La Palermo di cui ci vergogniamo: la mafia tribale contro i più deboli

4 aprile 2016

Il raid contro tre giovani del Gambia, uno dei quali ferito alla testa da un colpo di pistola, non sarebbe legato al razzismo ma solo alla folle volontà di imporre il proprio dominio. Cosa è peggio non si sa. Di certo è un episodio di una gravità inaudita, così come è grave che alcuni filo leghisti (o semplici ignorantoni) abbiano provato a gettare fango sui migranti, quando la bestia è un palermitano…

E’ una di quelle storie che mai avremmo voluto leggere e commentare. Un episodio di una inaudità gravità che rivela come nel capoluogo siciliano esistano quartieri dove la prepotenza e la violenza contro i più deboli sono ancora realtà. Un fatto che, più che di un delitto contro una persona, ci parla di mafia tribale, di una assurda difesa di un territorio che si pensa di potere dominare. 

Ci riferiamo all’aggressione nei confronti di tre ragazzi del Gambia. Uno di loro, Yusupha Susso, colpevole di aver reagito agli insulti, è stato ferito alla testa da un colpo di pistola. Ora è ricoverato in coma farmacologico. Il raid contro i tre africani è avvenuto sabato pomeriggio in via Fiume, una traversa di via Roma, quartiere Ballarò. Ieri sera, gli investigatori della squadra mobile hanno fermato un pregiudicato palermitano, Emanuele Rubino, 28 anni, con l’accusa di tentato omicidio. Secondo il racconto degli amici di Yusupha Susso, due palermitani (tra i quali l’arrestato) hanno rivolto loro pesanti insulti e minacce. Lui avrebbe reagito cercando di difendersi. I due si sono quindi allontanati per tornare poco dopo in branco e Rubino, a quel punto, ha tirato fuori la pistola e colpito il ragazzo che aveva reagito.

Non sarebbe il primo raid contro la comunità gambiana che spesso preferisce non denunciare, probabilmente, per non fomentare atti di violenza come quello di sabato sera.

Gli investigatori escludono che si tratti di razzismo: “Non c’è nessun movente di tipo razziale dietro il tentato omicidio avvenuto sabato pomeriggio in via Maqueda. C’è solo la volontà da parte di un soggetto di imporre e dimostrare il suo dominio sul territorio- ha detto il questore Guido Longo, come si legge su Repubblica- “E’ solo un puro caso se parliamo di un tentato omicidio – ha aggiunto – Rubino mirava a uccidere, solo per dimostrare a tutti il suo dominio”.

Difficile dire cosa è peggio, se il razzismo che pure non ci sentiamo di escludere del tutto, o la mafiosità di un gesto che non può lasciare indifferenti e sul quale dovrebbe interrogarsi anche la politica locale che in certi quartieri- come quello in questione, Ballarò- si fa vedere solo alla vigilia di elezioni, salvo poi scordarsi che proprio lì ci sono sacche di illegalità e ignoranza che andrebbero bonificate con interventi massicci e mirati.

Penosi, poi, alcuni filo leghisti siciliani (o semplici ignorantoni razzisti?), che hanno dato per scontato che si trattasse di una rissa tra migranti e che hanno dato fiato a pregiudizi e attacchi immotivati. 

La vittima è una ragazzo gambiano molto colto- come raccontano i suoi amici – che ama cantare, un profondo conoscitore delle tradizioni del suo Paese, arrivato in Italia per lavorare e studiare.

La bestia è un palermitano, con buona pace dei novelli nazisti da quattro soldi. 

 

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