Magari siamo un po’ arditi, ma a nostro avviso esiste un legame stretto tra il ‘Sacco edilizio’ di Palermo che arriva fino ai nostri giorni e le bare con i morti abbandonate nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli. Quando il fallimento di un’amministrazione pubblica si salda con il fallimento dell’Urbanistica. E sullo sfondo ci sono le antenne del 5 G…
Un post sulla propria pagina Facebook della consigliera comunale Giulia Argiroffi ci ricorda che al cimitero di Santa Maria dei Rotoli di Palermo la situazione non è cambiata, anzi è peggiorata: se la scorsa Estate le bare in attesa di sepoltura erano circa 500, sei mesi dopo siamo arrivati a 600. non osiamo pensare cosa sarebbe successo se un fatto del genere fosse accaduto in una città amministrata dalla Lega… Per fortuna Palermo è amministrata dal una Giunta di centrosinistra e, di conseguenza, i morti possono aspettare.
A onor del vero, va detto che il Giornale di Sicilia non ha mai tralasciato questa vicenda. In queste ore in quotidiano torna su questa vicenda. Ma, nel complesso, rispetto a una vergogna che ormai va avanti da oltre sei mesi, non c’è, da parte dall’informazione e dell’opinione pubblica alcuna forma di indignazione.
Palermo ‘metabolizza’ tutto: anche per questo, non certo a caso, è stata definita la “città cannibale”, pronta a soprassedere su tutto, sui vivi e sui morti.
Chi ha vissuto negli anni ’80 del secolo passato ricorda con quanta rabbia veniva combattuta la classe dirigente di quegli anni, che aveva tante pecche ma – bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo – non aveva raggiunto il basso livello morale di oggi.
Ci riferiamo, in particolare, all’ipocrisia, che oggi, da parte di chi comanda, raggiunge livelli siderali. Negli anni ’80 ci si lamentava di una Palermo massacrata dal cemento e dall’assenza di verde pubblico: cosa assolutamente vera.
Peccato che, anche nel tempo che stiamo vivendo, il cemento ha fatto danni incredibili, se è vero che il sistema in auge negli anni del cosiddetto ‘Sacco edilizio’ della città non sembra essere venuto meno, al di là delle chiacchiere su antimafia e legalità.
Negli anni ’50 e negli anni ’60 c’era l’arroganza allo stato puro, oggi c’è la citata ipocrisia. Ricordiamo, ad esempio, quando, nel 2018, il Comune di Palermo si costituì parte civile per i fatti di via Miseno, vicenda che si è conclusa con una condanna per i protagonisti di questa storia.
“Il Comune di Palermo – diceva in quei giorni Nadia Spallitta, avvocato, già presidente vicario del Consiglio comunale di Palermo – si costituisce parte civile e chiede un risarcimento, nel caso di condanna, da mezzo milione di euro agli imputati, molti dei quali funzionari e dirigenti comunali, alla luce della presunta lottizzazione abusiva di via Miseno a Mondello, oggetto di un recente processo penale in itinere. Secondo l’accusa, sull’area di pregio ambientale sarebbero state rilasciate concessioni edilizie in assenza dell’autorizzazione paesaggistica dei competenti uffici regionali, ma soprattutto in assenza dell’obbligatorio Piano particolareggiato, indispensabile per legge, ai sensi dell’art. 7 delle Norme tecniche di attuazione urbanistica e del vigente Piano Regolatore Generale della città (PRG), che impone, per Mondello, per terreni superiori a 1000 mq, per potere costruire, l’adozione da parte del Consiglio comunale, di un preventivo Piano particolareggiato”.
“Il Piano particolareggiato – sottolineava sempre Nadia Spallitta – è lo strumento attuativo, che consente di dotare il territorio di urbanizzazioni primarie (strade, impianti, fogne, etc.) e secondarie (scuole, ospedali, biblioteche, giardini, etc), indispensabili per garantire servizi agli abitanti nel rispetto degli standard urbanistici”.
Questo non è un elemento secondario: tutt’altro. Perché non si possono costruire ville e villette senza una pianificazione del territorio. Perché i cittadini che vanno a vivere in queste abitazioni non possono essere privati dei servizi. Questo succedeva nella Palermo del ‘Sacco edilizio’ degli anni ’50, ’60 e ’70. Ed è semplicemente inconcepibile che succeda oggi!
“A Palermo, poi – diceva sempre Nadia Spallitta nel 2018 – l’adozione di un Piano particolareggiato, ai sensi dell’art.12 delle Norme tecniche di attuazione urbanistica – è necessaria anche per le zone ‘Cb’, per i lotti edificatori superiori ai 2500 mq. Se non che, sembrerebbe che, negli ultimi anni, queste disposizioni, peraltro conformi a consolidati principi giurisprudenziali, siano state disattese dalla stessa Amministrazione”.
“In particolare – scriveva Nadia Spallitta poco più di due anni fa – il Comune, che oggi chiede i danni ai suoi dirigenti per avere rilasciato concessioni edilizie, in assenza dello strumento esecutivo, contestualmente, invece individua (sanando?) circa 35 casi similari, per lotti di grandi dimensioni, che si estendono complessivamente su una superficie di circa 120.000 mq, di interventi edilizi a Mondello e in zone Cb, in assenza dei preventivi e obbligatori Piani particolareggiati e senza che il Consiglio comunale si sia mai espresso”.
Insomma, da una parte il Comune di Palermo chiedeva i danni a funzionari e dirigenti comunali per violazione della leggi urbanistiche; dopo di che lo stesso Comune di Palermo…
“In altri termini – sottolineava sempre Nadia Spallitta nel 2018 – l’Amministrazione inserisce questi interventi edilizi in blocco nel ‘redigendo’ nuovo Piano Regolatore Generale (in particolare, nello Schema di massima), quando invece, probabilmente, dovrebbe avviare i procedimenti amministrativi di cui al DPR 380/2001 e di cui alla legge regionale n. 17 del 1994 sulle violazioni edilizie, e conseguentemente accertare, in via amministrativa, la sussistenza di eventuali abusi edilizi ed urbanistici, ed adottare i conseguenti provvedimenti repressivi e sanzionatori”.
“In sintesi – concludeva – se si è edificato in assenza di Piani particolareggiati, ancorché obbligatori, se ne deve desumere che una parte della nostra città e, in particolare, Mondello, a dispetto della sua connotazione di bene di rilevanza ambientale sottoposta a vincolo paesaggistico, potrebbe risultare in parte edificata irregolarmente”.
E che dire del verde pubblico? Ricordiamo le migliaia di alberi abbattuti per fare posto al Tram e, fatto di questi giorni, il degrado del Parco della Favorita.
E che dire delle oltre 50 antenne del 5 G piazzate a Palermo quando, la Primavera scorsa, i cittadini erano chiusi in casa causa Covid-19? E’ vero che tali antenne sono già in funzione? Come mai non se ne parla? E che fine hanno fatto le proteste di centinaia di cittadini? Sono state ‘inghiottite’ dalla ‘città cannibale’?
Abbiamo già pubblicato quasi sessante interventi dell’Associazione Comitati Civici di Palermo. Sono segnalazioni di immondizia abbandonata, strade a pezzi, pericoli imminenti per i cittadini e via continuando. Ci piacerebbe sapere quante delle denunce di questi cittadini di buona volontà hanno trovato riscontro con tempestive azioni del Comune. Proveremo a fare il punto della situazione con i protagonisti di questa Associazione.
In questo scenario, le 600 bare con dentro i morti abbandonate sono la quasi matematica risultante di una città allo sbando, tra immondizia che ristagna nelle strade, strade e marciapiedi che cadono a pezzi, servizi pubblici in parte inesistenti, interventi assurdi, con riferimento al ‘giardino con le palle bianche e le catene’ realizzato di fronte Palazzo d’Orleans, quasi a immortalare un doppio fallimento: il fallimento dell’Autonomia siciliana e il fallimento dell’urbanistica siciliana con un’operazione che supera le più spericolate forme di Art Brut…
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