Ci siamo: domani l’appuntamento con la manifestazione nata su iniziativa dei cittadini (studenti, lavoratori, precari, disoccupati, no Triv, No Muos, ecc…) che hanno deciso di lottare contro una politica che svende i diritti e il territorio e che costringe i giovani all’emigrazione e i meno giovani alla disperazione. Gli organizzatori spiegano nel dettaglio le ragioni della protesta
Chi non ha un motivo per protestare in Sicilia? Politici a parte, i cittadini ‘normali’, vessati sotto ogni punto di vista, di ragioni ne trovano tante. Ecco perché la manifestazione che andrà in scena domani, 30 Marzo (anniversario dei Vespri siciliani) a Palermo (raduno alle 15 davanti al teatro Massimo), nata su iniziativa di un gruppo di cittadini, ha attirato l’attenzione di tante categorie, movimenti e associazioni che nei giorni hanno garantito la loro adesione. Nella pagina Facebook ‘Antudo’- che ha fatto da collante a questa iniziativa- le motivazioni vengono espresse nel dettaglio attraverso un excursus degli ultimi anni di potere nefasto che ha incatenato ulteriormente la Sicilia, riducendola a mera colonia di interessi che nulla hanno a che fare con quelli dei Siciliani.
Ve le proponiamo.
Eccole:
“Nel 2012 la coalizione di centro-sinistra, formata dal Partito Democratico e da una sua costola, il Megafono, vincono le elezioni regionali siciliane: Rosario Crocetta, ex sindaco di Gela, si impone sul suo sfidante Nello Musumeci nel quadro di una tornata elettorale che verrà ricordata ai posteri soprattutto per il bassissimo afflusso alle urne: circa la metà dei siciliani decide di non votare.
Intanto Crocetta esulta: la sua vittoria – dice – sarà l’inizio della “rivoluzione” per la Sicilia: basta con le clientele, le corruzioni, le complicità, i blocchi di potere del passato – aggiunge il nuovo governatore.
Siamo oggi alle porte della primavera 2016. Dopo quasi tre anni cosa è rimasto della rivoluzione di Crocetta? Come si è mossa la “nuova” politica siciliana in questo grosso arco di tempo?
A guardare alcune facce e nomi, dobbiamo iniziare con l’annotare che proprio “nuova” questa politica pare non essere: intanto per le facce che compongono l’assemblea regionale; poi ci sono i volti degli assessori: qualcuno “nuovo”, in effetti, è stato provato: sempre con pessimi risultati o traumatiche uscite di scena. Poi, però, dopo quattro rimpasti di governo ecco puntualmente spuntare qualche nome di peso: uno su tutti, Antonello Cracolici.
In generale, alla Regione Siciliana, ben poco si è mosso nella macchina governativa: i burocrati sono quasi tutti ancora lì, moltissimi coinvolti in procedimenti giudiziari; i privilegi di questi, e dei partiti, e dei politici ancora tutti vivissimi; l’assetto complessivo non pare essere stato molto “rivoluzionato”.
E le politiche di questo governo, allora? Cosa ha cambiato Crocetta nelle scelte politiche, sociali, economiche, di sviluppo e tutela ambientale, infrastrutturali, per la Sicilia?
E qui il discorso si fa assai complicato: non per noi – attenzione – ma per lo stesso Crocetta. Chiaro che, quando si parla di amministrazioni locali, in tempi di crisi come questi, la scusa per le istituzioni è sempre pronta: colpa dell’Europa, dei tagli dei governi, dei vincoli di legge. Eppure stavolta la scusa non tiene granché: i conti della Regione Siciliana sono peggiorati in questi tre anni; non tutti quelli a disposizione sono stati spesi (possibili fondi europei) e quando ci si è riuscito lo si è fatto male e seguendo sempre le stesse logiche clientelari.
Inoltre, il governatore Crocetta, pur di mantenere salda la poltrona di fronte alle minacce del capo-Renzi, ha accettato di buon grado di farsi commissionare le scelte economiche direttamente dalle stanze del potere Romano, infatti il governo Renzi gli ha imposto l’attuale assessore all’economia, Baccei. E con Baccei ha così deciso di non pretendere la restituzione delle imposte prelevate dallo Stato ma che spettavano alla Regione: milioni di euro lasciati alle esigenze del Pd romano – questo il risultato! E sempre con Baccei si è, in questi anni, proceduto con la sistematica operazione di attacco allo stato sociale: tagli alla sanità, al sistema scolastico, alle università, agli ammortizzatori sociali. Le partecipate e gli enti convenzionati sono stati lasciati a casse vuote con enormi danni per i lavoratori di questi. I progetti utili al rilancio di alcuni settori lavorativi abbandonati miseramente: si pensi al nuovo bacino di carenaggio promesso per i cantieri navali palermitani e utilissimo per l’acquisizione di commesse da parte di Fincantieri. Intanto, le statistiche nazionali ed internazionali dimostrano il disastro: il più alto numero di giovani disoccupati in Europa, il reddito familiare sceso sotto i livelli greci.
La Sicilia va così incontro alla desertificazione socio-anagrafica oltre che industriale: ogni anno aumenta il numero di GIOVANI EMIGRATI a cercar fortuna!
In termini industriali e/o produttivi la dinamica è altrettanto peggiorativa: decine di migliaia di piccole imprese sono fallite senza che la Regione muovesse un dito. L’economia agricola (che dovrebbe essere una vocazione oltre che una risorsa) è ridotta all’osso; negli altri campi il quadro non cambia. Le società di recupero crediti fanno poi la restante parte necessaria alla sistematica frustrazione delle possibilità di vita per i siciliani.
Lavoro ed economia, servizi sociali e istruzione sono, dunque, chiare emergenze politiche; ma c’è di peggio – anche se ciò potrebbe apparire paradossale. Di peggio c’è, infatti, che il governatore Crocetta e la sua “rivoluzionaria” macchina di governo hanno – mentre lasciavano morire migliaia di piccole imprese – continuato la politica di svendita dei territori e delle risorse siciliane ai vecchi potentati locali e alle grandi imprese e multinazionali.
Più in generale, ad essere stato perpetuato senza alcun ritegno è un modello di sviluppo mortificante e nocivo, utile a generare enormi guadagni per interessi esterni alla popolazione siciliana; tra l’atro, ciò sta avvenendo sempre secondo una schema di assoluta supinità politica ai grandi capitali ed agli interessi speculativi. Nulla viene così concesso alle reali esigenze dei territori, al diritto collettivo alla salute, o alle possibilità di autodeterminare lo sviluppo dei luoghi in cui si vive. Tutto deve essere imposto dall’alto.
Facciamo alcuni esempi. I Lavoratori della FORMAZIONE PROFESSIONALE e gli operai FORESTALI sono trattati come carne da macello dal governo regionale commissariato dal Pd di Renzi, mentre i nostri insegnanti sono stati deportati al Nord per riuscire a lavorare, con un effetto disastroso per le famiglie Siciliane che si sono trovate a dover affrontare grandi sacrifici. Per non parlare del quotidiano bollettino di guerra che proviene dai nostri edifici scolastici sempre piu’ fatiscenti e con sempre meno investimenti da parte del governo.
Inoltre L’ultimo piano-rifiuti preparato dall’attuale governo regionale e’ stato sconfessato dal governo Italiano che ha imposto la costruzione di 2 maxi inceneritori nella nostra terra, mentre Crocetta ne aveva proposti addirittura 6 di piu’ piccole dimensioni, non soltanto seguendo le stesse linee guida dei precedenti piani preparati dai precedenti governi di Cuffaro e Lombardo; ma prevedendo anche la costruzione di inquinanti discariche ed INCENERITORI in una terra già martoriata da un sistema di smaltimento che inquina e uccide; e, in sostanza, affidandone la tenuta del sistema agli stessi industriali che da decenni speculano sulle risorse ambientali e territoriali: e i nomi sono quelli ai vertici di una Confindustria Sicilia guidata da quel Montante sotto inchiesta per appalti irregolari e tangenti ad amici di amici.
C’è poi la vicenda MUOS in cui Crocetta ha dato il meglio di sé, facendosi prima campagna elettorale proclamandosi contrario, per poi fare dietro-front di fronte al richiamo alla disciplina del Partito Democratico e degli Usa. Questa totale subalternità ad interessi esternii, non a caso, è la strada che conduce alla sempre più spiccata caratterizzazione della Sicilia come avamposto di guerra per gli interessi imperialistici stranieri: Sigonella, Niscemi, Birgi sono stati consegnati ai giochi guerrafondai di Usa e Nato che addirittura realizzano nella nostra regione (Birgi, Marsala) le loro esercitazioni con danno per la salute e le economie locali.
Ma essere costantemente subalterno ai ricatti politico-economici è una costante del “rivoluzionario” governo siciliano. Ciò avviene, per esempio, anche quando un’azienda di stato, l’Eni, decide di ricattare il nostro Crocetta e tutto il Pd per farsi “regalare” le coste siciliane alla ricerca di nuovo petrolio e quindi di nuovi miliardari profitti. È questo il caso delle trivellazioni nel Canale di Sicilia, cui Crocetta ha detto sì in cambio della promessa, da parte di Eni, di non smantellare il sito produttivo (la raffineria) di Gela. Dunque, nella scelta del governatore, non hanno avuto un peso né gli enormi danni che queste trivellazioni comporteranno in termini ambientali ed economici (basti pensare al settore ittico di Licata) né i terribili danni che Eni ha già provocato a Gela e nei territori vicini; a guardare la mappa dei territori siciliani a più alto tasso di tumori, leucemie, malattie infantili, del resto, viene molto facile trovare il collegamento: lì dove si segnala un elevatissimo tasso di queste malattie corrisponde sempre la presenza di un sito produttivo di Eni; Gela (per l’appunto) ma anche Milazzo, Priolo, Melilli sono la dimostrazione di quanto terrificante sia il modello di sviluppo imposto alla Sicilia e quanto la questione-ambientale (dello sfruttamento dei territori) sia un’emergenza dirimente e drammatica per la nostra terra.
E veniamo, in questi giorni, a sapere che le concessioni petrolifere alle multinazionali verranno concesse anche a largo di Pantelleria e in altre aree vicine alle coste siciliane: a imporlo è il governo-Renzi ma la Regione, che pure potrebbe opporsi grazie al suo statuto speciale, ha già fatto sapere che accetta di buon grado la decisione.
Ma se la “rivoluzione” di Crocetta altro non si è dimostrata che la più classica prosecuzione dei precedenti sistemi di governo (Cuffaro e Lombardo) da quale strada passa un possibile riscatto della Sicilia?
Alcune strade sono già state, del resto, letteralmente percorse. Le strade di Licata, Marsala, Trapani ,Niscemi, Palermo, Valle del Mela, Messina, Catania … queste strade e quelle piazze hanno già assistito al “manifestarsi” di queste possibilità di riscatto; esse parlavano il linguaggio del rifiuto e dell’opposizione: dei No pieni di dignità e determinazione hanno colorato quelle strade di riscatto.
I NoMuos, NoTriv, NoInceneritori, NoDiscariche, NoNato, riempivano quelle piazze e parlavano agli altri siciliani di “sottrazione” dall’imposizione e, soprattutto, della possibilità di costruire altro: ben altro. Parlavano del fatto che questa Sicilia merita un modello di sviluppo meno inquinante, meno nocivo, più attento alle reali vocazioni dei territori e delle popolazioni, del diritto alla salute e della tutela dell’ambiente, di paesaggi e di giustizia sociale. Parlavano e parlano a tutta la Sicilia di un nuovo modello di sviluppo: parlano di autodeterminazione per il popolo siciliano e del diritto a decidere del proprio futuro.
Crediamo che questi siano diritti inalienabili; sappiamo che dovremo conquistarceli! E per farlo due sono le condizioni necessarie: che le lotte che inondano le strade siciliane di dignità e coraggio siano, tra di loro, unite, collegate; l’altra è cacciare, dal basso, chi si è reso responsabile ed esecutore materiale degli scempi che stiamo subendo: e molte strade portano a Crocetta e all’attuale governo regionale!
Difendere il nostro territorio cacciando, con la lotta, il governo siciliano; cacciare il governo-Crocetta difendendo, con la lotta, il nostro territorio: due facce della stessa medaglia; due necessità urgenti e collegate. Per queste ragioni ci appelliamo alle realtà di lotta, ai comitati, coordinamenti, collettivi che in Sicilia animano il riscatto e mobilitano le piazze; ci appelliamo alla voglia di riscatto e rivalsa del popolo siciliano; proponiamo e lanciamo la costruzione di una manifestazione del popolo Siciliano contro il governo di Rosario Crocetta e a difesa dell’ambiente e del territorio siciliano; crediamo sia urgente far sentire la nostra voce sotto, davanti e contro i palazzi del potere; il 30 marzo ricorrerà l’anniversario (era il 1282) della rivolta del Vespro: oggi, come allora, dovremo liberarci dal giogo di una politica che vorrebbe sopraffarci e sfruttarci. Oggi come allora lo faremo lottando”!
POPOLO SICILIANO ALZA LA TESTA!!
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