Mafia, fondo per vittime bloccato? Non da ora. Il caso di una donna di San Giuseppe Jato

21 marzo 2016

Da oltre due anni l’organismo del Ministero dell’Interno che dovrebbe coordinare le attività, “si arroga il diritto di rigettare le istanze riconosciute dai giudici. Violando la Costituzione e le pronunce della Cassazione”. Il racconto dell’avvocato Andrea Piazza parla di un abuso che di fatto blocca il fondo 

“Il fondo di rotazione per le vittime di mafia è fermo da cinque mesi”. Lo ha denunciato il vice presidente della Camera, Luigi Di Maio entrando in polemica con il premier Matteo Renzi che nega e parla di “accusa meschina”, mentre il sottosegretario Domenico Manzione, invece, aveva ammesso lo stop attribuendolo ad  un ricorso al Consiglio di Stato che aveva ‘congelato’ le richieste fino a febbraio scorso.

Chi ha ragione? Sicuramente Di Maio e Manzione, ma solo in parte. Perché, in realtà, ci sono casi che superano di gran lunga i cinque mesi e che precedono di gran lunga febbraio. Casi che “rivelano una inerzia della pubblica amministrazione che fa sospettare la volontà di rallentare se non stoppare le erogazioni del fondo di solidarietà in favore delle vittime di mafia cui i giudici hanno riconosciuto il diritto di accedervi”. A parlare è l’avvocato palermitano, Andrea Piazza. Il caso riguarda una sua assistita di San Giuseppe Jato, cui la mafia ha ucciso il fratello nel 2006 perché ritenuto autore di alcuni furti nelle case ‘sbagliate’.

L’istanza di accesso, inoltrata nel 2013, giace ancora nei cassetti del ‘Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso’, organismo del Ministero dell’Interno che dovrebbe limitarsi a coordinare le procedure, ma che invece fa di più: “Sono passati più di due anni da quando abbiamo inviato la nostra memoria- aggiunge l’avvocato Piazza- continuano a risponderci con osservazioni che nulla hanno a che fare con il loro ruolo. Basti ricordare che c’è una sentenza della Cassazione del 2008 secondo cui il Ministero dell’Interno non può decidere se un soggetto ha diritto di accedere al fondo o meno. Non può entrare nel merito, invece praticamente, lo fa, tanto che nel caso della mia assistita aveva rigettato la domanda”.

Ma come è possibile?

“Ce lo chiediamo anche noi- dice l’avvocato Piazza che in una delle sue  memorie ha fatto notare che il Comitato, così facendo, “ADOTTA UNA CONDOTTA ARBITRARIA DISATTENDONO I FONDANTI PRINCIPI COSTITUZIONALMENTE GARANTITI ARROGANDOSI L’ESERCIZIO DI FUNZIONI NON ASSEGNATA CON ECCESSO DI POTERE PREGIUDICANDO IL BUON ANDAMENTO ED IMPARZIALITA’ SCONFINANDO SOGGETTIVAMENTE NEI POTERI DI ACCERTAMENTO RIMESSI IN VIRTU’ DELLA CARTA COSTITUZIONALE ALL’ESERCIZIO DELL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA DISAPPLICANDO PERALTRO LE STATUIZIONI DELLA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONI UNITE SENTENZA 29 AGOSTO 2008 N. 21.927″. Da notare che nella memoria, questa parte è scritta così, a caratteri capitali, come a sottolineare  la gravità delle violazioni normative.

Non solo. C’è anche una ordinanza recentissima della Corte dei Cassazione (n.21306 del 20 Ottobre 2015) nella quale si ribadisce che “in sede di elargizioni in favore delle vittime della criminalità organizzata, la P.A. non dispone di alcun potere di valutazione discrezionale, non solo del diritto, ma finanche dei presupposti dai quali scaturisce il diritto, attribuito direttamente dalla legge all’avente diritto, sicché a tali procedimenti amministrativi, del cd. tipo accertativo, non compete affatto l’applicazione del principio del “tempus regit actum”, ma – assai più semplicemente – quello della ricognizione dei presupposti stabiliti dalla legge per la “certificazione” del diritto di credito e del suo ammontare”.

Peraltro – si legge sempre nella memoria del legale- “l’omessa citazione delle fonti normative a fondamento -nella fattispecie inesistenti- che astrattamente potrebbero dare costrutto alla posizione assunta in dispregio delle norme di legge e della suprema Corte di Cassazione, non è consentito neanche ricorrendo anche alla comune esperienza, comprendere in virtù di quali motivazioni di diritto il comitato si surrogherebbe”.

Insomma, il Comitato del Ministero dell’Interno si arroga diritto che non ha nel negare il riconoscimento di somme dovute ai familiari che hanno fatto istanza accolta dai giudici.

Quello dell’assistita dell’avvocato Piazza sarà l’unico caso in Italia? Ne dubitiamo. E se questo non è un modo per bloccare il fondo di rotazione di solidarietà alle vittime della mafia, cosa è?

 

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