- Tutti contenti i politici siciliani di aver obbedito a Roma pure nell’urbanistica!
- Un paragone forse un po’ azzardato con la riforma del 1978 voluta da Piersanti Mattarella
- Nel cuore del papocchio urbanistico siculo-romano
Tutti contenti i politici siciliani di aver obbedito a Roma pure nell’urbanistica!
“Diventa pienamente operativa la riforma urbanistica. Con l’approvazione all’Ars del disegno di legge ‘Intervento correttivo alla legge regionale 13 agosto 2020, n. 19’, con 45 voti favorevoli, nessun contrario e 8 astenuti, la legge sul governo del territorio ottiene l’approvazione definitiva. Un’azione possibile in seguito all’accordo tra il governo Musumeci, per mezzo dell’assessore al Territorio Toto Cordaro, e i ministeri dei Beni culturali, dell’Ambiente, della Giustizia e degli Affari regionali, e che porterà adesso il Governo nazionale a ritirare l’impugnativa determinandone la piena applicazione”. Così leggiamo in un comunicato dell’Ufficio stampa della Regione siciliana. Dove si annuncia l’approvazione, per la seconda volta, della riforma urbanistica corretta dai ‘Le Corbusier romani’…
Un paragone forse un po’ azzardato con la riforma del 1978 voluta da Piersanti Mattarella
“Si tratta di un risultato storico – commenta l’assessore Cordaro – che il governo Musumeci aveva inserito fra le sue priorità e che, a distanza di 42 anni dalla precedente riforma targata Mattarella-Fasino, pone la Regione Siciliana all’avanguardia. Con questa riforma ribadiamo la filosofia della tutela dell’ambiente in un’ottica di diritto regolamentato che rilanci l’edilizia e l’economia della Regione siciliana”. L‘assessore Cordaro fa riferimento alla legge regionale n. 71 approvata dal Parlamento siciliano nel Dicembre del 1978, quando presidente della Regione era Piersanti Mattarella e assessore allo Sviluppo economico era Mario Fasino. Il paragone ci sembra un po’ ardito, perché la legge voluta soprattutto dall’allora presidente Mattarella non si limitava a superare i Piani di fabbricazione, se è vero che gettava le basi per la tutela del territorio riducendo drasticamente il cemento nel verde agricolo e aprendo la porta all’istituzione delle aree protette della Sicilia che sarebbe arrivata con una legge regionale storica del 1981.
Nel cuore del papocchio urbanistico siculo-romano
“Nello specifico – leggiamo sempre nel comunicato – viene ribadita la centralità del Piano territoriale regionale, con valenza esclusivamente urbanistica. Viene confermato il principio del consumo del suolo tendente a zero e della rigenerazione urbana, attraverso il recupero e il riutilizzo dell’edilizia esistente; viene introdotto il Piano urbano generale (Pug) che sostituisce il vecchio Piano regolatore regionale (Prg); sono introdotte le norme di salvaguardia che consentiranno di realizzare opere pubbliche anche quando i vincoli sono scaduti, favorendo così la realizzazione di opere infrastrutturali essenziali per la Sicilia; e viene ripristinata, infine, la possibilità di realizzare impianti e manufatti edilizi nelle zone agricole secondo la normativa nazionale di riferimento”. Ci dispiace per l’assessore Cordaro, ma questi due ultimi punti sono estremamente negativi. Si introducono norme di salvaguardia che consentiranno di “realizzare opere pubbliche anche quando i vincoli sono scaduti, favorendo così la realizzazione di opere infrastrutturali essenziali per la Sicilia”: si introducono norme di salvaguardia per cementificare il territorio? Chi è il genio che ha pensato una cosa del genere? E che significa “ripristinata, infine, la possibilità di realizzare impianti e manufatti edilizi nelle zone agricole secondo la normativa nazionale di riferimento”? La legge 71 del 78 prevede l’esatto contrario!
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