La politica siciliana continua ad ignorare i cambiamenti climatici. La follia degli appalti ferroviari di Catania e Palermo/ MATTINALE 484

12 novembre 2021
  • Incendi dei boschi in Estate e piogge torrenziali in Autunno (ancora non sappiamo cosa ci riserverà l’Inverno) sono ormai la norma. Ma la politica continua a non capirlo
  • Gli avvertimenti del Sifus Confali e il vuoto-niente politico del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, quello che si vuole ricandidare, perché è convinto di aver lavorato bene
  • In Sicilia nessuna prevenzione nella lotta agli incendi e alle alluvioni
  • Mancano si soldi per occuparsi della tutela dell’ambiente in Sicilia? No. Basta eliminare gli sprechi nel trasporto via mare e negli appalti ferroviari miliardari di Catania e Palermo 
  • I politici siciliani pensano che le alluvioni, ormai ordinarie, non travolgeranno anche le costosissime opere ferroviarie di Palermo e Catania? E cosa glielo fa pensare?  

Incendi dei boschi in Estate e piogge torrenziali in Autunno (ancora non sappiamo cosa ci riserverà l’Inverno) sono ormai la norma. Ma la politica continua a non capirlo

Le ‘autorità’ continuano non a sottovalutare ma ad ignorare gli effetti dei cambiamenti climatici. In Italia Ministri, presidenti di Regione, Protezione civile e chi più ne ha più ne metta sono convinti che gli incendi in Estate e le piogge torrenziali n Autunno (ancora non sappiamo cosa ci riserverà l’Inverno) sono sì un problema, ma prima o poi finiranno. I fatti stanno dimostrando l’esatto contrario: i problemi continuano a ritmo sempre più incessante e provocano danni sempre più ingenti. Scrive il segretario generale del Sifus Confali, Maurizio Grosso, a proposito delle piogge di questi ultimi giorni in Sicilia: “Dopo il Catanese e il Siracusano, è stata la volta delle province di Agrigento, Trapani e Palermo a subire la violenza dei nubifragi che hanno determinato alluvioni, frane e smottamenti sulle fragilità territoriali delle città e delle campagne. Lo abbiamo già detto e ripetuto mille volte: siamo dentro una fase in cui si è venuto a determinare un vero e proprio cambiamento climatico che si manifesta con la sua tropicizzazione. Quindi non siamo in una fase di emergenza ma ordinaria e come tale dobbiamo affrontarla se vogliamo ridurre i danni di un territorio in cui il dissesto idrogeologico e la desertificazione la fanno da padrone”.

Gli avvertimenti del Sifus Confali e il vuoto-niente politico del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, quello che si vuole ricandidare, perché è convinto di aver lavorato bene

Dopo l’alluvione di Catania e dintorni e di Siracusa e dintorni il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci – quello che si vuole ricandidare, perché è convinto di aver lavorato bene – oltre a richiedere l’ormai canonico stato di calamità, ha promesso interventi decisi: “Alla luce di questo quadro davvero drammatico – scrive sempre Grosso – ci chiediamo: che fine ha fatto la direttiva del Presidente Musumeci finalizzata ad implementare il sistema organizzativo connesso alle emergenze che prevede il coinvolgimento di Protezione civile, Autorità di bacino, Corpo forestale, Esa, Consorzi di bonifica, ecc, e che si proponeva di interagire con proprie risorse umane e strutturali? Ci chiediamo ancora: che fine hanno fatto quelle significative risorse finalizzate alla pulizia dei letti dei fiumi, dei torrenti, dei corsi d’acqua di cui il Presidente Musumeci parlava dopo i danni registratesi in Sicilia Orientale? Caro Presidente Musumeci una cosa, spinti dall’emotività del momento, è annunciare gli interventi nel territorio, un’altra è realizzarli. Sarebbe opportuno che, a tutela del territorio, il Presidente della Regione Musumeci annunciasse meno interventi purché ne realizzasse qualcuno, così come sarebbe intelligente che detti interventi si facessero in economia diretta, utilizzando ricette già vecchie che prevedono l’utilizzo della manodopera disponibile proveniente dal settore forestale e dei Consorzi di bonifica”. Insomma, i cambiamenti climatici non sono la novità del momento. L‘ecologo siciliano Silvano Riggio ne parla da decenni.

In Sicilia nessuna prevenzione nella lotta agli incendi e alle alluvioni

Nessuno mette in discussione la violenza del clima che, dallo scorso Giugno ad oggi, prima con gli incendi e adesso con le piogge torrenziali, si sta scatenando in Sicilia. Ma, in entrambi i casi, non possiamo non sottolineare, ancora una volta, la sottovalutazione dei problemi da parte dell’attuale Governo regionale. In Estate non sono stati effettuati gli interventi nei boschi per prevenire gli incendi; sarebbe bastato dislocare in tutte le aree verdi della Sicilia gli operai forestali, impiegandoli in servizio H 24 (ogni giorno, facendo ruotare il personale), realizzando le opere di prevenzione del fuoco; invece il Governo siciliano ha ignorato l’allarme incendi, pensando di risolvere tutto con aerei anfibi ed elicotteri: la dimostrazione che il Governo era pronto a spegnere gli incendi, non a prevenirli. I risultati di questa gestione dissennata sono sotto gli occhi di tutti: in Sicilia, in circa due mesi, sono stati incenerito quasi 80 mila ettari di boschi. Arrivato l’Autunno, il Governo regionale ha ignorato l’arrivo delle piogge torrenziali. Nei centri abitati non si può fare molto, a parte assicurare il drenaggio dell’acqua con la pulizia dei tombini e delle caditoie: ma in tanti Comuni, alle prese con problemi finanziari, non si fa nemmeno questo; nelle campagne, invece, si può fare molto, regimando i corsi d’acqua, eliminando tutto ciò che può agevolare le esondazioni degli stessi corsi d’acqua e dei fiumi.

Mancano si soldi per occuparsi della tutela dell’ambiente in Sicilia? No. Basta eliminare gli sprechi nel trasporto via mare e negli appalti ferroviari miliardari di Catania e Palermo 

Manca il personale per realizzare queste opere? No. Per occuparsi degli incendi ci sono poco più di 20 mila operai forestali, che possono essere utilizzati anche per la sistemazione di fiumi e corsi d’acqua insieme con i lavoratori dei Consorzi di Bonifica. Mancano i soldi? No: in sede di approvazione della legge regionale di stabilità 2021 – era Aprile – si potevano togliere risorse da atri capitoli per privilegiare la tutela dell’ambiente; invece Governo e Assemblea regionale siciliana hanno privilegiato le clientele – per esempio, il precariato che serve solo a portare voti e caos nella pubblica amministrazione – a scapito della tutela dell’ambiente. Che senso ha, per citare un altro esempio,  continuare a foraggiare con 50 milioni di euro all’anno di fondi regionali i collegamenti via mare tra Sicilia e Isole minori che fanno acqua da tutte le parti? Già lo Stato, per questo servizio, ci mette circa 50 milioni all’anno: questi bastano per tenere in piedi la peraltro sgangherata tiritera dei mezzi navali, i 50 milioni di euro all’anno regionali potrebbero servire per prevenire gli incendi e per sistemare i corsi d’acqua. L’abbiamo scritto e lo ribadiamo: per tutelare i boschi e i corsi d’acqua della Sicilia servono subito almeno 30 mila operai forestali stabilizzati. Meglio pensarci ora che in frett’e furia quando esploderanno altri incendi e quando si presenteranno nuove alluvioni.

I politici siciliani pensano che le alluvioni, ormai ordinarie, non travolgeranno anche le costosissime opere ferroviarie di Palermo e Catania? E cosa glielo fa pensare?   

E che dire degli eterni appalti ferroviari di Catania e di Palermo? Quanti anni deve durare ancora la realizzazione della Circumetnea? Quanto è costata fino ad oggi quest’opera faraonica? Ci lamentiamo del Mose di Venezia, ma cosa direbbero i veneti se venissero a sapere che una linea ferroviaria che circonda l’Etna, ancora oggi incompiuta, è costate tre, forse quattro volte in più del costo del Mose? E ogni anno arrivano sempre nuove risorse finanziarie per nuove, mirabolanti tratte che sembra non finiscano mai! Non ci sono i soldi per evitare che le campagne di Catania e di Siracusa – dove si coltivano le Arance rosse più famose al mondo per la qualità – si allaghino, non ci sono i soldi per risarcire gli agricoltori del Catanese e del Siracusano che hanno subito danni ingenti e si trovano sempre i soldi per gli eterni appalti ferroviari di Catania. I politici di Catania pensano che le piogge torrenziali – che non sono affatto finite – non travolgeranno anche le costosissime line ferroviarie della Circumetnea? Cosa glielo fa pensare? E che dire degli appalti ferroviari di Palermo? La città è così piena di immondizia da fare letteralmente schifo. I soldi per ripulirla non ci sono; e non si trova nemmeno una soluzione per le bare sistemate alla rinfusa nel cimitero monumentale di Santa Maria dei Rotoli che cade a pezzi. Però sono stati trovati i soldi per realizzare sei linee di Tram e allucinanti parcheggi, per continuare a ‘cementificare’ una città allo sbando che ormai si allaga ad ogni pioggia di media intensità; una città che, con una pioggia come quella che ha travolto nelle scorse settimane Catania, subirebbe danni incalcolabili, visto lo stato di abbandono in cui è ridotta. Gli eterni appalti ferroviari di Palermo tra Passante ferroviario (lasciato a metà), Anello ferroviario (lasciato a metà) e 15 grotteschi km di Tram cittadino hanno ‘inghiottito circa un miliardo e mezzo di euro, massacrando la città, tra oltre mille alberi tagliati, tratti di città ‘cementificati’ ed economicamente desertificati. Eppure sono già pronti 450 milioni di euro per nuove linee di Tram e parcheggi, a cui il Governo dei “Migliori” di Mario Draghi ha ‘donato’ altri 200 milioni di euro! Palermo cade a pezzi, è a rischio di inondazioni (non vogliamo pensare cosa potrebbe succeder a Mondello e a Partanna Mondello con una pioggia come quella vista a Catania), è ultra-cementificata e ultra-impermeabilizzata dal cemento e cosa fa la politica locale, regionale e nazionale? Pensa a a realizzare se nuove linee di Tram per continuare a ‘cementificare’ la città! Sappiamo tutti cosa sono e come vengono gestiti gli appalti ferroviari di Catania e di Palermo e che tipo di ‘ricchezza’ producono e per chi. Che speranze hanno Catania e Palermo? Che speranza ha la Sicilia amministrata in questo modo? In ogni caso, è importante scrivere queste cose ora, a futura memoria. Per togliere ogni alibi alla ‘classe dirigente’ siciliana. Alle prossime piogge ne riparleremo.

Foto tratta da Il Meteo                  

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