Sono Roberto Di Mauro, del Partito dei Siciliani, e Giovambattista Coltraro, di Sicilia Democratica. Il primo ricorda che, nel 2010, da assessore regionale, si è opposto al rilascio di nuove concessioni di ricerca nel mare della Sicilia. Coltraro ricorda che credere nelle trivellazioni è un errore: “Sappiamo bene tutti che sarebbe il resto d’Italia ad avere un ritorno economico e che a noi rimarrebbe soltanto il danno ambientale”
Anche dall’Assemblea regionale siciliana si levano voci in favore del Sì al referendum di Domenica prossima, 7 Aprile, contro le trivelle che ‘infestano’ il mare del nostro Paese.
“Votare e votare Sì al Referendum di domenica ha un significato che va ben oltre lo specifico quesito – dice Roberto Di Mauro, del partito dei Siciliani -. Votare e votare Sì è lo strumento per dare un segnale chiaro alla politica nazionale sulla necessità di una svolta energetica e, soprattutto, di trasformare il mare e le coste finalmente nella vera risorsa dello sviluppo sostenibile dell’Italia e della Sicilia in particolare”.
Di Mauro ricorda che nel 2010, da assessore del Governo di Raffaele Lombardo, fu proprio lui a proporre la delibera con la quale l’esecutivo regionale si oppose al rilascio di nuove concessioni di ricerca nei mari di Sicilia.
E infatti è proprio per questo – per esautorare le Regioni che si sono opposte ai petrolieri, che il Governo Renzi ha avocato a sé le competenze. Una delle tante vergogne del Partito Democratico.
“Oggi – conclude Di Mauro – è anche in gioco il rapporto fra lo Stato e le Regioni che non possono essere scavalcate su scelte che sono sì di strategia energetica nazionale, ma sono anche e soprattutto di scelte chiave per il futuro dei nostri territori”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo all’Ars di Sicilia Democratica, Giambattista Coltraro.
“Domenica 17 Aprile – dice Contraro – si vota per il referendum sulle trivellazioni, un’andata al voto che la Sicilia, in particolare, deve rispettare. Io voterò Sì per dire No alle trivellazioni nei nostri mari”.
“Io voterò Sì – prosegue il parlamentare – perché la nostra terra ha una vocazione turistica che può e deve rispettare, traendo spunti di economia dalle sue bellezze, con particolare attenzione all’ambiente. La Sicilia potrebbe, se solo si mettesse a regime, vivere di solo turismo, senza bisogno di trivellare le acque che la circondano”.
“Sia chiaro – continua – che la mia scelta non è determinata da semplicistiche e banali logiche antindustriali che vedo inappropriate alla ‘terra del sole e del mare’. No, la mia scelta è data dalla consapevolezza che è preferibile tenerci quello che la natura ci ha dato e saperlo sfruttare al meglio, non come sin qui fatto, anziché credere che le trivellazioni possano attrarre investimenti esteri. Sappiamo bene tutti che sarebbe il resto d’Italia ad avere un ritorno economico e che a noi rimarrebbe soltanto il danno ambientale, con conseguente perdita di una prospettiva turistica tanto utile all’economia dell’Isola”.
“Pertanto – prosegue Coltraro – dico che lo sfruttamento del nostro territorio non deve essere consentito soprattutto in un periodo di crisi quale è quello che stiamo vivendo. Tale stato di cose rappresenta una grave violazione della nostra sovranità e autonomia. Ma aggiungo che, in caso vincesse il No, la Sicilia dovrebbe avere garanzie certe dal Governo nazionale di non essere esclusa dai proventi dei futuri investimenti (delle molliche non ce ne facciamo niente). Solo così – conclude il parlamentare – industria e turismo potrebbero andare di pari passo. Il ritorno economico consentirebbe di potenziare il ramo alberghiero o realizzarne del nuovo, così come quello della ristorazione; consentirebbe di restaurare le bellezze architettoniche, i musei, di migliorare i litorali, di creare, invece di chiudere quelli già esistenti, parchi naturali. La Sicilia è nostra, proteggiamola e facciamola più bella di quanto già non sia”.
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