- Prologo: perché la Sicilia con la vecchia politica di centrodestra e centrosinistra non ha alcuna speranza. E i grillini? Peggio della vecchia politica!
- Il grande ‘peccato’ dell’assessore regionale Ruggero Razza: avere bloccato il sistema che consentiva alla vecchia politica di ‘nuotare’ nel formaggio dei fondi della sanità siciliana
- Raffaele Stancanelli: l’eterno ritorno delle stesse facce
- Il Ponte sullo Stretto di Messina? Decidano siciliani e calabresi
Prologo: perché la Sicilia con la vecchia politica di centrodestra e centrosinistra non ha alcuna speranza. E i grillini? Peggio della vecchia politica!
La Sicilia con la vecchia classe politica di centrodestra e centrosinistra non ha speranza: nessuna speranza. Nemmeno il Sud Italia è messo bene in questa storia di risorse del Recovery Plan che spariscono: fondi che dovrebbero andare a Sud e Sicilia e che invece vanno al Nord. Ma la nostra Isola è sempre più sola, sempre più affossata da una vecchia politica autocelebrativa e inutile. Il centrosinistra siciliano non esiste più. Il PD e il Movimento 5 Stelle, diventati ormai la stessa cosa, fanno solo demagogia. Il primo – il PD – in otto anni di Governo della Regione siciliana (prima nel Governo di Raffaele Lombardo, 2008-2012, e poi nel Governo di Rosario Crocetta, 2012-2017), ha letteralmente distrutto le finanze regionali. Il PD siciliano esiste e resiste ancora grazie alla disinformazione, alla capacità del sistema Sicilia di nascondere le sistematiche rapine ai danni del Bilancio della Regione siciliana operato soprattutto dal Governo Renzi tra il 2014 e il 2016. Il Movimento 5 Stelle oscilla tra le chiacchiere di Giancarlo Cancelleri e i fatti concreti del Ministro nordista di Trieste, Stefano Patuanelli, quello che ha scippato agli agricoltori del Sud Italia e della Sicilia le risorse FEARS. Entrambi – Cancelleri e Patuanelli – stanno lasciando Beppe Grillo e si presentano come gli alfieri di Giuseppe Conte. Una beffa per il Sud e per la Sicilia.
Il grande ‘peccato’ dell’assessore regionale Ruggero Razza: avere bloccato il sistema che consentiva alla vecchia politica di ‘nuotare’ nel formaggio dei fondi della sanità siciliana
Non va meglio nel centrodestra. Dove lo scippo dei miliardi del Recovery Plan a Sud e Sicilia è diventato – con riferimento alla Sicilia – il mezzo per un regolamento di conti interno a questo schieramento politico in vista delle elezioni regionali del prossimo anno. Noi andiamo subito al dunque, ai fatti concreti. Siccome dal Gennaio del 2018 non abbiamo certo risparmiato critiche all’attuale Governo regionale e, in particolare, al presidente Nello Musumeci (nel MATTINALE di ieri abbiamo stigmatizzato gli errori commessi da Musumeci e dall’assessore Gaetano Armao tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018 rispetto agli scippi finanziari dello Stato), non abbiamo motivo di non illustrare il perché, oggi, a nostro modesto avviso, il centrodestra vuole sbarazzarsi dello stesso Musumeci: in pratica, le motivazioni per le quali il centrodestra siciliano non vuole ricandidare Musumeci alla presidenza della Regione il prossimo anno. Ci sono sicuramente errori commessi da Musumeci e dai suoi assessori. Ma l’errore più grande, mettiamola così, lo ha commesso l’assessore alla Salute-Sanità, Ruggero Razza, fedelissimo di Musumeci, che ha chiuso sistematicamente la strada a chi pensava – soprattutto dopo l’esplosione della pandemia, ma non soltanto nel nome della pandemia – di continuare a ‘nuotare’ nel formaggio dei fondi della sanità siciliana. Tutto si può dire a Musumeci – e noi gliele cantiamo ogni giorno, segnalando i suoi limiti e la sua ipocrisia – ma una cosa non può essere negata: la correttezza, a tratti anche ossessiva, nell’azione amministrativa. La verità è che quando il ‘capo condominio’ della sanità, Antonio Candela – che Musumeci e Razza avevano ereditato dalle precedenti gestioni – è stato messo da parte dalla Magistratura, il ‘sistema’ non è stato ripristinato. E questo alla vecchia politica consociativa siciliana non è piaciuto e non piace. Poi ci saranno magari altre motivazioni più ‘nobili’, per sbarazzarsi di Musumeci, ma a noi – che scriviamo ciò che vediamo e ciò che intuiamo (seguendo la cronaca politica siciliana dal 1985 qualcosa pensiamo di averla imparata: non molto, ma qualcosa sì) – nessuno ci toglie dalla testa ciò che vediamo e intuiamo.
Raffaele Stancanelli: l’eterno ritorno delle stesse facce
Dopo di che – parlando sempre di centrodestra siciliano – non possiamo non cogliere le altre miserie presentate come appuntamenti politici ‘di grido’. Come il convegno andato in scena a Sant’Alessio Siculo, provincia di Messina, dove l’europarlamentare Raffaele Stancanelli, già esponente del Movimento Sociale destra nazionale, già esponente di Alleanza nazionale, già assessore regionale al Lavoro e alla Formazione professionale alla fine degli anni ’90 del secolo passato (a Stancanelli si deve l’avvio della privatizzazione della Formazione professionale siciliana, ovvero la rovina di questo settore), già sindaco di Catania, oggi europarlamentare di Fratelli d’Italia ha scoperto l’acqua calda. Ha scoperto, Stancanelli – non ci crederete – che il Governo Draghi sta scippando alla Sicilia le risorse del Recovery Plan per portarle al Nord. Quello che il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale dice da mesi (e quello che anche I Nuovi Vespri scrive da tempo) Stancanelli lo ha scoperto da eurodeputato (come potete leggere in questo articolo de La Sicilia). E ora che Stancanelli lo ha scoperto lo scippo a Sud e Sicilia che si fa? Si va a Roma a scatenare un ‘bordello’ contro il Governo Draghi? No: si organizza un convegno a a Sant’Alessio Siculo per fare scena e, magari, per tirare la volata alla candidatura dello stesso Stancanelli alla presidenza della Regione siciliana. Ma si può fare politica così? Si possono riproporre sempre gli stessi schemi, le stesse prese per i fondelli, la stessa ipocrisia e, soprattutto, le stesse facce? Sarebbe questo il ‘rinnovamento’ del centrodestra siciliano in alternativa a Musumeci? Un ritorno di Stancanelli alla Regione con la ‘benedizione’ della solita accoppiata Gianfranco Miccichè-Raffaele Lombardo? E la Lega in Sicilia che farà? Si accoderà? E’ con questi personaggi che l’onorevole Nino Minardo, giovane esponente salviniano di Sicilia, coordinatore della Lega nell’Isola, vorrebbe rilanciare ciò che rimane della nostra terra?
Il Ponte sullo Stretto di Messina? Decidano siciliani e calabresi
Un’altra cosa che dà fastidio di questo vecchio e sempre più impresentabile ‘nuovo’ centrodestra siciliano è la riproposizione del Ponte sullo Stretto di Messina. Il Ponte sullo Stretto di Messina è una grandissima buttanata. Che servirebbe per fare guadagnare una barca di soldi ad alcune grandi aziende del Nord Italia. Veramente il Governo Berlusconi 2001-2016 non ha insegnato niente? Come osserva il nostro amico Erasmo Vecchio, sicilianista di lunga data, prima di parlare del Ponte che dovrebbe unire Sicilia e Italia – in realtà mai unite dal 1860 ad oggi, se non da una logica coloniale e truffaldina – bisognerebbe celebrare un referendum in Sicilia. Sono così sicuri, i signori del centrodestra, che la maggioranza dei siciliani voglia questo Ponte? Non c’è che un modo per appurarlo: celebrare un referendum. Poi – ma solo dopo l’eventuale sì della maggioranza dei Siciliani – si potrà cominciare a parlare di Ponte sullo Stretto di Messina. E’ una questione di rispetto verso i cittadini della nostra Isola. E la stessa cosa dovrebbe essere fatta con i cittadini calabresi. Siamo così sicuri che i calabresi vogliono il Ponte? Non c’è che un modo per saperlo: il referendum.
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