- Le previsioni di Mario Pagliaro si stanno avverando. Nel Novembre del 2019 parò, in prospettiva, di requisizioni di grano per mancanza di produzione. In Francia la situazione è già al limite
- Nel Novembre di due anni fa l’informazione ufficiale – tipo quella del Covid… – dava in prezzi del grano in discesa. Pagliaro, andando contro tutte le previsioni, sosteneva l’esatto contrario. I fatti gli stanno dando ragione
- Chi ha il grano duro se lo tiene in previsione dei rialzi. Chi voleva affittare o vendere i terreni a seminativo ai signori del fotovoltaico ci ripensi: con il grano duro si guadagna di più
Le previsioni di Mario Pagliaro si stanno avverando. Nel Novembre del 2019 parò, in prospettiva, di requisizioni di grano per mancanza di produzione. In Francia la situazione è già al limite
Grano duro: “La fase rialzista è ormai conclamata e poco possono fare i compratori per mettersi al riparo; ora è il momento in cui godono i venditori”. Così si legge nel sito MR Mazziero Research – Ricerca finanziaria indipendente. Insomma, chi ha conservato il grano duro lo conserva, perché in prezzi sono in rialzo. Ancora MR: “Le quotazioni a Bologna hanno raggiunto i 350 euro per tonnellata e per alcune varietà li hanno abbondantemente superati attestandosi, per il grano duro con il 13% di proteine, in una forchetta tra 358 e 363 euro per tonnellata. A Siviglia sono stati raggiunti i 400 euro. Ciò significa che i buyer saranno fortemente attivi in acquisto per accaparrarsi le quantità necessarie prima di dover subire prezzi ancora penalizzanti. Apparentemente la situazione non sembra un fenomeno passeggero, ma destinato a durare anche nella fase invernale, dato che si stima un raccolto non sufficiente alle necessità”. MR segnala due condizioni dal punto di vista operativo: “Chi compra avrebbe già dovuto muoversi, come avevamo suggerito, e aver già provveduto con acquisti sino alla prossima primavera, al momento resta ben poco da fare se non gestire in qualche modo la situazione. Chi vende, può mantenere la calma, lo scenario fa pensare al mantenimento di prezzi sostenuti e tendenzialmente in rialzo. Riassumendo: l’attuale condizione appare fortemente rialzista, l’accelerazione c’è già stata; non è detto che la spinta possa mantenersi inalterata, ma perlomeno i prezzi dovrebbero mantenersi sostenuti”.
Nel Novembre di due anni fa l’informazione ufficiale – tipo quella sul Covid… – dava in prezzi del grano in discesa. Pagliaro, andando contro tutte le previsioni, sosteneva l’esatto contrario. I fatti gli stanno dando ragione
Le previsioni di Mario Pagliaro si sono avverate. Poco più di due anni fa Pagliaro, chimico, ricercatore presso il CNR, appassionato di climatologia, rivolgendosi ai produttori di grano duro del Sud Italia e della Sicilia avvertiva: “Non vendete il prodotto ora, perché il prezzo salirà“.Nel Novembre dello stesso anno, contro le previsioni di televisione ed esperti vari (o presunti tali), Pagliaro precisava: “Ricordate i #servizi dei Tg a Giugno che parlavano di prezzi ‘in fase di crollo, che mettono fuori mercato i nostri agricoltori’? E le interviste agli ‘esperti’ tutti concordi? È come il #fantameteo, la #fantagricoltura. Noi vi anticipammo solitari il grande aumento dei prezzi molti mesi fa. ‘Adesso – vi dicono gli stessi: il capitale finanziario – i prezzi si ‘stabilizzeranno, anzi scenderanno’. Noi vi diciamo: I prezzi #cresceranno invece ad un livello tale, e la produzione subirà un tale crollo, che fra meno di un anno la #requisizione del grano sarà realtà in molti Paesi del mondo”. Previsioni totalmente avverate, se è vero che in alcuni Paesi del mondo, se non si è già alle requisizioni del grano, poco ci manca. Perché il clima – come aveva previsto Pagliaro – ha ridotto le produzioni. Di quanto? Nella pagina Facebook degli Amici del Grano duro di Sicilia leggiamo di una riduzione del 27% del grano duro canadese (povere industrie della pasta…) e di una riduzione, addirittura!, del 50% della produzione di grano duro degli Stati Uniti d’America. Per non parlare della Russia, che ha già annunciato una riduzione delle esportazioni di grano.
Chi ha il grano duro se lo tiene in previsione dei rialzi. Chi voleva affittare o vendere i terreni a seminativo ai signori del fotovoltaico ci ripensi: con il grano duro si guadagna di più
A quanto apprendiamo in un video postato su Facebook da Mario Pagliaro ci sarebbero problemi anche in Francia. “I produttori di pasta francesi – ci dice Pagliaro – hanno chiesto al governo un piano di emergenza per fronteggiare la penuria di grano duro. Questo a poche settimane dall’ultima previsione degli esperti UE che stimavano una produzione comunitaria di grano pari a 7,6 milioni di tonnellate, in aumento del 6,9% rispetto al 2020. Le uniche soluzioni che restano al governo francese sono vietare le redditizie esportazioni di grano, ovvero razionare i consumi. Fra non molto, la stessa situazione potrebbe verificarsi in Italia che ospita un’industria della pasta ancora più grande di quella della Francia. Ed è esattamente per questo motivo che in Sicilia non c’è spazio per i pannelli fotovoltaici sui terreni agricoli, nemmeno su quelli finora incolti che in questi giorni vengono recuperati con urgenza per la semina del grano fra poche settimane”. Il messaggio è chiarissimo: gli agricoltori siciliani che pensano di affittare o vendere i propri terreni a seminativo ai signori dell’energia fotovoltaica è bene che ci ripensino: il pezzo del grano duro, in Puglia, per ora ‘viaggia’ sui 40 euro a quintale. E anche se – come denunciato nei giorni scorsi da Agostino Cascio, agricoltore, produttore di grano duro nel Nisseno – in Sicilia una speculazione al ribasso lo blocca a 32 euro al quintale, tale situazione non reggerà. In questo momento, nel mondo, il prezzo del grano duro si attesta intorno a 50 euro al quintale e se la tendenza al rialzo non cesserà, il prezzo potrebbe andare ancora più su.
Foto tratta da Sicilia Agricoltura
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