- Il tema è stato affrontato con un’interrogazione – voluta anche dal Movimento per l’Indipendenza e l’Autonomia della Sicilia (MIAS) – e presentata dal parlamentare regionale Vincenzo Figuccia
- La risposta in Aula dell’assessore regionale alle Autonomia locali, Marco Zambuto
- Un tema che, in effetti, a parte qualche scaramuccia, non è mai stato affrontato
- La replica di Figuccia
Il tema è stato affrontato con un’interrogazione – voluta anche dal Movimento per l’Indipendenza e l’Autonomia della Sicilia (MIAS) – e presentata dal parlamentare regionale Vincenzo Figuccia
Ogni tanto in Assemblea regionale siciliana si dibatte di questioni legate all’Autonomia siciliana. E’ il caso della risposta ad un’interrogazione presentata dal parlamentare della Lega, Vincenzo Figuccia. Interrogazione che è stata sollecitata da Umberto Mendola, presidente del Movimento per l’Indipendenza e l’Autonomia della Sicilia (MIAS). Tema: le prefetture. Che in Sicilia, se fosse stato applicato alla lettera l’articolo 15 dello Statuto siciliano, non dovrebbero esserci. Leggiamo insieme l’articolo 15 dello Statuto: “Le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono soppressi nell’ambito della Regione Siciliana. L’ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui Comuni e sui liberi Consorzi comunali, dotati della più ampia autonomia amministrativa e finanziaria. Nel quadro di tali principi generali spetta alla Regione la legislazione esclusiva e l’esecuzione diretta in materia di circoscrizione, ordinamento e controllo degli enti locali”. Se le Province fossero state sostituire dai liberi Consorzi di Comuni sarebbero spariti i confini delle Province e, di conseguenza, anche le prefetture che agiscono su base provinciale. Per la cronaca, i sei liberi Consorzi istituiti sono una farsa, perché non sono altro che le sei ex Province con il nome cambiato; idem per le Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.
La risposta in Aula dell’assessore regionale alle Autonomia locali, Marco Zambuto
Leggiamo cosa ha risposto l’assessore regionale alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica, Marco Zambuto: “Premesse alcune osservazioni di carattere storico-giuridico, autonomistiche e indipendentistiche – ha detto in Aula Zambuto – (Figuccia) ha scritto ed ha chiesto di conoscere dal Presidente della Regione e dall’assessore regionale delle Autonomie locali le ragioni per le quali non si sia provveduto tempestivamente alla rimozione delle prefetture presenti su tutto il territorio regionale, in ottemperanza delle disposizioni statutarie, quali fonti di rango costituzionale. Ha altresì chiesto chi sarà chiamato al ristoro dei danni per la mancata attuazione dell’art. 15 dello Statuto regionale siciliano, disposizione diretta a chiarire che l’ordinamento siciliano si basa sulla Regione stessa, sui Comuni e sui liberi Consorzi, e da cui parte della dottrina fa discendere come diretta conseguenza anche gli uffici prefettizi. Ciò premesso, deve ammettersi che la questione sollevata ha un valore esclusivamente politico e storico, perché riguarda l’integrale attuazione dello Statuto siciliano ed il suo coordinamento con la Costituzione italiana, questione che ha, diciamo, poco a che fare con la funzione ispettiva consistente in una domanda rivolta al Governo nel suo complesso, o al singolo assessore. Per semplificare, con il regio decreto 18 marzo del 1944, il numero 91, il Governo italiano ha realizzato in Sicilia un ampio decentramento amministrativo istituendo, quale organo provvisorio, un Alto Commissario Civile per la Sicilia. Pochi mesi dopo, con il decreto luogotenenziale del 28 dicembre 1944, n. 416, il Governo italiano ha istituito una Consulta regionale composta da rappresentanti delle organizzazioni politiche, economiche, sindacali con il compito di formulare proposte per l’ordinamento regionale siciliano. Il 23 dicembre 1945, detta Consulta regionale, approvava un testo di Statuto della Regione, Statuto che veniva sottoposto all’Assemblea costituente per essere coordinato con la Costituzione in corso d’approvazione da parte dell’Assemblea costituente stessa. Approvato lo Statuto con il regio decreto legislativo 15 marzo 1946, il n. 445, si rendeva necessario sottoporlo all’Assemblea costituente, che approvava la Costituzione della Repubblica il 27 dicembre 1947, Assemblea che convertiva in legge costituzionale, 26 febbraio ’48, n. 2, lo Statuto regionale siciliano, costituzione che all’art. 116 prevede per per la Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, forme particolari di autonomia secondo Statuti speciali adottati con leggi costituzionali”.
Un tema che, in effetti, a parte qualche scaramuccia, non è mai stato affrontato
“Emersero – ha detto sempre Zambuto – alcune problematiche politiche. L’Assemblea costituente, per velocizzare i lavori e placare le note istanze autonomistiche, decideva di approvare lo Statuto siciliano senza alcuna modifica, prevedendo contestualmente che entro due anni le modifiche ritenute necessarie allo Stato dalla Regione avrebbero dovuto essere approvate dal Parlamento nazionale con legge ordinaria, udita l’Assemblea regionale siciliana. Quest’ultima disposizione è stata dichiarata illegittima dall’Alta Corte per la Regione siciliana”. Per la cronaca, l’Alta Corte per la Sicilia è stata istituita con lo Statuto ed era costituita da giuristi segnalati in numero paritetico dallo Sato e dalla Regione. Ha operato fino al 1957, quando è stata ‘inghiottita’ dalla Corte Costituzionale. “L’Alta Corte – ha precisato l’assessore alle Autonomia locali – ha pure dichiarato incostituzionale la norma contenuta nella legge regionale approvata dall’Ars il 24 febbraio ’52, con la quale i prefetti di nomina statale venivano sostituiti da procuratori di nomina regionale, ciò in quanto tale sostituzione avveniva senza che la Regione provvedesse a ridisegnare in materia stabile una nuova struttura amministrativa della Regione. Da allora non essendo più intervenuto alcun coordinamento tra lo Statuto siciliano e la Costituzione nazionale, si è proceduto, attraverso un difficile processo di revisione dello Statuto ed anche delle sue norme di attuazione, senza che mai il tema delle prefetture venisse riaffrontato con la dovuta attenzione”.
La replica di Figuccia
Figuccia ha preso la parola sottolineando “che l’assessore ha colto nel segno rappresentando il valore certamente storico dell’interrogazione, ma facendo riferimento anche ad aspetti di contenuto che non possono non riguardare la dimensione politica prima, e di carattere amministrativo dopo. Ad oggi non è stato mai fatto un intervento reale di coordinamento tra lo Stato e le Regioni. Mi auguro che l’assessore possa farsi portavoce della questione”.
LINK AL VIDEO DELLA SEDUTA (AL MINUTO 1:44:51)
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