Tommaso Paradiso racconta: «Ringrazio quell’omino che un giorno non precisato di tantissimi anni fa si dimenticò di raggiungermi nella sala prove di via Carlo Mirabello. Mi preparai mesi per quel provino, ma lui, quel produttore, non venne. Semplicemente si dimenticò, o forse nella sua testa quell’appuntamento non era mai esistito. Quella mattina piansi, ero deluso, ma cominciai a sognare. E da lì in poi più le delusioni mi attaccavano più i miei sogni si irrobustivano, mi proteggevano, mi portavano lontano. Quei sogni sono diventati canzoni e le canzoni sono diventate la mia unica salvezza, un grido, un gesto di follia, uno squarcio, la compagnia del presente, il legame con il passato, tutte le immagini di proiezioni future, lettere imbustate e spedite con il cuore sopra. Non so se le canzoni siano genitori o figli, non l’ho ancora capito, fatto sta che oggi mi hanno accompagnato qui, in un’altra stazione, in un altro punto dello spazio e del tempo, in un’altra storia tutta da vivere e da raccontare. Sono sul precipizio dell’emozione o come urlerebbe il poeta: “Sto gonfio d’amore””.
(ITALPRESS).
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