- Durissimo l’attacco della parlamentare regionale della Lega, Marianna Caronia, contro la sceneggiata ferroviaria del ‘Frecciabianca’: “L’assessore Falcone venga a riferire in Aula”
- Carmelo Pullara: “Il Frecciabianca impiega più tempo di un treno regionale e con un costo più alto”
- Il bla bla bla dell’assessore Falcone
- Forse Matteo Salvini ha capito che è arrivato il momento di uscire dal Governo Draghi anche a costo di una scissione della Lega
Durissimo l’attacco della parlamentare regionale della Lega, Marianna Caronia, contro la sceneggiata ferroviaria del ‘Frecciabianca’: “L’assessore Falcone venga a riferire in Aula”
Il treno ‘Frecciabianca’ presentato in pompa magna dal Movimento 5 Stelle (Giancarlo Cancelleri, sottosegretario) e da Forza Italia (Marco Falcone, assessore regionale ai Trasporti) come i sommergibili di Mussolini? Forse anche peggio, perché i sommergibili che Mussolini mostrava ai tedeschi per provare a dimostrare che l’Italia era pronta per la guerra contro “le potenze plutocratiche” erano sì sempre gli stessi riverniciati, ma almeno funzionavano, mentre il ‘Frecciabianca’ che Cancelleri e Falcone hanno rifilato ai siciliani sarebbe addirittura un treno che Trenitalia avrebbe dovuto smaltire! L’accusa – pesantissima, rivolta non soltanto al Governo nazionale, ma anche al Governo regionale di nello Musumeci arriva da Marianna Caronia, parlamentare della Lega, partito che appoggia sia il Governo nazionale di Mario Draghi, sia il Governo siciliano. “Il collegamento ferroviario fra Palermo e Catania con i treni ‘Frecciabianca’ – dice Marianna Caronia – è la conferma di una gravissima disattenzione di Trenitalia e del Governo nazionale per il trasporto in Sicilia. Vecchi treni ridipinti e riadattati mandati in Sicilia dalle Regioni del Nord, tempi di percorrenza addirittura peggiori dei già lunghissimi tempi precedenti (una media di 65 km orari, 65!!), costi aumentati a carico dei pendolari e a carico di tutti i contribuenti siciliani”. E qui arriva l’accusa più pesate: “Insomma un’operazione che non ha alcuna giustificazione pratica, né tantomeno amministrativa. Se non forse quella di permettere a Trenitalia di ‘smaltire’ qualche carretta senza pagare costi di demolizione. Non posso che chiedere al Governo regionale e in particolare all’assessore Falcone di riferire immediatamente in Aula su questa operazione, se ci siano ed eventualmente a quanto ammontino i costi per le deboli casse regionali, e soprattutto, se non ritenga di dover ricordare al Governo nazionale che la Sicilia è ancora parte dell’Italia e non la discarica di Trenitalia”. Insomma, la Lega siciliana in versione meridionalista-sicilianista, relegando, di fatto, gli avversari nel ruolo di ‘ascari’ di Roma è la novità politica di queste ultime ore…
Carmelo Pullara: “Il Frecciabianca impiega più tempo di un treno regionale e con un costo più alto”
Duro anche il commento di un altro parlamentare regionale leghista, Carmelo Pullara: “Che il sistema ferroviario in Sicilia desse spunto alle barzellette, ahimè lo sapevamo tutti. Che ad alimentare questa farsa sia il Governo fa veramente male. Mi riferisco alla vicenda del ‘Frecciabianca’ lento come il regionale. Non fa fermate e costa di più. Purtroppo però questa volta non è satira e c’è poco da scherzare. Che l’arrivo del ‘Frecciabianca’ in Sicilia cambiasse poco o nulla era risaputo. La conferma arriva dai dettagli della nuova linea presentata in pompa magna dal sottosegretario alle infrastrutture Giancarlo Cancelleri, attiva nella tratta Catania-Palermo da Domenica 14 Novembre. Il convoglio impiega più tempo di un treno regionale e con un costo più alto. Da quello che si apprende dalla stampa la traccia più veloce resta un regionale che impiega 3 ore e 4 minuti, anche con una fermata in più rispetto al tragitto del Frecciabianca”. Agli osservatori di fatti politici non sfugge il paradosso: i deputati siciliani della Lega – che pure fanno parte di un partito considerato vicino agli interessi del Nord – attaccano a testa bassa il Governo nazionale di Mario Draghi che, oggettivamente, sta facendo solo gli interessi del Nord, penalizzando scientificamente Sud e Sicilia. Mentre il Governo regionale di Nello Musumeci – che dovrebbe attaccare a testa bassa un Governo nazionale antimeridionale e anti-siciliano – si è consegnato mani e piedi a Roma: senza i soldi di Roma, infatti, Musumeci e l’assessore-genio-io-so tutto-e-sono-il-più-bravo-di-tutti, Gaetano Armao, si attaccano al Tram, altro Bilancio regionale 2022! (tra l’altro, a Palermo avrebbero anche a disposizione un Tram inutile, quello della Giunta comunale di Leoluca Orlando, che finalmente troverebbe due passeggeri…).
Il bla bla bla dell’assessore Falcone
Tirato in ballo, l’assessore Marco Falcone si difende con i solito bla bla bla di chi governa: “Fa bene l’onorevole Pullara a ricordare che, purtroppo, il Frecciabianca assegnato alla Sicilia dal Ministero dei Trasporti e Trenitalia non serve a migliorare i tempi di percorrenza e neppure, in generale, a ridurre il divario che il sistema ferroviario dell’Isola sconta, da decenni, rispetto al resto del Paese. Lo abbiamo ribadito anche nel corso della cerimonia di consegna a Catania, a cui eravamo presenti per doveroso garbo istituzionale. Purtroppo, però, il collega dimentica di tenere conto dei risultati raggiunti in questi anni dalla Regione che, di certo, neppure i limiti del Frecciabianca possono offuscare. Il Governo Musumeci ha avviato un reale rinnovamento della flotta siciliana con l’acquisto di 25 nuovi treni elettrici “Pop”, attestandosi come seconda Regione italiana per la tempestività di questo materiale rotabile. Nel marzo 2022, arriveranno in Sicilia i primi 10 treni bimodali, diesel-elettrico, che vogliamo utilizzare in tutte le tratte più disagiate: Palermo-Agrigento, Trapani-Castelvetrano, Siracusa-Ragusa e così via. Era la prima cosa da fare: acquistare nuovi treni in sostituzione dei tanti ormai obsoleti, così da migliorare da subito qualità e tempistiche dei collegamenti ferroviari regionali. Bene, l’abbiamo fatto. Inoltre, stiamo lavorando per portare già nel 2024 degli innovativi treni a idrogeno con allestimenti di alta gamma. Siamo pronti a intervenire in Aula – conclude Falcone – per relazionare sui 300 milioni di euro investiti dalla Regione in materiale rotabile, un’azione di svecchiamento radicale della nostra flotta di treni, che la porterà a essere già dal 2022 fra le più “giovani” d’Italia”.
Forse Matteo Salvini ha capito che è arrivato il momento di uscire dal Governo Draghi anche a costo di una scissione della Lega
Impossibile pensare che due parlamentari regionali della Lega abbiano sferrato un attacco così pesante al Governo nazionale e al Governo regionale senza aver sentito i vertici nazionali della Lega. A nostro avviso, l’accusa più pesante è rivolta all’assessore regionale Falcone, invitato addirittura a “riferire” in Aula, cioè a Sala d’Ercole. Chiedere ad un assessore di un Governo del quale si fa parte (la Lega, per la cronaca, fa parte dell’attuale Governo regionale di Musumeci con l’assessore Alberto Samonà che si occupa di beni culturali) di riferire in Aula è fuori da ogni regola di bon ton politico: è evidente che la Lega si considera ormai più fuori che dentro l’attale Governo regionale e non ci stupirebbero le dimissioni dell’assessore Samonà. Che, alla fine, arriverebbero dopo lo strappo al Comune di Catania, dove la Lega ha abbandonato l’amministrazione retta dal sindaco un po’ grigio, Salvo Pogliese. Insomma, la Lega siciliana potrebbe aver deciso di andare allo scontro sul Governo regionale. E sul Comune di Palermo. Della serie: se nel centrodestra pensano di fare ‘inghiottire’ alla Lega un candidato di Forza Italia e uno centrista per Regione e Comune di Palermo ci saranno ‘scintille’. Anche l’attacco al sottosegretario Cancelleri potrebbe essere foriero di qualche novità. E’ noto che il leader della Lega, Matteo Salvini, ha ‘pilotato’ la Lega dentro il Governo di Mario Draghi spinto, se non costretto, da alcuni settori della Lega ‘colonizzati’ come una specie di ‘infezione’ dall’Unione europea dell’euro. Salvini fino ad ora non è andato allo scontro uscendo dal Governo Draghi per evitare quello che la stessa Ue vuole, ovvero una spaccatura della Lega. Ma ormai la situazione si va incancrenendo: restando nel Governo Draghi la Lega si indebolisce: ed è quello che vuole la Ue dell’euro, del quale Draghi è espressione piena (ricordiamo che per conto della Ue Draghi ha gestito la prima fase delle privatizzazioni italiane nei primi anni Novanta del secolo passato e poi la finta Banca Centrale Europea che, in realtà, oltre a non essere una vera Banca Centrale è un’appendice del sistema di potere bancario tedesco nell’Unione europea); uscendo dal Governo Draghi la Lega andrebbe verso una spaccatura: ed è quello che la Ue vuole. Ma nel secondo caso Salvini riacquisterebbe il controllo del partito. Bisogna capire quanti sarebbero di ‘alfanini’ della Lega, cioè i leghisti-europeisti pronti a passare sotto le bandiere della Ue dell’euro.
Foto tratta dalla Gazzetta Messinese
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