia, Melilli, Priolo Gargallo, Siracusa, Solarino e Sortino e dalle rappresentanze sindacali regionali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl”. Complimenti ‘vivissimi’ ai sindaci di Augusta, Melilli e Priolo Gargallo che, invece di battersi per la chiusura dell’ara industriale di Siracusa e per la liberazione dei cittadini dall’inquinamento, vanno ancora dietro al delirio industriale. La testimonianza che per questa disgraziata area della Sicilia la liberazione è sì vicina, ma non vicinissima.
Mai come in questa occasione ci auguriamo che i nostri amici del Nord si freghino anche i soldi per tenere in piedi la disastrosa area industriale di Siracusa. Come si dice dalle nostre parti, futtitivi puru chisti, ma stavolta a fin di bene
Ribadiamo: questo comunicato stampa dell’attuale Governo siciliano è un delirio industrialista ormai fuori dalla storia. Noi ci auguriamo che il Governo nazionale non eroghi un solo euro per il mantenimento in vita dell’area industriale di Siracusa che non ha più motivo di esistere. 7 mila e 500 occupati sono nulla rispetto ai danni che nel corso dei decenni questa disastrosa area industriale ha prodotto. In Sicilia ci sono quasi 600 mila percettori del Reddito di cittadinanza. Non crediamo sia un problema trovare fondi per 7 mila e 500 persone. L’importante è liberare questo luogo dalle industrie. Piano piano vanno chiudendo le raffinerie di petrolio di Augusta. E piano piano chiuderanno anche le altre industrie. Siamo i primi a denunciare il Nord che frega i sodi al Sud e alla Sicilia. Ma in questo caso facciamo un’eccezione: amici del Nord, questa volta ve lo chiediamo noi: fregatevi anche i soldi che dovrebbero essere utilizzati per l’area industriale di Siracusa, questa volta il vostro scippo sarebbe benefico e salvifico. Tra l’altro, si deve ancora trovare il modo – e non sarà facile – per bonificare il mare di queste contrare che è stato riempito di mercurio. Pensate un po’: quantitativi industriali di mercurio sono sepolti in mare, a due passi dalla costa. Non hanno mai provato eliminare questo mercurio sepolto a qualche metro nei fondali marini di questo luogo perché non sanno cosa potrebbe succedere e, soprattutto, perché non sanno dove mettere questo mercurio sepolto. E arrivato il momento di pensarci prima che qualche cambiamento climatico marino lo rimetta in gioco spargendolo di qua e di là.
Assessore Turano, a Lentini, a Carlentini e a Francofonte le industrie non servono
Ultima notazione per l’assessore Turano, che adesso si è fissato con Lentini, Carlentini e Francofonte. Infatti, in un altro comunicato l’assessore Turano annuncia altri ‘regali’: “Anche i Comuni di Lentini, Carlentini e Francofonte – dice – saranno inclusi nella proposta di area di crisi industriale complessa per il Polo petrolchimico siracusano. Abbiamo approfondito la posizione del Sistema Locale del Lavoro di Lentini – spiega l’assessore Turano – e sono emersi elementi di novità riguardanti soprattutto investimenti per la produzione di idrogeno verde ricadenti nei Comuni della zona nord della provincia siracusana. Elementi che sono stati valutati coerenti con i parametri oggettivi per la costruzione della proposta di area di crisi industriale”. Quindi le conclusioni di questa ennesima follia: “Con l’inclusione del Sistema Locale del Lavoro di Lentini, che coinvolge anche i Comuni di Carlentini e Francofonte, il dossier sull’area del petrolchimico è definito per l’adozione da parte della giunta regionale che disporrà la trasmissione al Ministero dello Sviluppo economico”. Assessore Turano, lei è trapanese. Conosce il ‘triangolo’ dell’oliva Nocellara del Belìce tra Partanna, Castelvetrano e Campobello di Mazara? Supponiamo di sì. Bene, sappia che Lentini, Carlentini e Francofonte, storicamente, danno vita a un’area di grande pregio agronomico dove si coltivano le Arance Rosse: la varietà Tarocco, la Moro, le arance Sanguigne e le arance Sanguinelle. Purtroppo una politica criminale e affaristica ha realizzato una discarica nell’area di Lentini e ha creato una bomba ecologica ad orologeria nel Biviere di Lentini. Se lei, da uomo di governo, vuole aiutare queste zone, lasci perdere le industrie. Al contrario, lavori per chiudere la discarica di Lentini, iniziando la bonifica di quest’area; e lavori per bonificare la zona del Biviere di Lentini. Ha la possibilità di lasciare un segnale positivo. Si dissoci dagli sfasciacarrozze del Governo regionale del quale fa parte e lavori per tutelare il territorio e non per continuare a martoriarlo. Faccia l’esatto contrario di quello che fino ad oggi ha fatto il Governo Musumeci. Pensi ai danni che il Governo del quale fa parta ha prodotto nella gestione dei boschi e, in generale, nella mancata tutela del territorio. Assessore Turano, si dissoci, si dissoci, si dissoci…
Foto tratta da Wikipedia
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