L’Autonomia siciliana? Non ha nulla a che vedere con i moralisti d’accatto, i Buttafuochi e i Miccichè!

10 aprile 2016

L’eventuale eliminazione dell’Autonomia siciliana non risolverebbe i problemi seri della nostra Isola. Chi oggi ingrassa con benefici e prebende continuerebbe a ingrassare. Il vero problema consiste nella necessità di eliminare la vecchia politica. Cosa, questa, che possono fare solo i Siciliani di buona volontà

A beneficio di quanti ritengono che l’Autonomia regionale sia la radice della mala pianta, la causa di tutti i mali della Sicilia voglio fare alcune simulazioni.

Partiamo dall’ipotesi più estrema. Fingiamo cioè che lo Stato, per il bene dei siciliani, decida di ridurre la Sicilia ad una espressione geografica. Mi spiego. Modificando la Costituzione, viene eliminato il riferimento alla Regione Sicilia tra le Regioni e, viene stabilito che l’Italia è divisa in Regioni e in una Circoscrizione territoriale che per comodità viene denominata Sicilia.

Supponiamo ancora che nel disegno statale la Circoscrizione regionale venga amministrata da un Governatore nominato dal Governo centrale e venga suddivisa in 9 sub-circoscrizioni di livello provinciale, affidate alla gestione di altrettanti sub commissari, sorta di super prefetti nominati dal Governatore.

Con due norme viene estesa alla Sicilia tutta la legislazione statale e tutte le norme regionali sono abrogate. E’ una cosa fattibile? Vediamo.

Per giungere a ciò è necessario fare una legge costituzionale. Per fare questa legge costituzionale ci vuole una maggioranza  qualificata, che in presenza, in Parlamento, della deputazione siciliana ovviamente non sarà mai raggiunta. E’ molto più probabile che un governo che accarezzasse questa idea sarebbe immediatamente mandato a casa. Né, per evitare la presenza in Parlamento della deputazione siciliana, è percorribile l’idea di sospendere alle prime elezioni nazionali le elezioni in Sicilia, per potere avere mano libera in Parlamento e ciò perché la legge di sospensione  delle elezioni sarebbe di rango costituzionale e si tornerebbe daccapo.

E allora?

Simuliamo un’ipotesi più rassicurante e perciò stesso percorribile. Lo Stato elabora una proposta di modifica della Costituzione nella quale si prevede l’equiparazione della Regione siciliana a Regione a statuto ordinario.

Cessano così i poteri speciali, viene abolita la competenza esclusiva della Regione che tanto fa soffrire i giornalisti e i teorici alla Buttafuoco. Le leggi dello Stato si applicano direttamente nella Regione alla quale rimane una residuale competenza legislativa di secondaria importanza.

L’Assemblea regionale siciliana diventa un Consiglio regionale, ma consiglieri regionali possono conservare i loro appannaggi perché in questa materia lo Stato non interviene. Uno degli scandali più insopportabili rimarrebbe tale e quale. Ecco perché dicevo prima che è una strada percorribile.

Al personale regionale si applicherebbe lo status giuridico ed economico dei ministeriali. Finalmente, direbbe qualcuno!  Eh no! Le cose non cambierebbero, avendo ormai il trattamento dei ministeriali raggiunto, se non superato, quello degli impiegati della nostra Regione.

Le nostre finanze diverrebbero derivate. Il che vuol dire che il sogno del nostro assessore dell’Economia, Alessandro Baccei, diventa realtà: le tasse, tutte, sarebbero riscosse dallo Stato che poi riverserebbe alla Sicilia quello che decide di riversare.

Sarà meglio? Sarà peggio? Valutino i giornalisti ignoranti, i moralisti d’accatto e i nostri Buttafuoco.

La verità, cari signori, è che l’Autonomia è una cosa e questi politici transumanti che si stanno rappattumando alla Faraona e al seguito di Gianfranco Miccichè sono un’altra cosa. Questi ultimi vanno eliminati dal mondo politico e dimenticati.

Uniamoci, i veri Siciliani, e facciamo da noi!

Foto tratta da sikelianews.it

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