“Era talmente evidente – continua Prudenzano – che il testo dell’Avviso Comune, siglato dal presidente Draghi, solo con i sindacati graditi al Governo, fosse solo una raccomandazione e non un’imposizione con valore giuridico e che quindi le imprese che volevano licenziare erano libere di farlo in qualsiasi momento. Così è avvenuto e così avverrà nei prossimi giorni in chissà quante altre aziende che non sono in crisi ma vogliono solo delocalizzare gli insediamenti in Paesi dove il costo del lavoro è più conveniente. Questa è la prova provata che ormai la deriva imprenditoriale italiana e multinazionale rischia di creare un disastro sociale per circa 700 mila lavoratori che vedono il proprio posto di lavoro a rischio. I licenziamenti che faranno da tsunami a questo periodo post pandemia sono il risultato dell’assenza di politiche attive del lavoro da una parte e, dall’altra, di una diversa politica che possa alleggerire le imprese dalla forte pressione fiscale loro imposta”.
“E’ inutile che i Governatori di Toscana e Lombardia, solo ora che vengono colpiti lavoratori delle loro regioni, parlino oggi di casi nazionali perchè, Whirlpool docet, ormai – sottolinea ancora Prudenzano – nessuna regione rimarrà indenne da questo scellerato progetto di reindustrializzazione basata sulla delocalizzazione in Paesi stranieri. Non serve nemmeno che i partiti di Governo chiedano di rivedere l’Avviso Comune se il Governo e il Parlamento non intervengono con misure drastiche per rimettere il lavoro al centro della politica economica del Paese”.
“Bene fanno – conclude Prudenzano – i lavoratori licenziati ad occupare le fabbriche per impedire che escano dagli stabilimenti i macchinari utili per la ripresa della produzione che, se fosse applicato l’articolo 46 della Costituzione, con la partecipazione agli utili dei dipendenti delle imprese potrebbe dare loro un futuro. Il Governo e i partiti della maggioranza assieme ai sindacati che hanno firmato quell’Avviso, si armino di coraggio e facciano in modo che questi lavoratori possano riacquistare la loro dignità di lavoratori e di cittadini. Oggi le lacrime di coccodrillo non servono a niente, servono fatti”.
(ITALPRESS).
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