Migliaia di agricoltori siciliani in difficoltà con le banche: hanno anticipato i fondi del PSR 2013, ma la Regione non paga

7 marzo 2016

Sono i fondi della Misura 121: miglioramenti fondiari. Milioni e milioni di Euro, racconta Nico Ferrante, uno dei protagonisti della manifestazione dello scorso 18 Febbraio a Palermo. Il 50% di questi investimenti è a carico degli imprenditori, il resto sono fondi europei. La Regione “efficiente” di Rosario Crocetta ha ritardato i pagamenti. Così gli agricoltori hanno anticipato il restante 50% con prestiti bancari. Ma l’assessorato regionale all’Agricoltura ritarda i pagamenti. Le banche intanto pressano. E molti agricoltori dell’Isola sono già stati segnalati alle centrali rischi. Un grande affare avere a che fare con la Regione siciliana…

Qualche settimana fa hanno avvertito politici e autorità: “Guardate che se non ci dare risposte certe sui fondi europei destinati al’agricoltura siciliana scendiamo in piazza”. Politici e rappresentanti delle autorità si sono guardati in faccia, hanno fatto qualche verifica con i ‘capi’ delle organizzazioni agricole siciliane, hanno capito che gli autori di questo avvertimento non hanno Santi in Paradiso e si sono detti: “Vabbé la solita protesta del cavolo”. E li hanno lasciati sbattere. Due giorni dopo – era lo scorso 18 Febbraio – davanti la Prefettura di Palermo, la ‘sorpresa’: c’erano circa mille e 500 agricoltori a protestare!

A questo punto il Prefetto li ha ricevuti.

“Sì – ci racconta Nico Ferrante, ingegnere, di professione agricoltore, produttore di grano e, in generale, di cereali e allevatore – il Prefetto ci ha ricevuto. Abbiamo parlato. E abbiamo ricevuto rassicurazioni”.

Tutto a posto, allora?

“Ma quando mai – ci risponde Ferrante -. Per ora è ancora tutto fuori posto. Aspettiamo. Ma non per molto. Se non avremo risposte concrete saremo di nuovo in piazza. E saremo di più”.

Per l’agricoltura siciliana un comitato che si è auto-costituito è una novità. Dietro non ci sono le tre classiche organizzazioni agricole: CIA, Coldiretti e Confagricotura. Dietro questo nuovo movimento ci sono persone concrete. Tutta gente che svolge per davvero questo lavoro (ricordiamo che in Sicilia, grazie ai fondi – in questo caso spesi – del Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 (PSR), sono state finanziate migliaia di nuove aziende agricole con i testa i giovani: ma di questa storia si sa poco). Nico Ferrante è uno dei tanti.

Perché un movimento di agricoltori auto-costituito?

“Perché non vogliamo più delegare il nostro futuro ad altri. E perché siamo stanchi di una politica siciliana che non dà risposte concrete agli agricoltori”.

Partiamo dai fatti concreti.

“Il PSR 2007-2013 è un fatto concreto. Dal Governo regionale, cioè dall’assessore Antonello Cracolici, arrivano voci rassicuranti. Solo che noi, oltre alle rassicurazioni, vorremmo anche i fatti concreti di cui parla lei”.

Ovvero?

“Misura 121, infrastrutture. Per essere chiari, miglioramenti fondiari. Parliamo di investimenti seri. Milioni di Euro, per capirci. Il 50 per cento di questi fondi sono a carico degli imprenditori. Il restante 50 per cento deve arrivare dal PSR. Ebbene, noi agricoltori abbiamo investito il nostro 50 per cento. E, visti i ritardi nell’erogazione delle risorse finanziarie del PSR 2007-2013, molti imprenditori agricoli hanno anticipato anche il restante 50 per cento di fondi. E l’hanno fatto indebitandosi con le banche”.

E questo 50 per cento di fondi del PSR ancora non arriva.

“Per l’appunto. Con problemi enormi per gli agricoltori siciliani che hanno investito. Perché mentre la Regione temporeggia, le banche chiedono a noi agricoltori i soldi che ci hanno prestato. Immaginate i problemi. Molti agricoltori siciliani sono già stati segnalati alle centrali rischi. Sono diventati cattivi clienti delle banche senza averne responsabilità. A causa dei problemi creati dai ritardi degli uffici regionali”.

Ma siete sicuri che questi soldi ci siano?

“Prego?”.

Sa, in giro si dice che una parte dei fondi del PSR 2007-2013 sarebbero stati utilizzati per altri fini. Ad alcuni avrebbero detto anche di stare tranquilli perché li pagheranno con i fondi del PSR 2014-2020…

“Io mi auguro che quello che lei dice non sia vero, perché sarebbe gravissimo. In ogni caso, se entro i primi giorni di Aprile non avremo risposte su questo fronte scenderemo di nuovo in piazza”.

Ci può raccontare che cosa sta succedendo con i fondi del PSR 2007-2013 destinati alla cosiddetta agricoltura biologica?

“I fatti sono noti. Ci sono 340 milioni di Euro di fondi. Di questi, 180 sono già stati assegnati. E’ arrivato un ricorso al TAR Sicilia da parte di un gruppo di agricoltori esclusi. Il TAR (Tribunale Amministrativo Regione) ha bloccato la graduatoria. E gli uffici dell’assessorato regionale all’Agricoltura hanno dimenticato di appellarsi al CGA, il Consiglio di Giustizia Amministrativa, in Sicilia organo di appello del TAR. La graduatoria è stata bloccata, 140 milioni di Euro sono rimasti ‘congelati’ e adesso si attende il pronunciamento del CGA”.

Ma se l’assessorato all’Agricoltura ha fatto scadere i termini per presentare appello com’è che, adesso, si attende il pronunciamento del CGA? (la storia la potete leggere qui)

“Questo non lo so”.

Abbiamo capito: hanno trovato la ‘soluzione’. Ma è vero che molti agricoltori siciliani, che hanno presentato domanda a valere sui fondi per l’agricoltura biologica del PSR 2007-2013 sono rimasti esclusi dal bando per l’agricoltura biologica del PSR 2014-2020?

“Sì. Hanno presentato le domande a valere sul PSR 2007-2013 e non possono presentare le domande per partecipare al bando del PSR 2014-2020”.

Quindi, come si vociferava qualche mese fa, se il bando dell’agricoltura biologica a valere sul PSR 2007-2013 verrà bloccato – e così è stato scritto due mesi addietro, questo agricoltori verranno fregati due volte…

“Diciamo che è così. Ma noi ci auguriamo che ciò non avvenga”.

Allora è per questo che hanno trovato la ‘soluzione’… Detto questo, lei ha praticato l’agricoltura biologica?

“Sì, ma nel mio settore – mi riferisco al grano – i risultati non sono stati esaltanti”.

Ovvero?

“Guardi, in condizioni ordinarie, con le normai tecniche di coltivazione, dalle mie parti – mi riferisco alla mia azienda che si trova nel territorio di Piana degli Albanesi – la produzione di grano si attesta intorno ai 30 quintali per ettaro. Con le tecniche dell’agricoltura biologica la produzione non supera i 5 quintali per ettaro”.

Cos’è che da problemi?

“Le malerbe. E’ difficile far crescere il grano senza eliminare le malerbe”.

E’ la stessa considerazione che ha fatto al nostro blog Cosimo Gioia (la potete leggere qui), che come lei coltiva grano. Un docente universitario sostiene che ci sono cultivar di grano molto resistenti alle malerbe.

“Evidentemente io non conosco queste cultivar. Quello che posso affermare è che, dopo varie prove, ho optato per l’orzo e l’avena”.

Mentre parliamo Nico Ferrante ci comunica il contenuto di un messaggio che è arrivato sul suo cellulare. Un suo collega è stato convocato Mercoledì prossimo in Prefettura, a Palermo. 

“Penso – ci dice – che l’avviso arriverà anche a me. E a tanti altri agricoltori”.

Secondo lei come finisce questa storia?

“Mi auguro bene. Anche perché, stavolta, siamo determinati ad andare fino in fondo. Ci sono agricoltori siciliani che, come ho raccontato, hanno investito somme ragguardevoli indebitandosi con le banche. E nessuno di noi ha intenzione di fallire. Tenga conto che in Sicilia, tra aziende agricole e indotto, operano circa trecentomila imprese. Oggi, lo ripeto, siamo più che mai determinati. Su tutti i fronti. Abbiamo parlato dei miglioramento fondiari e dell’agricoltura biologica. Ma ci sono anche le indennità compensative del 2014. E il saldo PAC 2015”.

A vostro giudizio cos’è che non funziona?

“C’è un’inefficienza burocratica che è oggettiva, sotto gli occhi di tutti”.

Il 30 Marzo tanti siciliani scenderanno in piazza, a Palermo, in vista del referendum del prossimo 17 Aprile per bloccare le trivelle. Voi ci sarete?

“Certo che ci saremo! Gli agricoltori sono in prima fila nelle battaglie per la tutela dell’ambiente. Questa storia delle trivelle, poi, è allucinante. Invece di puntare sulle energie alternative si va ancora alla ricerca di idrocarburi. Peraltro a rischio di distruggere l’ecosistema marino del Mediterraneo. Un mare chiuso, già problematico, massacrato dalle trivelle, che avrebbero un impatto micidiale. Saremo in piazza per liberare la Sicilia da quest’ennesima follia”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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