Confcommercio/ Economia italiana a picco nel 2020: calano i consumi del 10,8% e 390 mila imprese chiuse/ MATTINALE 458

30 dicembre 2020

Il settore economico più colpito è quello privato. Anno disastroso per abbigliamenti, calzature, distributori di benzina, agenzie di viaggio, bar, ristoranti, trasporti, teatri, cinema, attività sportive, intrattenimento, sport e tempo libero. Il prossimo anno si teme un’esplosione della disoccupazione

Arrivano i dati di Confcommercio sulla crisi dell’economia italiana in questo 2020: e sono dati drammatici.

Secco il calo dei consumi: – 10,8%. In pratica, 120 miliardi di euro sono andati in fumo.

Il settore economico più colpito è quello privato. Quest’anno hanno chiuso i battenti quasi 390 mila imprese che operano nel settore commerciale, a fronte di 85 mila nuove aperture. Morale: il saldo è negativo: – 240 mila imprese chiuse pari al – 13% in meno.

Un disastro economico e sociale che colpisce le piccole e medie imprese italiane, ‘spina dorsale’ dell’economia del nostro Paese. Una ‘bomba’ che esploderà quando finiranno gli aiuti alle imprese e le stesse imprese saranno costrette a licenziare.

Il settore più colpito è quello degli abbigliamenti e delle calzature: – 17,1%

poi gli ambulanti: – 11,8%

distributori di benzina: – 10, 1%

Agenzie di viaggio: – 21, 7%

bar e ristoranti – 14,4%

trasporti – 14, 2%

Quasi ‘desertificate’ le attività culturali (cinema, teatri), l’intrattenimento, lo sport e il tempo libero: in questi settori un’impresa su tre ha chiuso i battenti.

Tremenda l’annata per i lavoratori autonomi: circa 200 mila liberi professionisti hanno abbandonato la propria attività.

Perché sta succedendo tutto questo? Ovviamente, l’attuale Governo nazionale dà la colpa al Covid-19. Tesi che è vera solo in parte, perché la decisione di bloccare le attività sono state adottate dal Governo e, in parte, dalle Regioni.

Sono state giuste le scelte del Governo nazionale? E’ stato giusto bloccare tante attività economiche per evitare i contagi? Era il caso, per esempio, di chiudere i ristoranti, soprattutto nel periodo estivo, quando i tavoli fuori avrebbero ridotto la possibilità dei contagi?

Dopo di che diventa incomprensibile, davanti alla severità verso i ristoranti, l’apertura delle scuole sulla base di un principio piuttosto bizzarro, stando al quale nelle scuole non ci sarebbero stati problemi di contagi. Cosa, questa, smentita da alcune Regioni che hanno chiuso le scuole contro le indicazioni del Governo nazionale.

In realtà, l’attuale Governo nazionale ha creato tanta confusione. E’ di queste ore, ad esempio, la notizia che le scuole riapriranno il prossimo 7 Gennaio: la decisione, ovviamente, è del Governo nazionale.

Sulla base di quale criterio è stato deciso di riaprire le scuole? Sulla base di quali certezze, dal 7 Gennaio in poi, la circolazione del virus nelle scuole non dovrebbe dare problemi?

Noi non siamo intelligenti e bravi come il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e i suoi Ministri. Ci limitiamo soltanto a ricordare che, di solito, i virus che colpiscono le alte vie aeree sono più insidiosi durante la stagione invernale sia perché si abbassano le difese immunitarie, sia perché si vive di più negli ambienti chiusi.

Ma, ovviamente, le nostre sono considerazioni banali…

Il problema è che la situazione, in Italia, non sembra molto migliorata: l’economia – parlano i dati di Confcommercio – sta calando a picco e la situazione sanitaria è quella che è: non a caso lo stesso Governo ha addirittura optato per le zone rose durante le vacanze di Natale!

Né appare lungimirante l’approccio dell’attuale Governo nazionale nella gestione dei vaccini. I dubbi non mancano: e sono dubbi espressi anche da personalità della scienza.

Servirebbe un po’ di serenità, una discussione pacata: invece alcuni esponenti del Governo Conte esasperano la situazione, parlando di obbligatorietà di un vaccino sperimentale: atteggiamento che, in ultima analisi, non fa altro che rafforzare i dubbi, seminare paure e malanimo e, di conseguenza, peggiorare le condizioni economiche del Paese, perché in questa atmosfera prossima alle liste di proscrizione a pochi viene in testa di uscire di casa, anche con le mascherine e con i mezzi di protezione, per acquistare un paio di scarpe o un capo di vestiario, o di entrare dentro un bar per portare in casa rosticceria o una guantiera di dolci…

Foto tratta da UnitoNews  

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