Corridoi Universitari, due studenti dall’Etiopia a Palermo

26 ottobre 2021

PALERMO (ITALPRESS) – Si chiamano Yodit e Henok i due giovani studenti fuggiti dal loro paese d’origine e rifugiati in Etiopia che potranno completare gli studi presso l’Università degli Studi di Palermo. Il tutto è stato possibile grazie al progetto University Corridors for Refugees UNI-CO-RE 3.0 (Ethiopia 2021-23) “Dall’Etiopia a Palermo. Corridoi Universitari”, promosso dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Un’iniziativa ambiziosa e che rientra nell’ottica dell’inclusione, voluta dall’uscente rettore Fabrizio Micari.
“Questo progetto si sposa nel migliore dei modi con la nostra visione di dare opportunità – ha detto Micari -. Non a caso il libro conclusivo che riassume l’azione di questi sei anni si chiama ‘Un’Università inclusivà. La logica di questo progetto è proprio questa, creare un’università aperta e che accoglie. L’obiettivo è di poter provare a dare a tutti, anche a quelli che hanno maggiori difficoltà, la possibilità di crescere attraverso la cultura e la conoscenza”.
Un incontro, quello di oggi, realizzato in partenariato con la Caritas diocesana di Palermo, con il Centro Diaconale – Istituto Valdese e il Centro Astalli, con l’Università degli Studi di Palermo che è uno dei numerosi atenei italiani che hanno aderito all’iniziativa: “E’ un progetto fatto con altre numerose associazioni che parlano il nostro stesso linguaggio – ha aggiunto Micari -. Tutto questo fa sì che i ragazzi a cui è stata data questa opportunità sono numerosi. Due sono nella nostra università e altri nel resto d’Italia. Sono ragazzi valorosi che devono crescere ai quali è giusto dare opportunità”. “E’ un’iniziativa importante, dove l’Università degli Studi di Palermo gioca un ruolo da protagonista ma non è da sola – ha sottolineato Aldo Schiavello, responsabile di UNICORE dell’Università degli Studi di Palermo -. E’ un programma più ampio dove sono coinvolte diverse istituzioni che collaborano per questo progetto che dimostra che le persone che arrivano possono essere considerate una risorsa e non un problema”.
(ITALPRESS).

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