- E’ mai possibile che la politica siciliana, invece di rinnovarsi e presentare volti nuovi e progetti nuovi si stia ‘avvitando’ sulle poltrone di Gianfranco Miccichè (presidente dell’Ars) e Nello Musumeci (presidente della Regione). Mandarli a casa e liberare la nostra Isola no?
- Le due ‘anime’ del PD siciliano
- Quanto fu bello l’inciucio del PD con Lombardo e Confindustria Sicilia di Antonello Montante
- Veramente la Sicilia deve ancora vedersela con Gianfranco Miccichè e con Nello Musumeci? Cos’è una doppia punizione divina?
E’ mai possibile che la politica siciliana, invece di rinnovarsi e presentare volti nuovi e progetti nuovi, si stia ‘avvitando’ sulle poltrone di Gianfranco Miccichè (presidente dell’Ars) e Nello Musumeci (presidente della Regione). Mandarli a casa e liberare la nostra Isola no?
“Ho letto che Gianfranco Miccichè sarà fra i relatori alla Festa de l’Unità di Palermo all’interno di un dibattito che somiglia più al tentativo di costruire una coalizione pasticciata che ad un tavolo di discussione sulla Sicilia. Una situazione davvero imbarazzante”. Così Antonio Rubino, coordinatore regionale di Left Wing – l’area politica del PD che fa capo a Matteo Orfini – commenta la notizia della presenza di Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea regionale siciliana e coordinatore di Forza Italia in Sicilia, alla Festa dell’Unità di Palermo. “Sappiamo bene – continua Rubino – che alla Festa è giusto interloquire anche con chi non sta nel nostro campo ma restiamo convinti della posizione espressa dal segretario regionale Anthony Barbagallo: chi vuole interloquire con il PD prima dichiari di essere alternativo a Musumeci ed al suo Governo. Lanciare il ’25 aprile della Sicilia’ e, al contempo, dare cittadinanza politica al principale alleato del Presidente della Regione rischia di essere un elemento di confusione dannoso per il PD e per il fronte delle opposizioni”.
Le due ‘anime’ del PD siciliano
Che dire? Che, evidentemente, nel PD siciliano si fronteggiano due ‘anime’ espressioni di due diverse linee politiche. La prima è una linea politica chiara, lineare: opposizione al centrodestra e ricostituzione di una sinistra siciliana vera: e sembrerebbe quella di Rubino. La seconda linea politica è invece quella che il PD dell’Isola pratica dal 2008. I dirigenti di questo partito sanno di essere minoranza e sanno che, per governare la Sicilia, debbono ‘infilarsi’ nelle spaccature del centrodestra. E’ stato così nel 2008, quando Raffaele Lombardo, appena eletto presidente della Regione nel centrodestra, avviò il ribaltone per governare con Confindustria Sicilia di Antonello Montante e con un PD siciliano diviso: Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia favorevoli al Governo con Lombardo e con Confindustria Sicilia di Montante e un’altra parte del partito contraria. Alla fine hanno vinto Cracolici e Lumia, se è vero che il referendum interno al PD siciliano per lasciar decidere alla base se stare o no nel Governo Lombardo venne bloccato dalla segreteria nazionale a Roma (che era favorevole all’inciucio con Lombardo).
Quanto fu bello l’inciucio del PD con Lombardo e Confindustria Sicilia di Antonello Montante
Alle elezioni regionali del 2012 a fare vincere Rosaro Crocetta – che era il candidato del PD – ha pensato Gianfranco Miccichè, che ha rotto l’unità del centrodestra siciliano e si è candidato alla presidenza della Regione per fare perdere il candidato ufficiale del centrodestra, che era Nello Musumeci, e fare vincere il citato Crocetta. Adesso lo scenario è un po’ diverso, ma c’è sempre la possibilità di una spaccatura del centrodestra, perché il presidente Nello Musumeci non ne vuole sapere di farsi da parte. In questa spaccatura si è già ‘infilato’ il segretario del PD, Barbagallo, tant’è vero che in alcuni Comuni siciliani dove si vota Forza Italia è alleata del PD. Infatti, anche Gianfranco Miccichè non è molto contento di restare nel centrodestra. Sia Miccichè a 67 anni, sia Musumeci a 66 anni, un anno prima delle elezioni regionali siciliane – che si celebreranno il prossimo anno a Novembre – invece di gestire il Parlamento siciliano (Miccichè) e invece di amministrare la Sicilia (Musumeci) brigano per restare al potere: il primo (Miccichè) per farsi rieleggere presidente dell’Assemblea regionale siciliana, il secondo (Musumeci) si è già auto-candidato alla rielezione come presidente della Regione. Il problema è che a Roma, nel centrodestra, hanno già ‘chiuso’ l’accordo: il Comune di Catania a Fratelli d’Italia, il Comune di Palermo agli ex democristiani (e infatti si è già presentato Roberto Lagalla, futuro sindaco di Palermo) e alla presidenza della Regione alla Lega. Musumeci non c’è, nonostante sia tutto ‘cassariato’; e non c’è nemmeno Gianfranco Miccichè, al quale, sulla carta, prometteranno la rielezione alla presidenza dell’Ars ma, con molta probabilità, se la potrà dimenticare.
Veramente la Sicilia deve ancora vedersela con Gianfranco Miccichè e con Nello Musumeci? Cos’è una doppia punizione divina?
Possibile che un dirigente del PD come Rubino non sappia tutto questo? A nostro avviso, lo sa benissimo, e lo lascia intendere quando parla di “tentativo di costruire una coalizione pasticciata”. Insomma, sembrerebbe che Rubino punti a ricostruire in Sicilia qualcosa che in Sicilia non c’è più da anni: la sinistra. Ma non sarà facile, perché inevitabilmente il PD siciliano cercherà di intercettare e girare in proprio favore le fibrillazioni politiche del centrodestra. Miccichè, da parte sua, sarebbe già passato nel centrosinistra se fosse riuscito a convincere un po’ di parlamentari regionali e nazionali di Forza Italia, che invece non ne vogliono sentire di seguirlo. Così Miccichè si atteggia a leader del centrodestra siciliano, ma è troppo ‘scafato’ per non sapere che nel centrodestra siciliano sono in tanti ad avere voglia di ‘impiombarlo’ se dovesse tentare di ripresentarsi, con la casacca del centrodestra, per la carica di presidente dell’Ars. Musumeci, da parte sua, si agita, minaccia di candidarsi da solo e bla bla bla. Alla fine fa ‘schiumazza’ nell’improbabile speranza che il caos convinca il centrodestra siciliano a fargli fare un improbabile ‘secondo giro’ a Palazzo d’Orleans, la sede di Palermo del Governo siciliano. A conti fatti, se ci riflettiamo, la politica della nostra Isola deve fare i conti con due ultrasessantenni che vogliono arrivare a 70 anni e passarli con il potere tra le mani. Insomma, Miccichè e Musumeci pensano di essere politicamente immortali. Ci chiediamo e chiediamo: che speranza ha la politica siciliana con Miccichè e Musumeci che ‘armano’ una turilla al giorno perché non vogliono perdere le poltrone di potere? e che speranze ha la Sicilia?
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