Emergono particolari raccapriccianti sul delitto di Roberta Siragusa: “Ha voluto anche umiliarla, distruggendo la sua bellezza”

4 febbraio 2021
  • A parlare è la criminologa Roberta Bruzzone, intervistata da TELEVIDEOHIMERA
  • “Una lucidissima volontà di commettere l’omicidio e di punire la povera Roberta”
  • “Ha voluto privarla di ogni valore aggiunto, fino ad eliminarne l’identità”
  • I segnali che in questi casi sospetti non debbono essere ignorati

A parlare è la criminologa Roberta Bruzzone, intervistata da TELEVIDEOHIMERA

Emergono particolari sempre più raccapriccianti sull’omicidio di Roberta Siragusa, la ragazza di 17 anni trovata morta nelle campagne di Caccamo. Dall’autopsia sono emerse risposte incomplete. Sembrerebbe che la ragazza non sia stata strangolata. Sul volto, sotto il mento, c’è una ferita, che potrebbe essere stata determinata da una caduta o da un corpo contundente, forse una pietra. Non è ancora stato chiarito se la ragazza sia stata spinta o aggredita. Il suo corpo – questo lo si è capito subito – è stato dato alle fiamme dal suo assassino: ma non è ancora stato chiarito se la ragazza, quando è stata avvolta dalle fiamme, fosse già morta o priva di sensi. Un elemento già chiarito, invece, è che la diciassettenne non ha provato a difendersi, se è vero che le mani non riportano alcun segno di bruciatura. Per saperne di più si attendono altri esami. Per la cronaca, fino a questo momento l’unico indiziato dell’omicidio è il fidanzato diciannovenne, Pietro Morreale, che si trova nel carcere di Pagliarelli a Palermo.

“Una lucidissima volontà di commettere l’omicidio e di punire la povera Roberta”

La salma di Roberta Siragusa è stata portata a Caccamo, dove sono stati celebrati i funerali. Abbiamo letto un’interessante intervista alla criminologa Roberta Bruzzone, realizzata da TELEVIDEOHIMERA TVH. “Si tratta di un omicidio commesso con una brutalità inaudita – dice la criminologa -. Il corpo poi è stato dato alle fiamme, circostanza che torna spesso nei casi di femminicidio. Tocca ora stabilire se il particolare dei capelli rasati verrà confermato dall’autopsia o se si tratta dell’esito dell’azione del fuoco. Tutto in questa vicenda lascia intravvedere una lucidissima volontà di commettere l’omicidio e di punire la povera Roberta”. La criminologa parla anche del fidanzato accusato dell’omicidio. Fino ad oggi si pensa che potrebbe avere avuto dei complici. Su questo punto la criminologa ha qualche dubbio: “Semmai è possibile che possa aver avuto un complice successivamente, ovvero nel liberarsi del corpo della vittima in fondo al burrone. Ma anche su questo aspetto nutro forti dubbi trattandosi di un soggetto isolato con il quale, in base alle testimonianze emerse, pare che nessuno volesse avere a che fare. Trovo difficile che possa aver avuto vicino una persona disposta ad aiutarlo in un’operazione così terribile. Tuttavia non posso escluderlo con certezza, mentre resto convinta che lui, e soltanto lui, abbia ucciso Roberta”.

“Ha voluto privarla di ogni valore aggiunto, fino ad eliminarne l’identità”

La criminologa dà anche un’interpretazione dei segni lasciati sul corpo della ragazza: “Il passaggio della testa rasata – se confermato dalle indagini – è indicativo della personalità malata dell’assassino, che non si è soltanto limitato ad uccidere la giovane, ma ha voluto anche umiliarla distruggendo la sua bellezza, cancellando tutto ciò che in qualche modo poteva renderla appetibile ed attraente agli occhi degli altri. L’ha voluta in sostanza annientare sotto ogni punto di vista. Ha voluto privarla di ogni valore aggiunto, fino ad eliminarne l’identità”. Ancora la criminologa: “Guardi che tutti gli omicidi di questo genere si sarebbero potuti evitare. Se tutti avessero fatto la loro parte oggi probabilmente non saremmo qui a piangere Roberta… Se qualcuno avesse parlato prima forse oggi non staremmo a discutere di questo brutale omicidio. Questo brutale delitto è stato adeguatamente preparato e anticipato da diversi segnali che in qualche modo lasciavano intendere che Roberta stesse vivendo una situazione di pericolo reale. Non lo dico io, lo riferiscono le testimonianze raccolte. Quindi se la cosa fosse stata segnalata a chi di dovere si sarebbe forse aiutata anche Roberta a vincere le sue paure e a superare quelle fragilità che le impedivano di difendersi come avrebbe dovuto”.

I segnali che in questi casi sospetti non debbono essere ignorati

“Possono essere tanti – dice la criminologa -. Quello di non poter incontrare altre persone senza il permesso del compagno. Quello che la vittima si isoli da tutto e da tutti, si dimostri incapace di riprendersi la sua vita. In questa vicenda, almeno da quello che è emerso dalle indagini, i segnali mi pare fossero numerosi ed evidenti al punto che risulta davvero imbarazzante pensare che si sia arrivati all’omicidio con tutte le avvisaglie che lo lasciavano prevedere. I ragazzi devono capire che se si imbattono in situazioni simili che possono riguardare loro stessi o gli amici, devono segnalarlo a chi di dovere per fare in modo che possano essere prese le necessarie precauzioni. Perché le vittime purtroppo non hanno mai gli strumenti per gestire da sole queste vicende che provocano loro paura, angoscia, fragilità, incertezze, e in uno stato simile prendere iniziative è oggettivamente difficile se non si è adeguatamente supportate. E torno a chiedere: possibile che nessuno avesse compreso l’incubo che la povera Roberta stava vivendo? La risposta è che continuiamo purtroppo ad essere troppo tolleranti verso questo tipo di atteggiamenti, quasi fosse normale che da parte dell’uomo vi possa essere un controllo sulla donna. Cambiano i protagonisti, ma alla fine gli scenari restano sempre gli stessi”.

Foto tratta da Cefalnews

 

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