La farsa continua. Mentre l’azienda porta fuori la sede legale e l’immobile di Corso Calatafimi è già in affitto, il Governo nazionale che non fa nulla per risolvere il problema, garantisce solo la cassa integrazione per quest’anno e per l’anno prossimo. Così, in campagna elettorale, potranno presentare il conto…
Arriva alle battute finali la vicenda del call center Almaviva di Palermo e di 1800 dipendenti la cui sorte è praticamente già segnata. Dopo mesi di passerelle politiche e false promesse, la verità la scrivono i fatti. Il primo: Almaviva ha portato fuori dalla Sicilia la sua sede legale, a conferma di un abbandono del territorio che per il capoluogo siciliano sarà drammatico.
Il secondo: alcuni dipendenti hanno scoperto che l’immobile di proprietà dello Stati di via Marcellini (Corso Calatafimi)- che ospita il maggior numero di dipendenti del call center- è già in affitto: “Non ci è stata data alcuna comunicazione ufficiale, ma già lo scorso dicembre al personale che si occupa della pulizia, era stato detto che da giugno in poi non si sarebbero più dovuti occupare della sede di via Marcellini”.
Intanto lunedì, nella sede di via Cordova, andrà in scena un incontro con i sindacati: “Da lunedì sarà attivata la procedura di mobilità. Significa che, se entro 75 giorni da quella data, e quindi il 4 giugno, non sarà raggiunto un accordo, partiranno i licenziamenti”.
Che riguarderanno circa 1800 palermitani.
Perché l’azienda abbia deciso di abbandonare Palermo – mentre resterebbero quasi intatte le altre sedi italiane- non è dato sapere.
Certamente la crisi, determinata dal mancato rinnovo della commessa garantita dall’Enel e da altre grosse compagnie pubbliche e non, è reale. Ma perché paga solo Palermo?
Altrettanto certo è che la politica, come al solito, ha preso in giro tutti. Perché non ha agito lì dove poteva agire. I sindacati da tempo chiedono al governo nazionale di intervenire sui grossi committenti pubblici e privati per fare in modo che si affidino a chi rispetta le regole e a chi rimane sul territorio italiano e soprattutto imporre un sistema di regole sugli appalti che eviti le gare al massimo ribasso.
Non lo hanno fatto. E, anche i politici locali, che hanno espresso solidarietà ai lavoratori, una battaglia vera su questo punto non se la sono intestati. Per non dispiacere il Governo Renzi poco interessato alle sorti dei lavoratori dei call center.
L’unico segnale che è arrivato da Roma è il riconoscimento della cassa integrazione per il 2016 e per il 2017, fino a novembre.
Bella mossa. La garantiscono fino al periodo delle elezioni comunali, per tentare di assicurare i voti dei dipendenti del call center di Palermo al PD. Che presenterà il conto e che si inventerà qualcosa per giustificare l’inerzia del Governo sui punti fondamentali della vertenza.
Dopo di che, il capitolo sarà chiuso. Scommettiamo?
Per inciso, lo sospettano gli stessi dipendenti che, a quanto apprendiamo, stanno valutando l’idea di partecipare alla grande manifestazione di protesta del 30 marzo a Palermo, nata su iniziativa dei No Triv e diventata una manifestazione di protesta contro il Governo Crocetta e contro la mala politica. Della serie: qui nessuno è fesso!
Anche l’ANCI Sicilia alla manifestazione del 30 Marzo a Palermo
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