La bufera politica siciliana: il vero obiettivo è il presidente Musumeci? L’ombra di Gianfranco Miccichè…/ SERALE

2 aprile 2021
  • Va da sé che già si è aperta la campagna elettorale per le elezioni regionali del prossimo anno
  • La gestione ‘catanocentica’ della sanità
  • Miccichè ha un solo obiettivo: la riconferma alla presidenza dell’Ars nella prossima legislatura
  • L’attuale presidente del Parlamento siciliano è un ‘principe’ del trasformismo politico: non è da escludere che si ritorni nel centrosinistra

Va da sé che già si è aperta la campagna elettorale per le elezioni regionali del prossimo anno

La prima riflessione che tutti quelli che seguono la politica siciliana hanno fatto quando hanno visto la bufera che si è abbattuta sull’assessore Ruggero Razza è stata quasi matematica: “E’ un attacco al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci“. Considerazione ovvia, considerato che Razza è un fedelissimo del Governatore dell’Isola. Lasciando fuori la vicenda giudiziaria – che farà il proprio corso – questa storia va ‘letta’ anche in chiave politica, alla luce di quello che sta succedendo e di quello che potrebbe succedere. Intanto va notata una concomitanza: negli stessi giorni delle polemiche su dati del Covid, a Sala d’Ercole – l’Aula del Palazzo Reale di Palermo dove si riunisce l’Assemblea regionale siciliana – il Governo Musumeci è stato battuto più volte, tanto che, a un certo punto, lo stesso presidente ha deciso di non presentare più nulla in Aula, perché ha capito che gli avrebbero ‘bocciato’ tutto. La domanda è: che parte ha giocato, in questo momento politico – e quindi anche in Aula – il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè? E qui cominciano le ipotesi.

La gestione ‘catanocentica’ della sanità

Che ci sia stata una gestione della sanità siciliana un po’ accentrata e un po’ ‘catanocentrica’ (Musumeci e Razza sono di Catania) è nelle cose. E non è difficile pensare che questo non sia andato a genio a tanti parlamentari e alle ‘massonerie sanitarie’ che in Sicilia hanno sempre contato molto. Però, in questa storia, c’è qualcosa di più e di più profondo. Lega, gli Autonomisti di Roberto Di Mauro e Fratelli – che oggi in Sicilia ‘viaggiano’ intorno al 25% e forse più – non hanno interesse a creare difficoltà a Nello Musumeci. Chi invece è in una posizione difficile è il citato Miccichè, che si ritrova in difficoltà con i vertici nazionali del suo partito e in difficoltà anche all’interno di Forza Italia in Sicilia. Certo, si difende, è riuscito a salvare il ruolo di coordinatore degli azzurri dell’Isola. Ma, in prospettiva, non è messo bene. Un’eventuale ricandidatura di Musumeci non gli garantirebbe quello che lui vuole: ovvero il ‘secondo giro’ alla presidenza dell’Assemblea regionale siciliana.

Miccichè ha un solo obiettivo: la riconferma alla presidenza dell’Ars nella prossima legislatura

Attorno a lui ci sono sempre parlamentari nazionali e regionali: non sono tantissimi, ma ci sono. Ma di ‘pezzi’, Miccichè, ne ha persi tanti. L’ultimo in questi giorni: si tratterebbe dell’attuale eurodeputato, Giuseppe Milazzo, che sarebbe in ‘freddo’ con Forza Italia, partito nel quale è stato eletto. Si dice che Milazzo sarebbe in fase di avvicinamento a Fratelli d’Italia, forte di un possibile accordo con la parte catanese del partito di Giorgia Meloni. Insomma, l’agibilità politica, per Miccichè, si va riducendo, almeno nel centrodestra. Ma Miccichè è, indubbiamente, un abilissimo interprete del trasformismo politico: ricordiamoci che, nel 2009, è stato uno dei protagonisti del ribaltone di Raffaele Lombardo, lasciando il centrodestra per entrare a far parte del Governo del ribaltone di centrosinistra. Non solo: senza la sua candidatura a presidente della Regione nel 2013, Musumeci sarebbe stato eletto senza problemi alla guida della Sicilia già allora; è stata la sua candidatura – insieme ai voti di un ‘pezzo’ di Forza Italia di Catania – a determinare, nel 2013, l’elezione di Rosario Crocetta. Poi siccome Miccichè, in forza del rapporto personale con Berlusconi, fa quello che vuole, è rientrato dentro Forza Italia e si è ripreso, di forza, la guida del partito in Sicilia.

L’attuale presidente del Parlamento siciliano è un ‘principe’ del trasformismo politico: non è da escludere che si ritorni nel centrosinistra

Cosa volgiamo dire? Che Miccichè, così come nel 2009 ha fatto il ‘salto della quaglia’, passando dal centrodestra al centrosinistra, potrebbe rifarlo adesso, avendo la garanzia della rielezione a presidente dell’Assemblea regionale siciliana (ricordiamo che Miccichè è presidente dell’Ars grazie ai voti del PD). In questa ipotesi – che non è da scartare, perché il personaggio, lo ribadiamo, non ha la minima preoccupazione a giocare su due o più tavoli – Miccichè e i parlamentari di centrodestra che lo seguirebbero si ritroverebbero, come alleati, il PD, il Movimento 5 Stelle, forse i renziani e magari qualche ‘frattaglia’ raccolta qua e là. Ce la farebbero ad eleggere il presidente della Regione? A nostro modesto avviso, non avrebbero molte possibilità. Intanto i grillini siciliani – che sono già in caduta libera come i grillini del resto d’Italia – perderebbero ulteriore credibilità se gli elettori siciliani dovessero vederli alleati non soltanto del PD, ma anche di Miccichè (noi i renziani siciliani non li consideriamo molto, perché non riusciamo a ‘vederli’ in termini di peso elettorale). E poi, fatti quattro conti, la differenza per fare vincere questo schieramento dovrebbe portarla proprio Miccichè. Ora, nel 2009 e poi nel 2013 un bel po’ di personale politico (con una certa forza elettorale) Miccichè è riuscito a mobilitarlo; ma oggi in quanti, nel centrodestra siciliano, soprattutto tra i parlamentari, seguirebbero Miccichè nel suo terzo, eventuale ribaltone politico ed elettorale? E comunque un dato politico è certo: l’offensiva contro Musumeci è iniziata. Bisognerà capire quale sarà la capacità dell’attuale presidente della Regione di tenere unito il centrodestra attorno alla propria ricandidatura. Nell’ultima seduta d’Aula, in realtà, le cose non gli sono andate tanto bene…

 

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