- “Riconoscere all’olio extravergine il valore che merita”
- Il vero tema, oggi, è come premiare i produttori di olio d’oliva extra vergine di Puglia, Calabria e Sicilia
- Se la produzione di olio d’oliva extra vergine italiano si riduce come può il prezzo essere così basso? Quello venduto a meno di 3 euro a bottiglia da dove arriva?
- Far maturare tra i consumatori la consapevolezza che il vero olio d’oliva extra vergine ha un valore che va premiato
“Riconoscere all’olio extravergine il valore che merita”
Sul sito di Confagricoltura Ragusa vanno alcune considerazioni sull’olio d’oliva extra vergine che ci sembrano molto interessanti. Il titolo già dice tutto: “Riconoscere all’olio extravergine il valore che merita”. In un momento in cui nei Centri commerciali impazzano le offerte di bottiglie di 2olio extra vergine di oliva” a meno di 3 euro questo appello ci sembra molto centrato. E’ un tema che noi rilanciamo spesso: come si può vendere una bottiglia di un litro di olio d’oliva extra vergine a meno di 3 euro, se produrre un litro di vero olio d’oliva extra vergine italiano non costa meno di 7 euro al litro? A questa domanda abbiamo già dato più risposte. Una, per esempio, è legata al grande affare degli oli d’oliva ‘extra vergini’ deodorati. O all’olio che arriva da altri Paesi del mondo a prezzi stracciati con la ‘benedizione’ dell’Unione europea.
Il vero tema, oggi, è come premiare i produttori di olio d’oliva extra vergine di Puglia, Calabria e Sicilia
Il problema ormai lo conosciamo bene. Resta capire come premiare gli agricoltori del Sud Italia (e, segnatamente, di Puglia, Calabria e Sicilia dove si produce il 90% circa dell’olio extra vergine di oliva). Per questo è importante l’azione della Filiera Olivicola Olearia Italiana (FOOI), come leggiamo nell’articolo di Confagricoltura Ragusa, “che condivide le preoccupazioni di ASSITOL e sottolinea il forte impegno dell’olivicoltura periodo della pandemia per garantire materia prima di qualità. L’auspicio è che gli sforzi della filiera siano premiati, a cominciare dal segmento agricolo”. Sempre nell’articolo di Confagricoltura Ragusa leggiamo una dichiarazione di Paolo Mariani, presidente Assofrantoi e di FOOI-Filiera Olivicola Olearia Italiana, l’Interprofessione italiana dell’olio d’oliva: “Produrre olio extravergine significa lavorare con passione e competenza, anche in periodi complessi come quello che stiamo vivendo. Ecco perché condividiamo la stessa preoccupazione espressa da ASSITOL in merito all’attuale campagna olearia, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento del nostro impegno a favore della qualità”.
Se la produzione di olio d’oliva extra vergine italiano si riduce come può il prezzo essere così basso? Quello venduto a meno di 3 euro a bottiglia da dove arriva?
“In una nota – leggiamo ancora nell’articolo – l’Associazione italiana dell’industria olearia ha sottolineato come le previsioni di inizio campagna siano state, almeno in parte, smentite. La minore produzione di olio extra vergine nell’annata 2020-2021, non soltanto in Italia ma in tutto il Mediterraneo, è certamente legata all’annata di scarica, fenomeno consueto in olivicoltura. Il persistere della Xylella ha poi ridotto ulteriormente le potenzialità della Puglia, che in genere produce quasi la metà dell’olio nazionale. Il calo dei quantitativi ha reso ancora più difficile il reperimento di materia prima di qualità, sempre più ricercata dalle aziende. Inoltre, lo stesso livello qualitativo, ritenuto di buon livello agli inizi campagna, si è rivelato inferiore alle aspettative”. “Sono le incognite di chi lavora con un prodotto della terra osserva Mariani -. Rispetto al passato, il consumatore appare più esigente, apprezza la grande varietà di oli che oggi il settore propone e chiede più qualità in bottiglia. Il vero problema è che fa fatica a capire come quella qualità tanto invocata presenti costi maggiori, quindi occorre pagarla di più”.
Far maturare tra i consumatori la consapevolezza che il vero olio d’oliva extra vergine ha un valore che va premiato
E qui arriviamo al punto dolente di questo settore. Già è impossibile, in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo, convincere le famiglie a basso reddito che una bottiglia di “olio d’oliva extra vergine” venduta a meno di 3 euro è un punto interrogativo. Il problema, oggi, è che anche chi potrebbe permettersi di pagare una bottiglia di olio di oliva extra vergine a 8-10 euro trova il prezzo troppo esoso. “Questa scarsa consapevolezza – leggiamo nell’articolo di Confagricoltura Ragusa – colpisce tutta la filiera, che richiede da tempo anche il rilancio del settore. FOOI auspica che finalmente si riconosca il giusto valore all’extravergine, premiando chi lavora duramente per offrire un buon prodotto ai consumatori. “L’attuale campagna, influenzata anche dalle restrizioni della pandemia, ha imposto forti sacrifici alla nostra olivicoltura – afferma il presidente dell’Interprofessione -. Anche per questa ragione, è importante restituire all’extravergine il valore che merita, rafforzando così l’intero comparto olivicolo-oleario. In questo gioco di squadra ci auguriamo di coinvolgere anche gli operatori commerciali, il cui contributo è essenziale per la vita stessa della filiera”. Prima che un fatto di natura economica, far maturare tra i consumatori la consapevolezza del valore dell’olio d’oliva extra vergine – che in quanto prodotto di qualità che tutela anche la salute va pagato a un giusto prezzo – è una battaglia culturale.
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