In Israele la vaccinazione anti-Covid sta funzionando? Il 90% della popolazione è vaccinata, ma aumentano contagi, ricoveri e decessi

10 agosto 2021
  • Su poco più di 300 ricoverati in ospedale, circa 200 sono persone vaccinate 
  • La sensazione è che le autorità israeliane stiano cercando di sollevare polveroni per nascondere i risultati deludenti ottenuti con la vaccinazione anti-Covid a tappeto
  • In termini microbiologici,  Israele è il caso classico di Paese che ha deciso di ‘inseguire’ il Coronavirus SARS-COV-2 con i vaccini.  Un po’ come Achille Piè veloce insegue la tartaruga nel paradosso di Zenone? 

Su poco più di 300 ricoverati in ospedale, circa 200 sono persone vaccinate 

Il vaccino anti-Covid funziona? La domanda è d’obbligo, a giudicare da quello che in queste ore sta succedendo in Israele, Paese di poco più di 9 milioni di abitanti dove il 90% della popolazione risulta vaccinata, ma dove in queste ultimi giorni crescono contagi, ricoverati e deceduti. Ricordiamo che Israele è stato il primo Paese al mondo ad aver completato la vaccinazione anti-Covid di massa e il primo Paese al mondo ad aver riaperto quasi tutte le attività dopo la campagna vaccinale. A differenza – per citare un esempio – della Nuova Zelanda, Paese con circa 5 milioni di abitanti che ha deciso di combattere il Covid-19 bloccando drasticamente la libera circolazione delle persone e fermando le attività per due mesi, in Israele hanno deciso di intraprendere una campagna vaccinale a tappeto. In effetti, i risultati, nel breve periodo, sembravano dare ragione al Governo israeliano. Nelle ultime settimane, però, lo scenario è mutato. E nell’ultima settimana la situazione sembra stia precipitando. Ieri circa 6 mila contagi in un giorno. Ma quello che preoccupa sono i poco più di 300 pazienti ricoverati in gravi condizioni, quasi il doppio rispetto ad una settimana fa. Ebbene, di questi pazienti ricoverati in gravi condizioni, poco più di 200 sono vaccinati contro il Covid-19. 

La sensazione è che le autorità israeliane stiano cercando di sollevare polveroni per nascondere i risultati deludenti ottenuti con la vaccinazione anti-Covid a tappeto

“Per il commissario per l’emergenza, Salman Zarka – leggiamo in un articolo su Adnkronos – i nuovi dati sono allarmanti. ‘Siamo a un punto critico per tutti noi. Per la nostra salute, per le nostre vite, per l’economia’, ha detto in radio, come riporta il Times of Israel, lanciando un appello alla popolazione affinché si sottoponga alla vaccinazione contro il Covid-19, indossi le mascherine e rispetti le misure in vigore. Sul fronte della campagna vaccinale, dal primo agosto sono quasi 578.000 gli israeliani over 60 che – riporta il giornale – hanno ricevuto la terza dose del vaccino contro il coronavirus, passati più di cinque mesi dalla seconda iniezione”. L’appello è un po’ bizzarro, perché, come già ricordato, in Israele il 90% della popolazione è vaccinata con due dosi di vaccino, mentre oltre 400 mila cittadini hanno già ricevuto la terza dose di vaccino. La sensazione è che Salman Zarka stia cercando di sollevare polveroni per nascondere i risultati deludenti del vaccino anti-Covid in Israele. Per un Paese dove le multinazionali farmaceutiche sono di casa sarebbe uno smacco terribile.

In termini microbiologici, Israele è il caso classico di Paese che ha deciso di ‘inseguire’ il Coronavirus SARS-COV-2 con i vaccini,  un po’ come Achille Piè veloce insegue la tartaruga nel paradosso di Zenone… 

In termini microbiologici, Israele è il caso classico di Paese che ha deciso di ‘inseguire’ il Coronavirus SARS-COV-2 con i vaccini. Un po’ one Achille Piè veloce insegue la tartaruga nel paradosso di Zenone? Da qui un’altra domanda: saranno più veloci le autorità israeliane e le multinazionali farmaceutiche a produrre e somministrare vaccini alla popolazione di Israele, o le varianti del virus avranno la meglio, magari perché in quella che, alla fine, è una micro-area i vaccini anti-Covid hanno contribuito a selezionare varianti più aggressive che i vaccini non hanno più il tempo di controllare? La nostra non è una certezza: le certezze le lasciamo alle autorità israeliane che, dopo aver completato prima e seconda dose di vaccini in meno di sei mesi, ‘inseguono’ il virus con la terza dose… Ricordiamo che gli attuali vaccini anti-Covid non proteggono dall’infezione, ma dovrebbero evitare ai vaccinati di finire in ospedale. In natura un agente patogeno, convivendo con il suo ospite, attenua la sua virulenza adattandosi allo stesso ospite. Però, per le varianti del virus che si selezionano sotto la pressione di vaccini che non proteggono dall’infezione (ed è proprio il caso dei vaccini anti-Covid), può avvenire l’esatto contrario. Stiamo parlando di un possibile scenario descritto in un articolo pubblicato da I Nuovi Vespri nel Marzo di quest’anno da Marco Lo Dico, veterinario, specialista in Malattie Infettive, Profilassi e Polizia Veterinaria. Si tratta della malattia di Marek. Ribadiamo: non è un certezza, ma una probabilità. Intanto sul giornale on line Renovatio 21 leggiamo che “Quattordici israeliani sono risultati positivi a SARS-CoV-2 nonostante avessero già ricevuto persino la terza dose del vaccino, il cosiddetto «booster».” Si tratta di una notizia ufficiale, riportata dal Ministero della Salute israeliano. Due di queste quattordici persone sono state ricoverate in ospedale dopo aver ricevuto la terza dose di vaccino. “11 pazienti su 14 – leggiamo sempre su Renovatio 21 – avevano più di sessant’anni e i restanti tre erano individui immunocompromessi sotto i sessanta… I due ricoverati hanno più di sessant’anni”. Non mancano i decessi, che sono circa un’ottantina.

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano 

 

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