- Con un anno di anticipo sulla fine dell’attuale legislatura il ‘mercato’ politico siciliano offre per la presidenza della Regione e per la presidenza del Parlamento dell’Isola due ultrasessantenni e un settantenne all’insegna del ‘rinnovamento’
- Musumeci, il presidente della Regione che ha al suo ‘attivo’ quasi 80 mila ettari di boschi bruciati la scorsa Estate. Un disastro!
- Miccichè dagli anni ’90 gestisce il potere piazzando propri sodali negli assessorati. In questa legislatura ha al suo ‘attivo’ la fallimentare gestione dell’assessorato all’Agricoltura. Quanto al sindaco di Palermo, parlano l’immondizia nelle strade della città e lo scandalo nella gestione del cimitero dei Rotoli a Palermo
Con un anno di anticipo sulla fine dell’attuale legislatura il ‘mercato’ politico siciliano offre per la presidenza della Regione e per la presidenza del Parlamento dell’Isola due ultrasessantenni e un settantenne all’insegna del ‘rinnovamento’
Riassumiamo. Abbiamo il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, 66 anni, che si vuole a tutti i costi ricandidare alla guida della Sicilia. Il prossimo anno avrà 67 anni e vorrebbe rimanere a Palazzo d’Orleans, sede del Governo dell’Isola, fino a 72 anni. Poi c’è Gianfranco Miccichè, 67 anni, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, che vuole a tutti i costi riconquistare la poltrona di presidente del Parlamento siciliano. Il prossimo anno avrà 68 anni e vorrebbe restare in carica fino a 73 anni. Pensavamo che con Musumeci e Miccichè si sarebbe esaurito il valzer dei ‘nonni’ della politica siciliana. Invece ne è arrivato un terzo: stando a quanto leggiamo qua e là sui giornali, Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, classe 1947, si potrebbe candidare alla presidenza della Regione siciliana. In pratica, in Sicilia non esiste il rinnovamento della politica. Fino a questo momento, i candidati ai vertici della politica siciliana sono due ultra sessantenni e un settantenne. I giovani non esistono!
Musumeci, il presidente della Regione che ha al suo ‘attivo’ quasi 80 mila ettari di boschi bruciati la scorsa Estate. Un disastro!
Musumeci, una storia nel Movimento Sociale italiano, poi in Alleanza nazionale, oggi alla ricerca di una ‘copertura’ politica con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, è un esponente del centrodestra già in auge negli anni ’90 del secolo passato. Idem per Gianfranco Miccichè, esponente di Forza Italia, in politica dal 1994, con una vocazione spiccata per il trasformismo politico (se gli garantiscono le poltrone passa tranquillamente nel centrosinistra per poi tornare nel centrodestra, addirittura alla guida del partito che ha lasciato per passare nel centrosinistra). Leoluca Orlando è un ex democristiano passato nel centrosinistra, già sindaco di Palermo nel 1985. Tutt’e tre hanno dato pessime prove come uomini di governo. Musumeci ha esordito da presidente della Regione, tra il Dicembre del 2017 e il Gennaio del 2018, avallando gli scippi finanziari subiti dal suo predecessore, Rosario Crocetta. Non ha mai brillato e ha fatto anche qualcosa di buono nella gestione dei fondi extra regionali destinati alle opere di prevenzione del dissesto idrogeologico. Pessima invece la gestione dei fondi europei del suo Governo con i soliti ‘giochetti’; disastrosa la gestione dell’ambiente, se è vero che, la scorsa Estate, la Sicilia ha visto quasi 80 mila ettari di boschi bruciati! Un disastro totale. Solo per questo dovrebbe essere mandato a casa subito!
Miccichè dagli anni ’90 gestisce il potere piazzando propri sodali negli assessorati. In questa legislatura ha al suo ‘attivo’ la fallimentare gestione dell’assessorato all’Agricoltura. Quanto al sindaco di Palermo, parlano l’immondizia nelle strade della città e lo scandalo nella gestione del cimitero dei Rotoli a Palermo
Miccichè non è mai stato un protagonista del Governo: non essendo mai riuscito a farsi eleggere presidente della Regione siciliana, ha preferito fare prendere il ‘fuoco’ con le mani agli altri. Quando è nell’area del Governo – come in questa legislatura – due o tre assessorati regionali fanno capo al suo gruppo. Per Miccichè gli assessorati non hanno nulla a che spartire con la vita dei cittadini: sono solo strumenti che gli servono per acquisire potere e consenso. In questa legislatura ha arraffato un paio di assessorati, a cominciare dall’assessorato all’Agricoltura. I risultati, per l’agricoltura siciliana e per gli agricoltori, sono sotto gli occhi di tutti: zero assoluto. Solo per questo meriterebbe di essere mandato a casa. Parlare di Leoluca Orlando come sindaco di Palermo è come sparare sulla Croce Rossa. La pessima amministrazione del Comune del capoluogo della Sicilia è sotto gli occhi di tutti. Rifiuti che ristagnano nelle strade per settimane, periferie abbandonate, servizi di trasporto carenti, situazione finanziaria in ‘rosso fisso’ e, su tutti, la disastrosa gestione del cimitero cittadino di Santa Maria dei Rotoli con le bare accatastate dove capita. Una vicenda incredibile. Ma allora perché il centrosinistra dovrebbe candidare Orlando? Forse perché il PD non ha nessuno da candidare, mentre i grillini siciliani non esistono più. E siccome il centrodestra è diviso, la speranza del centrosinistra è di approfittare delle divisioni del centrodestra.
E i cittadini siciliani che dicono? Sono a tutti gli effetti ‘prigionieri politici’. Nauseati dalla politica, tantissimi siciliani (più del 50%) non vanno a votare, agevolando la vecchia politica che pensano di combattere!
Tirando le somme, possiamo tranquillamente affermare che la Sicilia non ha alcuna speranza. Perché fino a questo momento non c’è un’alternativa alla vecchia politica. Non c’è negli occhi e nei cuori dei siciliani che oggi sono dei veri e propri ‘prigionieri politici’. Sanno benissimo che il futuro della loro terra non passa, non può passare da tre settantenni sempre a caccia di potere e di poltrone. Alcuni siciliani pensano che l’alternativa possa essere rappresentata dalla Lega, che nell’Isola si è rafforzata, soprattutto con alleanze politiche (ed elettorali) strategiche. In realtà, la maggioranza dei siciliani reagisce non andando a votare: e infatti nell’Isola ormai va a votare meno del 50% degli elettori. La forza della vecchia politica siciliana risiede proprio in questo: nell’avere reso nauseante la politica e l’amministrazione pubblica (si pensi all’immondizia nelle strade di Palermo e nelle strade di altri centri della Sicilia, come denunciato anche dalla giornalista Selvaggi Lucarelli): nausea che allontana tanti siciliani dalle urne. Chi potrebbe convincere la maggioranza dei siciliani che oggi non vota ad andare alle urne? Ci vorrebbe una rivoluzione, culturale prima che politica. Ci sarebbero i movimenti autonomisti, sicilianisti e indipendentisti, che ancora però non sembrano in grado di dare alla Sicilia una prospettiva modello Catalogna, anche perché tra i siciliani non c’è molta voglia di cambiare. Immersi nel ‘particulare’, i siciliani oggi viaggiano tra due estremi: o votano la vecchia politica in cambio di promesse vane, o non vanno a votare.
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