- Abbiamo già raccontato che in Nord Africa non vogliono nemmeno sentir parlare di grano canadese. Non sono intelligenti come i cittadini dell’Unione europea…
- Gli effetti del fallimento della CUN, fino ad oggi una grande presa in giro
- … e le navi di grano duro estero arrivano e gli ignari siciliani mangiano…
- Volete mangiare il vero cus cus di grano duro siciliano? Andate in Tunisia…
- Come penalizzare, in un colpo solo, agricoltori, commercianti e consumatori siciliani. Geniali i governanti della Sicilia, no?
- … e carciofi siciliani e olio d’oliva extra vergine siciliano si accingono a fare la fine del grano duro siciliano…
Abbiamo già raccontato che in Nord Africa non vogliono nemmeno sentir parlare di grano canadese. Non sono intelligenti come i cittadini dell’Unione europea…
Per noi – e per i lettori che ci seguono – non è una novità: è noto che in Nord Africa non vogliono nemmeno sentire parlare di grano canadese: in parte lo coltivano e, in parte, lo importano da Sicilia e Puglia. Ma scoprire che 500 mila quintali – dicasi 500 mila quintali! – di grano duro prodotto in Sicilia sta per essere esportato in Tunisia fa un certo effetto! Soprattutto se nella nostra Isola (e anche in Puglia) arriva tanto, tantissimo grano estero, canadese e non soltanto canadese. Insomma, la situazione è, per certi versi, paradossale: la Sicilia produce un grano duro tra i migliori al mondo, che matura naturalmente con il sole, ma sulle tavole di tanti ignari consumatori siciliani arrivano derivati del grano duro importato da Paesi esteri (a cominciare dal Canada) che, magari, è stato fatto maturare artificialmente a colpi di glifosato. E siccome è un grano che è rimasto stipato nelle stive delle navi, e siccome non ci risulta che le navi che trasportano il grano siano dotate di impianti per la refrigerazione, il grano che arriva non può che essere ‘trattato’, anche perché, se privo di trattamenti chimici rischia di presentare micotossine.
Gli effetti del fallimento della CUN, fino ad oggi una grande presa in giro
Attenzione: gli agricoltori siciliani e gli stessi commercianti di grano della Sicilia non sono i responsabili di quello che succede. I primi – gli agricoltori – subiscono prezzi decisi da altri e altrove. I secondi – i commercianti – quest’anno sono rimasti anche loro penalizzati. Lo scenario è confuso. Proviamo a illustrarlo per grandi linee, anche se non è detto che le nostre informazioni siano complete. Perché di informazioni, in questo settore, ce ne sono poche. Averebbe dovuto mettere un po’ di chiarezza la CUN – la Commissione Unica Nazionale del grano duro – che fino ad oggi, al di là dei comunicati stampa di questo o qual parlamentare nazionale, è stata solo una grande presa in giro. La CUN dovrebbe controllare le vendite di grano duro in Italia (soprattutto di Puglia e Sicilia) ed evitare speculazioni al ribasso. Ma, al di là delle sceneggiate, fino ad ora ha prodotto solo carte e chiacchiere.
… e le navi di grano duro estero arrivano e gli ignari siciliani mangiano…
Così scopriamo che il prezzo del grano duro siciliano, la scorsa Estate, non è stato disastrosamente basso come negli anni passati, quando risultava inchiodato a 18 euro al quintale. lo scorso anno il grano duro di Sicilia è stato venduto a 26-28 euro al quintale (più 26 euro al quintale che 28 euro al quintale, in verità). Poi, però, le navi cariche di grano duro estero sono arrivate lo stesso. In Sicilia e in Puglia. In Puglia, addirittura, nel Luglio dello scorso anno, sono arrivate ben nove navi cariche di grano estero, in parte canadese! Ma anche in Sicilia, lo scorso anno, nel porto di Pozzallo, non è certo mancato il grano duro estero: ad Agosto sono arrivati 15 mila tonnellate di grano duro canadese: cosa che noi abbiamo documentato. Per non parlare delle navi cariche di grano che erano arrivate a Febbraio, sempre nel porto di Pozzallo.
Volete mangiare il vero cus cus di grano duro siciliano? Andate in Tunisia…
Ribadiamo, lo scenario siciliano è confuso: tanto grano duro siciliano acquistato dai commercianti e tanto grano duro estero arrivato con le navi. Ai consumatori siciliani, da quello che abbiamo capito, va solo in parte il grano duro siciliano e in parte il grano duro estero. Oggi scopriamo che 500 mila quintali di grano duro siciliano – per lo più acquistato dai commercianti – finirà in Tunisia! E per noi – lo ribadiamo ancora una volta – non è una novità. Scrivevamo nell’Ottobre del 2017: “Mentre in Italia continuano ad arrivare le navi cariche di grano estero (soprattutto canadese) scopriamo che i Paesi del Nord Africa tengono alla salute dei propri cittadini più di quanto l’Unione Europea tenga alla salute degli europei. Per preparare il cus cus in questi Paesi non vogliono nemmeno sentir parlare di grano contaminato con glifosato e micotossine: vogliono e importano grano duro pugliese e siciliano…” (qui potete leggere per esteso il nostro articolo di poco meno di quattro anni fa). Morale: se volete gustare il cus cus di grano duro siciliano o pugliese e volete la certezza di mangiate cus cus di grano duro siciliano o pugliese andate in Tunisia!
Come penalizzare, in un colpo solo, agricoltori, commercianti e consumatori siciliani. Geniali i governanti della Sicilia, no?
Tutto va all’incontrario, in Sicilia, grazie a un’Unione europea che, lungi dal tutelare i consumatori europei, utilizza l’agricoltura come merce di scambio (peraltro a basso prezzo) per consentire alle multinazionali di fare affari. Così in Italia – dove si produce pasta industriale esportata in tutto il mondo – arriva grano duro estero (cosa negata fino a poco tempo fa, oggi qualche azienda che produce pasta ammette che lavora grano duro non italiano), mentre tanti terreni a seminativo del Sud Italia vengono abbandonati causa basso prezzo del grano duro. La Sicilia – che comunque produce ancora tanto grano duro – viene invasa dal grano duro estero che arriva con le navi: con il risultato che gli ignari siciliani mangiano derivati del grano duro estero prodotto chissà come! Mentre 500 mila quintali di grano duro siciliano verranno esportati in Tunisia, dove non vogliono sentire parlare di grano canadese e mangiano solo grano duro prodotto nella loro terra e, soprattutto, grano duro pugliese e siciliano. Il paradosso è che i commercianti che hanno acquistato il grano siciliano lo scorso anno – causa sempre il grano estero arrivato in Sicilia con le navi – lo venderanno ai tunisini a un prezzo inferiore rispetto al prezzo che hanno pagato agli agricoltori siciliani! In pratica, è stato creato un sistema che penalizza agricoltori (per loro prezzi del grano bassi), commercianti (costretti a rivendere sotto costo!) e consumatori siciliani (che si mangiano i derivati del grano duro estero). Vi abbiamo presentato la politica siciliana in agricoltura!
… e carciofi siciliani e olio d’oliva extra vergine siciliano si accingono a fare la fine del grano duro…
In compenso – grazie sempre all’Unione europea – la Tunisia esporta in Europa, Italia in testa, carciofi a prezzi stracciati e olio d’oliva a prezzi stracciati: carciofi tunisini che stanno massacrando le produzioni di carciofi della Sicilia e olio d’oliva tunisino che sta massacrando i produttori di olio d’oliva extra vergine della Sicilia (il 2020 è stato l’anno dell’invasione dell’olio d’oliva tunisino: ma nessuno ne parla e l’olio d’oliva che circola quest’anno in Italia, a sentire la televisione, è tutto italiano…). E la citata politica siciliana che fa? Perché la Sicilia ha una politica agricola, a parte i contributi ‘a pioggia’ (che finiscono anche alla criminalità organizzata) e gli affari di chi gestisce i fondi pubblici?
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