La Regione siciliana affonda. E mentre Musumeci e Armao ricordano l’orchestra del Titanic la Corte dei Conti…/ MATTINALE 506

18 giugno 2021
  • Dopo la fiscalità di sviluppo arriva la favola di Attiva Sicilia sulla Commissione Paritetica con la bacchetta magica
  • Esercizi di stile sulla Sicilia che annaspa
  • Una bella lezione di filosofia politica ed economica
  • … e tutti vissero felici e contenti
  • Completamente fuori dalla realtà
  • Chi dovrebbe salvare la Sicilia? Il Governo Draghi che ha già ‘saccheggiato’ il Recovery Plan di Sud e Sicilia? E che vuole applicare l’Autonomia differenziata per ‘incaprettare’ definitivamente Sud e Sicilia? E il Ministro Patuanelli che…
  • Domani bisognerà capire come finirà con la Corte dei Conti in ordine alla ‘parifica’. Il prossimo anno, se lo Stato si terrà i soldi del “risanamento”, alla Regione mancheranno oltre 900 milioni di euro: e questa volta il Bilancio non si potrà fare

Dopo la fiscalità di sviluppo arriva la favola di Attiva Sicilia sulla Commissione Paritetica con la bacchetta magica

Un comunicato del gruppo parlamentare Attiva Sicilia ci lascia di stucco. Si racconta di un incontro, tutto siciliano, che dovrebbe risolvere i problemi legati alla mancata attuazione dell’Autonomia siciliana e – supponiamo – dei soldi che lo Stato scippa alla Regione siciliana: “Siamo convinti che oggi si è consumato un passaggio fondamentale che ci porta nella direzione della piena affermazione del principio dell’Autonomia. L’audizione All’Assemblea regionale della Commissione Paritetica ci consente di avere finalmente quella interlocuzione istituzionale indispensabile affinché la Sicilia abbia riconosciuto i suoi diritti che derivano dalla Costituzione”. Così parlano la vice presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Angela Foti, e il deputato Sergio Tancredi, entrambi di Attiva Sicilia. Parole che hanno messo nero su bianco dopo aver partecipato  con un incontro con i componenti della Commissione Paritetica Stato-Regione, Enrico La Loggia, Bruno Alicata, Raffaele Bonsignore e Felice Giuffrè. “La Commissione -si legge nel comunicato – è composta da siciliani che conoscono le dinamiche politiche regionali e nazionali. Abbiamo chiesto loro un intervento urgente e risolutivo rispetto alla grave situazione economico-finanziaria in cui versa la nostra Regione, per di più aggravata dalla significativa riduzione delle entrate di circa 300 milioni di euro”.

Esercizi di stile sulla Sicilia che annaspa

“La crisi economica generata dalla pandemia Covid-19 – prosegue il comunicato – ha reso più evidente ed esasperato ciò che, in generale, per le Regioni del Mezzogiorno è sempre stata una storica e tragica realtà, il nodo che nessun governo ha mai affrontato con la dovuta efficacia. Una crisi, tra l’altro, che ha colpito la Sicilia in una fase di sostanziale stagnazione. Le analisi di medio-lungo periodo evidenziano una performance economica regionale deludente nel confronto europeo, soprattutto in ragione di una peggiore dinamica della produttività e dell’occupazione. Ad aggravare la già precaria condizione dell’Isola, come rilevato dall’aggiornamento sull’economia siciliana pubblicato da Banca d’Italia nel mese di novembre 2020, gli effetti della pandemia e le conseguenze drammaticamente evidenti in tutti i settori dell’economia. In particolare, i ricavi delle imprese si sono ridotti, in misura molto intensa per una quota rilevante degli operatori e i risultati reddituali attesi per l’esercizio corrente sono nettamente peggiori rispetto a quelli dell’anno scorso. Mentre, riguardo al sostegno alle minori entrate regionali imputabili alla pandemia, in Italia il Governo centrale si è limitato a stanziare per le Regioni circa 6 miliardi euro, in misura inferiore rispetto a quanto avvenuto in altri Stati europei”.

Una bella lezione di filosofia politica ed economica

“Non è un mistero – aggiungono Foti e Tancredi – che si parli spesso di un’Italia a più velocità e a ciò si aggiunge che per troppi anni le difficoltà economico-finanziarie della Regione Siciliana sono state gestite attraverso soluzioni tampone, utili solo a fronteggiare le emergenze del momento. E’ giunto il tempo di invertire la tendenza, oggi più che mai le conseguenze del Covid-19 ci obbligano ad impiegare tempo e risorse nel migliore dei modi, senza procrastinare interventi risolutivi e strutturali e per tale ragione chiediamo con forza che venga portata a compimento l’annosa questione della mancata attuazione dello Statuto Siciliano. La perdurante mancata piena applicazione dello Statuto Siciliano, infatti, riapre la dolorosa e ben più articolata vicenda che riguarda il divario tra Nord e Sud. Una diseguaglianza irrisolta che sembra celare la riluttanza dello Stato a riconoscere nei fatti ciò che è ampiamente riconosciuto della Costituzione Italiana e dai Trattati europei ovvero quel principio di coesione territoriale utile a rimuovere gli squilibri economici e sociali esistenti, nonché a garantire uno sviluppo omogeneo e armonioso su tutto il Paese. Un’Italia unita e libera deve poggiarsi sui dettami di equità e di pari opportunità tra zone diverse non solo morfologicamente ma ancor di più sotto il profilo socio economico”.

… e tutti vissero felici e contenti

Nel documento gli esponenti di Attiva Sicilia hanno, inoltre, sottolineato la lista dei torti. “Le entrate pro-capite della Regione siciliana sono nettamente più basse rispetto alle Regioni a Statuto Speciale, ovvero al pari delle Regioni a Statuto ordinario, nonostante le maggiori funzioni trasferite. Il contributo alla finanza pubblica è eccessivo, secondo solo alla Lombardia, che ha però quasi il doppio delle entrate. Ciò per evidenziare soltanto i punti più eclatanti che rappresentano uno sfregio ad ogni criterio di giusta ripartizione delle risorse. Ma potremmo aggiungere, per citare altre tematiche storiche irrisolte, la questione delle accise sui prodotti energetici immessi in consumo nel territorio regionale o l’applicazione dei principi comunitari relativi all’insularità e alla fiscalità di sviluppo. L’appello che rivolgiamo a tutta la Commissione – concludono Foti e Tancredi – è di far sì che questa vicenda abbia la conclusione sperata in un tempo definito, che si possano nel più breve tempo calendarizzare i lavori e si eviti che la burocrazia possa costituire un alibi a copertura di eventuali mancanze della politica. La piena applicazione dell’Autonomia oggi rappresenta la vera àncora di salvezza della Sicilia, il presupposto per potere progettare uno sviluppo sostenibile, la speranza per le migliaia di giovani che intendono fornire il loro contributo alla crescita socio culturale dell’Isola”.

Completamente fuori dalla realtà

Ci saremmo aspettati almeno un accenno agli ‘buchi’ del Bilancio regionale. O alla Corte dei Conti per la Sicilia che domani si dovrebbe pronunciare sui disastri economici e finanziari dei conti regionali provocati dallo Stato con l’avallo dell’attuale Governo siciliano. Invece niente di tutto questo. Solo la favola bella. In pratica – mettiamola così – dopo che lo Stato italiano, soprattutto a partire dal 2015 – ha scippato alla Sicilia tutto quello che poteva scippare, la Commissione Paritetica dovrebbe rimediare a questi torti! Ribadiamo: dire che siamo allibiti è poco. Noi capiamo che si avvicina la campagna elettorale e che è arrivato il momento di raccontare favolette: però, signori, c’è un limite a tutto! Nei giorni scorsi ci siamo imbattuti nel Comunato di sindaci delle aree montane siciliane: persone per bene, attenzione. Il problema è che sognano due cose che non stanno né in cielo, né in terra. Il primo sogno è che lo Stato – che continua a scippare soldi alla Sicilia – dia a loro i soldi per la fiscalità di sviluppo. Il secondo sogno – che poi, più che un sogno, è un distacco totale dalla realtà – è che pensano che con la fiscalità di sviluppo per i Comuni montani della Sicilia, gli stessi Comuni si salveranno. Abbiamo cercato di metterli davanti alla realtà, illustrandogli, con i numeri alla mano, perché la Regione siciliana il prossimo anno affonderà, visto che gli scippi dello Stato – che i due geni assoluti dell’attuale Governo regionale, il presidente Nello Musumeci e il suo vice nonché assessore all’Economia, Gaetano Armao, hanno avallato a partire dal Gennaio del 2018 – non consentiranno alla stessa Regione di approvare la legge di stabilità 2022. Non c’è stato niente da fare: siano stati presi per ignoranti.

Chi dovrebbe salvare la Sicilia? Il Governo Draghi che ha già ‘saccheggiato’ il Recovery Plan di Sud e Sicilia? E che vuole applicare l’Autonomia differenziata per ‘incaprettare’ definitivamente Sud e Sicilia? E il Ministro Patuanelli che…

Ora arriva la favoletta di Attiva Sicilia con i Cappuccetti rossi più o meno paritetici. Veramente: non sappiamo se piangere o ridere! Pensate un po’ che situazione: il Governo di Mario Draghi – quello bravo, dal Britannia all’obbligo del vaccino anti-Covid per medici e infermieri, il vaccino che sta avendo tanto ‘successo’, soprattutto nel Regno Unito – ha già scippato a Sud e Sicilia oltre 70 miliardi di euro di Recovery Plan; lo stesso Governo Draghi, con la Ministra Mariastella Gelmini, la ‘meridionalista’ di Forza Italia, quella che ha cancellato scrittori e poeti del Sud dalla letteratura italiana, sta riproponendo l’Autonomia differenziata che porterà via alle Regione del Sud e alla Sicilia, a regime, non meno di 70 miliardi di euro all’anno; in più, come ‘frutta’, c’è il Ministro grillino e nordista di Trieste delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, che si è messo in testa di scippare alle agricolture del Sud Italia circa 2 miliardi di euro, in cambio di improbabili ristori. Uno scippo assurdo, che gode dell’appoggio delle Regioni Campania, Puglia e Calabria, mentre in Sicilia, ad avallare questa mossa antimeridionale e antisiciliana pensano i parlamentari nazionali eletti in Sicilia che si dividono in due categorie: quelli che la avallano e quelli che tacciono. La Sicilia sta letteralmente affondando e dobbiamo sentire le chiacchiere su fiscalità, Commissioni Paritetiche e bla bla bla.

Domani bisognerà capire come finirà con la Corte dei Conti in ordine alla ‘parifica’. Il prossimo anno, se lo Stato si terrà i soldi del “risanamento”, alla Regione mancheranno oltre 900 milioni di euro: e questa volta il Bilancio non si potrà fare

Tutti questi personaggi che parlano attraverso altisonanti comunicati stampa lo sanno che, in questo momento, ci sono interi settori della vita pubblica siciliana, che dipendono dai fondi regionali, abbandonati a se stessi perché i fondi appostati nella Finanziaria regionale 2021 sono legati alla riprogrammazione di fondi europei mai riprogrammati? Lo sanno che il prossimo anno la Regione siciliana non potrà approvare il Bilancio, perché dovrebbe appostare poco più del 50% di fondi ‘fantasma’, dal momento che lo Stato si terrà quasi un miliardo di euro dai fondi regionali per il famoso “risanamento dei conti pubblici”? Ricordate? Governo Renzi 2014: da allora in poi lo Stato ha scippato alla Regione siciliana da un miliardo a un miliardo e 300 milioni di euro all’anno ufficialmente per “risanare i conti pubblici”, nei fatti per pagare le ‘rate’ del debito pubblico italiano (circa 70 miliardi di euro all’anno) agli strozzini dell’Unione europea. Così, come si usa dire dalle nostre parti, giustu pi sapirini parrari, quest’anno lo Stato non si è preso questi soldi in ‘onore’ della crisi Covid e, bene o male, la legge di stabilità regionale 2021 con i ‘buchi’ è stata approvata. La legge di stabilità regionale siciliana 2021 non è stata impugnata da Roma perché i ‘buchi’ li ha provocati lo Stato e lo Stato non può impugnare qualcosa che ha provocato. Domani – se non ricordiamo male – la Corte dei Conti per la Sicilia dovrebbe comunicare se il Bilancio regionale verrà o meno ‘parificato’ (cioè approvato). Noi siamo pronti a scommettere che verrà ‘parificato’, perché così vuole il Governo nazionale, che sta lasciando la Regione siciliana a bagnomaria. Già per il Governo Musumeci, arrivare alla fine di quest’anno, sarà una gimkana tra variazioni e assestamento di Bilancio. Ma il prossimo anno se il Governo di Mario Draghi, quello bravo, dal Britannia all’obbligo vaccinale per medici e infermieri, si terrà il miliardo e forse più per “risanare” i conti dello Stato italiano che non si risanano mai, alla Regione siciliana mancheranno poco più di 900 milioni di euro, più i soldi che ormai mancano ordinariamente. Se le cose andranno così saranno ‘augelli senza zucchero’. Altro che fiscalità di sviluppo e Commissione Paritetica…

Foto tratta da Diregiovani 

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