- La donna è stata ricoverata sette giorni dopo la prima somministrazione del vaccino AstraZeneca
- L’ambiguità dell’Ema, l’Agenzia europea per la sicurezza dei medicinali
La donna è stata ricoverata sette giorni dopo la prima somministrazione del vaccino AstraZeneca
Vaccino anti-Covid AstraZeneca: primo caso di trombosi in Italia. Il caso, come leggiamo su Latina Today, si è verificato a Latina, nel Lazio. Una donna di 35 anni, dopo aver fatto il vaccino, ha cominciato ad accusare sintomi piuttosto diffusi: febbre e qualche altro malessere. “Poi improvvisamente, a circa una settimana dall’iniezione – leggiamo nell’articolo di Latina Today – ha accusato una cefalea che ha comportato il suo immediato trasferimento in ospedale. Le sue condizioni sono molto serie”. La donna è “ricoverata in prognosi riservata nel reparto di Medicina d’Urgenza del Goretti. Sul caso c’è al momento il più stretto riserbo”. Casi analoghi a questo si sono verificati nelle scorse settimane in alcuni Paesi europei, prima che l’Ema bloccasse temporaneamente le somministrazioni del vaccino.
L’ambiguità dell’Ema, l’Agenzia europea per la sicurezza dei medicinali
L’Ema, l’Agenzia europea per la sicurezza dei medicinali, poi ha dato il via libera al vaccino AstraZeneca. Ma i dubbi sono rimasti. Riprendiamo un nostro articolo dello scorso: “Il vaccino è sicuro ed efficace. I benefici sono superiori ai rischi”. Poi, però, c’è l’ammissione che non c’è ancora il quadro completo e sono in corso altre valutazioni. Leggiamo sul Giornale di Sicilia una dichiarazione di Emer Cooke, direttrice esecutiva dell’Ema: “Sulla base delle evidenze disponibili e dopo giorni di analisi approfondita dei report clinici dei risultati in laboratorio, delle autopsie e di ulteriori informazioni dagli studi clinici, non possiamo ancora escludere definitivamente un legame tra questi casi”, ovvero trombosi e effetti indesiderati, “e il vaccino”. E ha aggiunto che “ciò che il Comitato (per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza, ndr) ha raccomandato è di aumentare la consapevolezza di questi possibili rischi assicurandosi che siano inclusi nelle informazioni sul prodotto attirando l’attenzione su queste possibili condizioni rare e fornendo informazioni agli operatori sanitari”. Il che “aiuterà a individuare e mitigare ogni possibile effetto collaterale”.
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