- La nascita del Regno meridionale: il fatto nuovo del Settecento italiano
- I legami tra la Sicilia e Napoli
Sicuramente ai sicilianisti e agli indipendentisti siciliani duri e puri la tesi espressa dallo storico siciliano, Francesco Renda farà un po’ storcere il naso. Scrive il professore Renda: “In ogni caso, non è possibile scrivere una storia della Sicilia disgiunta dalla storia di Napoli, essendo l’una e l’altra parte di un tutto organico, quale fu appunto la monarchia borbonica meridionale”. Invece a noi questa tesi – che magari potrebbe non essere condivisibile su tutta la linea – ci interessa molto, perché coglie un legame stretto tra Napoli e la Sicilia, legame che, piaccia o no, si materializzò durante la monarchia borbonica. Se ancora oggi in alcuni quartieri popolari di Palermo si parla la lingua napoletana un motivo ci sarà. La voglia di indipendenza della Sicilia è cosa antica e nel 1848 esplode con grande forza e, perché no?, anche con grande ‘poesia’. Ma non ha nulla a che spartire con la farsa colonialista del 1860 – nota anche come impresa dei mille – dove le uniche cose che contarono per davvero furono i denari degli inglesi e il tradimento degli alti ufficiali Duo Siciliani. Dopo questa digressione leggiamo questo interessante passaggio del professore Renda.
La nascita del Regno meridionale: il fatto nuovo del Settecento italiano
“La nascita del Regno meridionale fu il fatto nuovo del Settecento italiano. Per la Sicilia, chiamata a farne parte, significò l’inizio di un periodo storico nuovo, caratterizzato da una serie di riforme, parte condotte a termine, parte tentate e poi abbandonate, parte appena solo ideate o accennate, a conclusione delle quali si ebbe la dissoluzione della feudalità, formalmente sancita con un voto parlamentare del 1812. L’insieme di tali riforme naturalmente si iscrive nella storia dell’assolutismo monarchico illuminato e nella vicenda singolare di quel ristretto numero di uomini di cultura meridionali, facenti parte del più vasto campo dei “philosophes” operanti su scala italiana ed europea. Ma, per una esatta comprensione di quel che avviene, vanno pure considerate alcune tendenze generali di fondo dello sviluppo della società italiana nel suo complesso. I fenomeni che investono la società meridionale costituiscono il modo di partecipazione proprio del Mezzogiorno e della Sicilia alla fase finale della transizione italiana dal feudalesimo al capitalismo”.
I legami tra la Sicilia e Napoli
“Tra i fenomeni della partecipazione, e segno di mutamenti strutturali profondi, è da collocare, in primo luogo, la costituzione stessa della monarchia borbonica, che riunì in un unico stato indipendente e sovrano il Mezzogiorno continentale e insulare. Fu un vero e proprio salto di qualità, un cambiamento di condizione, la premessa indispensabile di un processo di trasformazione che investì tutta quanta la società meridionale. La costruzione dello Stato fu un banco di prova che impegnò duramente i gruppi dirigenti meridionali, ne orientò gli scopi e ne condizionò le iniziative. Liberato dalla condizione di provincia straniera, il Mezzogiorno si trovò di fronte alla improrogabile necessità di conseguire l’autonoma idoneità di consolidare il nuovo status dell’indipendenza. Il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia riuniti alla corona di Spagna (o dell’Austria) erano una cosa, associati alla corona delle Due Sicilie erano cosa completamente diversa, dovevano affrontare compiti nuovi, problemi e difficoltà che prima non si erano posti. … In tal senso la vita del nuovo Stato meridionale, le questioni insorte lungo il suo cammino, i progressi compiuti e i ritardi che si verificarono possono offrire un indispensabile filo conduttore dell’indagine storiografica sul periodo considerato. Non è cosa da poco accertare i motivi che portarono al fallimento del regno meridionale. In ogni caso, non è possibile scrivere una storia della Sicilia disgiunta dalla storia di Napoli, essendo l’una e l’altra parte di un tutto organico, quale fu appunto la monarchia borbonica meridionale”.
Francesco Renda, già Professore Emerito di Storia Moderna presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Palermo, in Storia della Sicilia, Casa Editrice Storia di Napoli e della Sicilia, Vol. VI°, pag. 185.
Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu
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