- Non dimenticare gli orrori del nazismo. Ma non dimentichiamo gli orrori perpetrati dai piemontesi nel Sud e in Sicilia
- A Torino il Museo dedicato a Cesare Lombroso c’è ancora
- Il teorico del razzismo antimeridionale ancora oggi celebrato
- Per Lombroso i napoletani erano “delinquenti”, mentre i palermitani erano “cannibali”
- Il Giorno della memoria per il Sud e per la Sicilia
Non dimenticare gli orrori del nazismo. Ma non dimentichiamo gli orrori perpetrati dai piemontesi nel Sud e in Sicilia
Ieri il mondo ha celebrato il giorno della memoria, per non dimenticare gli orrori provocati dal nazismo. Giustissimo. Però ci sembra anche importante ricordare un’altra campagna di conquista, di orrori e di odio messa in campo dagli inglesi nel 1860, quando decisero che in quel “Grande lago inglese” che allora era il Mediterraneo bisognava fare sparire il Regno delle Due Sicilie, consegnandolo agli sgarrupati piemontesi. Di quel tempo disgraziato, oggi, oltre all’Italia – che è quella che è, e cioè un Paese che considera il Sud e la Sicilia colonie interne da sfruttare, per lo più come mercato interno per vendere i prodotti del Nord – rimane il Museo che Torino, capitale dei piemontesi, dedica a Cesare Lombroso, il teorico del ‘razzismo scientifico’ antimeridionale.
A Torino il Museo dedicato a Cesare Lombroso c’è ancora
Riprendiamo quello che abbiamo scritto quasi cinque anni fa: “E dove poteva trovarsi un museo che umilia e sbeffeggia le vittime meridionali dell’Unità d’Italia? Ovviamente a Torino – dal Piemonte è partita l’occupazione militare e selvaggia del Sud Italia – ed è il famigerato Museo Lombroso. Contro questo emblema dell’inciviltà culturale e storica, da tempo si sono schierati molti meridionali. Non solo sui social, ma anche con petizioni online sul sito “Change.org” che hanno raccolto migliaia di firme per chiederne la chiusura”. In quei giorni si presenta un libro che racconta perché il Museo Lombroso offende la memoria dei meridionali. Il volume s’intitola “Cento Città contro il Museo Cesare Lombroso”. Gli autori sono Domenico Iannantuoni, Rosanna Lodesani e Francesco Antonio Schiraldi (edito da Addictions-Magenes Editoriale -collana Voci dal Sud). Sottotitolo «La barbarie della falsa scienza inventa le due Italie». In pratica, si parla dell’iniziativa del «comitato tecnico-scientifico No Lombroso» che ha condotto ben più di cento amministrazioni comunali ad aderire alla proposta di ridare «dignità alle centinaia di resti umani, esposti insensatamente al pubblico, già razziati da Cesare Lombroso nella sua mistificante carriera di scienziato, poi trasferiti senza titolo alcuno al museo di Antropologia criminale di Torino».
Il teorico del razzismo antimeridionale ancora oggi celebrato
Oggi ricordiamo questa iniziativa, perché il Museo Lombroso c’è ancora. Perché secondo i nostri ‘amici’ del Nord, ancora oggi, è “un’istituzione che è riconosciuta per il suo ruolo storico e documentaristico in tutto il mondo”. Ma cosa documentano? Le stragi del popolo meridionale che si difendeva da un’invasione illegittima, voluta dagli inglesi per meri interessi economici legati alla realizzazione del Canale di Suez? (qui trovate il nostro articolo di cinque anni fa). Ne vogliamo parlare della mostra organizzata nel Settembre del 2019 nella Mole Antonelliana, sempre a Torino e dedicata sempre a Cesare Lombroso? “Torino, in questo momento storico – scrivevamo nel Settembre del 2019 – ripropone Cesare Lombroso. E lo fa, addirittura, con una mostra nel Museo nazionale del cinema, all’interno della Mole Antonelliana. Così i piemontesi ‘festeggiano’ il decennale dell’apertura del Museo dedicato al presunto ‘scienziato’ veneto, indiscusso protagonista del razzismo antimeridionale. Forse i piemontesi debbono ‘giustificare’ il dominio del Nord sul Sud al tempo dell’Autonomia differenziata?”. La mostra s’intitolava “I 1000 volti di Lombroso”. ha aperto i battenti il 25 Settembre del 2019 ed è rimasta aperta fino al 6 Gennaio del 2020. Come hanno potuto ripresentare, nel 2019, le teorie strampalate – che peraltro non hanno mai avuto alcunché di scientifico – di uno dei rappresentanti più convinti del razzismo ‘positivistico’ di fine ‘800 non si capisce. Ammettiamo che sia stata – ma a quanto pare non lo è stata – una ‘rilettura’ critica delle opere di questo signore veneto antropologicamente antimeridionale: ebbene, che bisogno ci sarebbe stato di dedicargli una mostra, per giunta in uno dei più importanti monumenti di Torino? Lo ribadiamo: non è stata una ‘rilettura’ critica dell’opera di questo personaggio: è stata una mostra e basta! Come se Lombroso e i suoi libri fossero ancora attuali.
Per Lombroso i napoletani erano “delinquenti”, mentre i palermitani erano “cannibali”
Pensate che, ‘studiando’ la rivolta del 1866 di Palermo e della Sicilia (immaginiamo gli ‘studi’ che avrà fatto!) – la cosiddetta ‘Rivolta del Sette e mezzo’ della quale I Nuovi Vespri hanno spesso scritto – Lombroso arrivò alla conclusione che, a Palermo, nei giorni della ‘Rivolta del Sette e mezzo’ si erano verificati fenomeni di cannibalismo! Cosa c’entrava il cannibalismo contro la prima, grande rivolta popolare del Sud contro i piemontesi di casa Savoia che avevano conquistato il Sud rubandolo ai Borbone? Era la giustificazione che questo pseudo scienziato dava al potere dominante dell’epoca. I piemontesi dovevano dimostrare che i siciliani si erano ribellati non contro le ruberie che il Piemonte stava perpetrando in Sicilia, non contro i sette anni di servizio militare che i piemontesi imponevano ai ragazzi di tutto il Sud, Sicilia compresa, distruggendo l’economia meridionale: i siciliani – questa la tesi dei piemontesi – si ribellavano contro i ‘civilizzatori’ perché erano refrattari alla civiltà portata dai piemontesi: così la tesi che i palermitani erano dei ‘cannibali’ giustificava la violentissima repressione operata dai generali di casa Savoia a Palermo e in Sicilia! Un uomo servizio del potere, Lombroso. E’ anche in nome di questa finta scienza che i piemontesi avviarono una guerra senza quartiere contro i patrioti del Sud Italia e della Sicilia che vennero sbrigativamente etichettati con la parola “briganti”. Del resto, se i napoletani erano “delinquenti”, se i siciliani erano “cannibali” la repressione ci stava, no? E repressione fu, giustificata dalla cultura ‘scientifica’ del tempo.
Il Giorno della memoria per il Sud e per la Sicilia
Ci sarà una giornata dedicata alle vittime degli eccidi piemontesi nel Sud Italia e in Sicilia? Sì. Lo ricorda il professore Gennaro De Crescenzo: “Celebreremo anche quest’anno il 13 febbraio (ultimo giorno del Regno delle Due Sicilie a Gaeta) il Giorno della Memoria per il Sud con una serie di eventi quest’anno online. Nessuna ‘vendetta’, nessuna ‘divisione’, ‘nessun rancore’ (sono elementi che non fanno parte della nostra tradizione da oltre 2000 anni). Solo il diritto di ricordare tutta la storia, anche quella che portò al Sud massacri, fucilazioni, arresti, deportazioni con un’emigrazione ed una questione meridionale mai conosciute prima e tuttora in corso nel silenzio degli storici ‘ufficiali’ e dei politici locali e nazionali. E alcuni di essi sono anche contrari a dibattiti o riflessioni, alcuni offendono quella memoria, alcuni propongono ‘l’oblio’ dopo 160 anni di mistificazioni e cancellazioni di verità ormai rivelate e sempre più diffuse… e qualcuno, prima o poi, ci spiegherà se è più ‘divisivo’ il giorno della memoria o un Paese che non assicura pari diritti a tutti i suoi abitanti da oltre un secolo e mezzo”.
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