Il bel post di Mauro Piergentili sulla capra. Perché non utilizzare le capre a tutela dei boschi siciliani creando lavoro?

29 maggio 2021
  • La nostra idea è nata leggendo questo post che coniuga conoscenza delle abitudini  e delle potenzialità delle capre con una grande saggezza
  • ” I boschi potrebbero alimentare molti animali anche con le ghiande e le castagne inselvatichite2
  • Perché non provare a valorizzare la Capra Girgentana per eliminare naturalmente le erbe del sottobosco producendo contemporaneamente latte e formaggi? La nostra proposta a Regione ed Esa

La nostra idea è nata leggendo questo post che coniuga conoscenza delle abitudini  e delle potenzialità delle capre con una grande saggezza

Sulla pagina Facebook PASTORI E ALLEVATORI 2.0 leggiamo una riflessione di Mauro Piergentili che coniuga la conoscenza della vita e delle abitudini e delle potenzialità delle capre con una grande saggezza. La riportiamo con grande piacere perché in Sicilia – dove ogni anno bruciano tantissimi ettari di aree verdi – questa riflessione potrebbe servire come una possibile soluzione per fronteggiare, almeno in parte, il problema del fuoco.

” I boschi potrebbero alimentare molti animali anche con le ghiande e le castagne inselvatichite”

“Le capre – scrive Mauro Piergentili – sono sempre state amiche del contadino e nemiche del potere. Si alimentano da sole di quello che trovano. Il loro ‘difetto’ è proprio questo. Il montanaro grazie alle capre campa. Lo Stato e le classi che dominano l’economia non gradiscono. Non gli va bene che campi senza schiattare di fatica per pagare le tasse e le merci industriali (sempre scambiate a prezzo sfavorevole ai contadini). Così hanno inventato che le capre ‘danneggiano’. Danneggiano cosa? Le piantagioni intensive di conifere fatte non dai contadini ma da impresari, i rimboschimenti artificiali, i cedui governati con un turno troppo ravvicinato per alimentare l’industria (nel Settecento, prima del carbone). Oggi ci sono tanti terreni abbandonati dove invece che danni fanno benefici perché riducono il rischio di incendio”. Piergentili accompagna il suo post con una fotografia (a sinistra) che ritrae alcune capre che pascolano tra le ginestre: “Qui la capra mangia la ginestra che è bella quando è fiorita ma quando invecchia o si ammala crea delle brutte superfici di cespuglieto denso pronto a bruciare. Ancora oggi dà fastidio che si allevi senza dover acquistare i mangimi industriali e così ti multano perché la capra non può pascolare nel bosco (anche se il ‘bosco’ è fatto di erbe alte secche e di cespugli). I boschi potrebbero alimentare molti animali anche con le ghiande e le castagne inselvatichite. Ma il potere urbano preferisce trasformarli in una pseudo-Amazzonia nostrana popolata solo di lupi e di cinghiali”.

Perché non provare a valorizzare la Capra Girgentana per eliminare naturalmente le erbe del sottobosco producendo contemporaneamente latte e formaggi? La nostra proposta a regione ed Esa 

In questo post ci sono tanti spunti interessanti. Di notevole importanza il fatto che la capra possa pascolare nel bosco senza bisogno di ricorrere a mangimi industriali. Ora uno dei problemi nella gestione delle aree verdi è rappresentato dal sottobosco: quando l’erba che cresce nei boschi secca e non viene eliminata si creano i presupposti per gli incendi. La presenza di erbe e cespugli – come sottolinea anche Mauro Piergentili – può facilitare la diffusione del fuoco. E allora perché non pensare di utilizzare le capre per eliminare le erbe dal sottobosco quando sono ancora verdi? Si tratterebbe di organizzare – o meglio, riorganizzare – l’utilizzazione dei boschi della Sicilia. Perché non pensare a valorizzare la Capra Girgentana, che per fortuna è stata salvata dall’estinzione? Noi non sappiamo quale potrebbe essere le formula: se coinvolgere i privati, o affidare la gestione di allevamenti di capre al Corpo Forestale e agli operai della Forestale: una formula si potrebbe trovare. Il sottobosco dei boschi siciliani verrebbero ripuliti naturalmente e, in più, si potrebbero produrre latte e formaggi. La Sicilia può contare sull’Istituto zooprofilattico, sull’Istituto Zootecnico e su altre professionalità che si trovano negli uffici della Regione e nell’Esa, Ente di sviluppo agricolo. Chi l’ha detto che la Regione non può produrre latte e formaggi e, contemporaneamente, tenere puliti il sottobosco delle aree verdi, riducendo gli incendi? Ricordiamo che, qualche anno fa, la Regione siciliana produceva un ottimo vino che veniva venduto nei supermercati. Negli anni ’80 del secolo passato si parlava tanto di “forestazione produttiva”. Lanciamo la nostra proposta al governo regionale e, segnatamente, all’assessorato regionale all’Agricoltura, all’Esa, al Corpo Forestale della Regione e agli stessi operai forestali che potrebbero essere impiegati tutto l’anno in questa attività!

Foto tratta da Agrigento 2000

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