Certificazione blockchain per la pasta di Gragnano. Basta a garantire i consumatori? No. Servono pure i controlli sui prodotti finiti/ MATTINALE 460

10 agosto 2021
  • La certificazione blockchain è un fatto positivo. Ma, da sola, non può bastare per garantire i consumatori
  • Cosa avrebbe di differente, sul piano sostanziale, la tecnologia blockchain rispetto ai tanto celebrati marchi introdotti dall’Unione europea, dal DOP e all’IGP?
  • Noi crediamo che le analisi random sui prodotti finiti siano un’ulteriore garanzia per tutti

La certificazione blockchain è un fatto positivo. Ma, da sola, non può bastare per garantire i consumatori

Torniamo a parlare di pasta. E lo facciamo con una notizia che leggiamo nella pagina Facebook di Briganti: “Parte da Gragnano, con il nuovo marchio 28 Pastai, la sfida della pasta di qualità certificata in blockchain. Dopo la rivoluzione del grano 100% italiano, la nuova frontiera è rappresentata, infatti, dalla tracciabilità della filiera con la nuova tecnologia a portata di smartphone. 28 Pastai, grazie alla collaborazione con Authentico, consente ai consumatori di rintracciare tutta la catena di produzione, dai campi di grano, alla semola selezionata dal mulino di fiducia, passando per il lento processo di essiccazione fino al confezionamento della pasta. Su ogni singola confezione di pasta c’è un QR code per accedere a tutte le informazioni in maniera trasparente e per verificare tutti gli standard di qualità adottati per quello specifico lotto di produzione. Una novità, questa della certificazione del processo, che mette fine alle polemiche degli ultimi mesi sulla veridicità di alcune caratteristiche peculiari delle paste artigianali, come quella di Gragnano, come l’origine delle materie prime utilizzate, i tempi e le temperature di essiccazione”.

Cosa avrebbe di differente, sul piano sostanziale, la tecnologia blockchain rispetto ai tanto celebrati marchi introdotti dall’Unione europea, dal DOP e all’IGP?

Briganti riprende un articolo di food makers dove si racconta la tradizione della pasta di Gragnano. “La semola utilizzata per produrre i 28 formati – leggiamo nell’articolo – è un’accurata selezione dei migliori grani duri italiani che crescono lungo la regione costiera adriatica centrale, tra Abruzzo e Molise, sulle colline frentane. Una miscela esclusiva nata da oltre un anno di ricerca prodotta da Zara Cereali che segue il grano dalla semola alla molitura all’insegna della massima trasparenza e la volontà di garantire ai consumatori materie prime italiane sicure, sane e di eccellente qualità”. Alla fine, l’operazione che si sta cercando di portare avanti punta sulla trasparenza. I consumatori, in parole semplici, dovrebbero essere garantiti da quanto scritto in una sorta di registro digitale pubblico. Basta questo per garantire i consumatori? A nostro avviso – con rispetto parlando – no. E lo diciamo alla luce della nostra esperienza, che ci porta a diffidare delle verità documentali. Per carità: conoscere i luoghi dove viene coltivato il grano duro va benissimo; così com’è importante conoscere i pastifici o il pastificio dove viene prodotta la pasta. Ciò posto, cosa avrebbe di differente, sul piano sostanziale, la tecnologia blockchain rispetto ai tanto celebrati marchi introdotti dall’Unione europea, dal DOP e all’IGP? Sono bastati questi marchi per bloccare i furbi?

Non crediamo che le analisi random sui prodotti finiti siano un’ulteriore garanzia per tutti

Ribadiamo: nulla da dire sulla blockchain. A patto che a queste informazioni si accompagnino alle analisi random (cioè a caso) sui prodotti finiti. Non ovviamente, analisi su tutta la produzione, ma controlli random sì. Anche perché, con rispetto parlando, abbiamo assistito a tante, troppe storie non edificanti in materia di prodotti agroalimentari. E la pasta di Gragnano – sempre con rispetto parlando – qualche problema, nel recente passato, lo ha presentato. Poco più di tre anni fa, grazie alle analisi disposte da GranoSalus – l’Associazione che mette insieme agricoltori e consumatori in difesa del grano duro del Sud Italia e della Sicilia – qualche ‘difettuccio’, anche per la pasta di Gragnano, è venuto fuori. Quindi andiamoci piano nel celebrare marchi e tecnologie come le soluzioni di tutti i problemi nell’agroalimentare. Attenzione: nel caso della blockchain le novità sono positive, perché si tratta di preziose informazioni in più per i consumatori: e questo è un fatto molto importante se raffrontato agli attuali pacchi di pasta dove si legge “Pasta prodotta con grano Ue o con grano non Ue”, che non significa assolutamente niente, se è vero che i consumatori non sanno da quali Paesi arriva il grano Ue e sanno ancora meno della pasta prodotta con grano “non Ue”. Sapere che la pasta è prodotta con il grano duro coltivato tra Abruzzo e Molise è importante: ma a queste notizie – lo ribadiamo – vanno aggiunti i controlli sui prodotti finiti. Anche perché l’Italia è piana di grano duro che arriva da tanti paesi del mondo, a cominciare dal Canada: e non si capisce che fine faccia tutto questo grano duro estero, dal momento che non ci capita mai di legge che questa o quella pasta è prodotta con il grano duro canadese!

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