- La riunione si dovrebbe tenere Venerdì. Ma con molta probabilità salterà. Così com’è destinata a saltare la candidatura del banchiere Gaetano Miccichè – fratello di Gianfranco Miccichè – alla guida della Sicilia
- Presentarsi dalle nostre parti come il ‘Draghi di Sicilia’ è un modo per avere la certezza di non essere eletto. La Lega, l’Autonomia differenziata e la ‘testa’ di Salvini
- Quello di Gianfranco Miccichè che lancia il fratello maggiore come candidato alla presidenza della Regione è un bluff. Il vero obiettivo di Miccichè è sfasciare il centrodestra siciliano e provare a vincere le elezioni regionali del prossimo anno con il centrosinistra, aiutando il PD a sbarazzarsi di Claudio Fava
La riunione si dovrebbe tenere Venerdì. Ma con molta probabilità salterà. Così com’è destinata a saltare la candidatura del banchiere Gaetano Miccichè – fratello di Gianfranco Miccichè – alla guida della Sicilia
L’indiscrezione – che in realtà è una notizia – è che il vertice del centrodestra sul possibile candidato sindaco di Palermo, convocato dal coordinatore di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, non ci sarà. Ed è anche logico: Miccichè lo aveva convocato nella sua stanza del Palazzo Reale, la sede del Parlamento siciliano. Certo, Miccichè è il presidente dell’Assemblea regionale siciliana: e appunto per questo avrebbe dovuto lasciare fuori il Parlamento dell’Isola dalle questioni di partito. Ci penseranno gli esponenti dei partiti siciliani del centrodestra a non prendere parte a una riunione che è anche politicamente sbagliata. Miccichè, al di là di quello che cerca di far credere, è il leader di un partito più che dimezzato, alla luce dei tanti parlamentari che hanno lasciato Forza Italia. A che titolo convoca una riunione dopo che, peraltro, era stata convocata dalla Lega e, precisamente dal coordinatore di questo partito in Sicilia, Nino Minardo, e dal parlamentare regionale Vincenzo Figuccia. Miccichè si è impadronito in modo improprio di un’idea non sua, peraltro, come già ricordato, mettendo in mezzo la sede della presidenza del Parlamento siciliano che non ha nulla a che vedere cn le riunioni tra i partiti su argomenti che non riguardano la vita dello stesso Parlamento.
Presentarsi dalle nostre parti come il ‘Draghi di Sicilia’ è un modo per avere la certezza di non essere eletto. La Lega, l’Autonomia differenziata e la ‘testa’ di Salvini
Proviamo anche a commentare la ‘presunta’ candidatura del fratello maggiore di Gianfranco Miccichè – il banchiere Gaetano Miccichè – alla presidenza della Regione siciliana. A nostro modesto avviso, questa candidatura non esiste, perché non ha alcun fondamento politico. Leggiamo che questo signor Miccichè verrebbe presentato come il Mario Draghi della Sicilia: e questo è un gravissimo errore di ‘sintassi politica’, perché il Governo Draghi, fino ad oggi, ha affossato la Sicilia e il Sud. Presentare in Sicilia un candidato che dovrebbe emulare Draghi significa alienarsi i consensi dei siciliani che hanno sale in zucca. Per la cronaca, il Governo Draghi ha già scippato alla Sicilia e al Sud una quota delle risorse FEARS (‘geniale’ il Ministro delle Politiche agricole, il grillino nordista e leghista, Stefano Patuanelli), sta penalizzando pesantemente il Sud e la Sicilia nella ripartizione delle risorse del PNRR e ha messo nel piatto anche l’Autonomia differenziata. Per la cronaca, se la Lega – con riferimento alle Regioni del Nord – consegnerà all’Unione europea dell’euro la testa dell’attuale leader del partito, Matteo Salvini, da sostituire con Giancarlo Giorgetti, seguace del fallimentare europeismo che ha già distrutto mezza economia italiana – come premio avrà riconosciuta l’Autonomia differenziata sulla pelle del Sud e della Sicilia. Ricordiamo, per chi ancora non lo sapesse, che se l’Autonomia differenziata verrà messa in atto, le Regioni del Nord scipperebbero alle Regioni del Sud da 60 a 70 miliardi di euro all’anno. Morale: un candidato alla presidenza della Regione siciliana che si dovesse presentare come il ‘Draghi di Sicilia’ non verrebbe mai eletto, a meno che i Siciliani che vanno ancora a votare – secondo noi non più del 45% – non dovessero perdere il senno. Tra l’altro, Gaetano Miccichè ha 71 anni: non è certo l’età per rinnovare la politica siciliana e, meno che mai, per ricoprire il ruolo di presidente della Regione siciliana.
Quello di Gianfranco Miccichè che lancia il fratello maggiore come candidato alla presidenza della Regione è un bluff. Il vero obiettivo di Miccichè è sfasciare il centrodestra siciliano e provare a vincere le elezioni regionali del prossimo anno con il centrosinistra, aiutando il PD a sbarazzarsi di Claudio Fava
La domanda a questo punto è: perché Miccichè sta facendo tutta questa ‘schiumazza‘? Semplice: sta bleffando. Cerca di presentarsi come il leader del centrodestra siciliano quando il suo partito – Forza Italia – come già ricordato, è stato dimezzato. In realtà, a Miccichè del centrodestra siciliano non gliene può fregare di meno. Il suo obiettivo – come scriviamo da mesi – è un’alleanza con il centrosinistra a ‘trazione’ PD: che è l’unica via – l’elezione di un presidente della Regione di centrosinistra – che lo riporterebbe per la terza volta alla presidenza del Parlamento siciliano. L’obiettivo di Miccichè va a genio al PD siciliano, che si deve sbarazzare di Claudio Fava. Vi siete chiesti perché il centrosinistra siciliano non vuole celebrare le primarie per la presidenza della Regione? Ve lo diciamo noi: perché Fava vincerebbe con l’80% dei consensi e, forse, verrebbe eletto presidente della Regione, anche grazie ai ‘casini’ politici che Miccichè ha combinato e che continua a combinare nel centrodestra. Fava vincerebbe senza storia le primarie del centrosinistra perché se PD, Cgil e Uil non sono più di sinistra, lo sono invece gli elettori del PD e i pochi lavoratori e i tanti pensionati iscritti alla Cgil e alla Uil. L’elezione di Fava alla presidenza Regione non andrebbe bene per il PD. Un conto è eleggere Rosario Crocetta, che è stato controllato dal PD, soprattutto nella seconda parte della passata legislatura, quando il leader di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, è stato costretto a uscire di scena; altra e ben diversa cosa sarebbe Fava, che non si farebbe certo condizionare e meno che mai controllare dal PD siciliano. Tra l’altro, Fava è di sinistra, il PD no: e questo creerebbe problemi politici.
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