I dati ufficiali – fatti tutti i conti – raccontano che, anche con i fondi del Recovery (che arriveranno, bene che andrà, ad inizio 2022), l’Italia, alla fine del settennio, andrà sotto di 35 miliardi di euro. la precisazione del senatore Saverio De Bonis
Ogni tanto sul Recovery Fund si va al di là dello stucchevole dibattito sulla spartizione di fondi che ancora non ci sono e che non ci saranno se non dopo che i Parlamenti dei 27 Paesi della Ue avranno approvato tale provvedimento.
Una dichiarazione di buon senso arriva dal Senatore Saverio De Bonis:
“Non sarebbe stato meglio per l’Italia, come suggerito da autorevoli economisti, interrompere temporaneamente le contribuzioni all’Unione europea e recuperare in questo modo 105 miliardi di euro da spendere subito, invece di fare farraginose partite di giro con Bruxelles?”.
Sarebbe stata una cosa intelligente. Ma da quando in qua la Ue fa cose intelligenti?
“Viene il sospetto – scrive De Bonis su Facebook – che stiamo facendo il gioco delle tre carte. A leggere l’analisi dell’esperto di fondi europei, Andrea Del Monaco, infatti, l’Italia registrerà un saldo negativo rispetto ai fondi del Recovery Plan. In parole povere: verserà più di quanto riceverà. Del resto, non è certo una novità: l’Italia, terzo contribuente netto dell’UE, versa al bilancio europeo più di quanto non riceva”.
“In base all’ultima relazione disponibile della Corte dei Conti sui rapporti finanziari con l’UE e l’utilizzazione dei Fondi europei – aggiunge il senatore -nel settennio 2012-2018 l’Italia ha versato al bilancio UE 112,85 miliardi e ne ha ricevuti 76,49. Come spiega Del Monaco, questo varrà anche per il Next Generation EU (o Recovery Fund ndr). In base ad alcune simulazioni, spiega l’esperto, ‘ogni Stato riceverebbe la totalità dei contributi a fondo perduto e circa la metà dei prestiti, versando al contempo ciascuno il suo contributo’.
In tal modo, all’Italia spetterebbero 153 miliardi (prestiti più contributi a fondo perduto) e ne dovrebbe versare 96,3. Sembra essere un saldo positivo (56,7 miliardi), che però è garantito solo dalla parte dei prestiti. Analizzando invece solo la parte dei contributi a fondo perduto, chiarisce Del Monaco, il saldo italiano del Next Generation EU è negativo per 15,3 miliardi di euro.
Una cifra, non dimentichiamolo, cui si deve aggiungere quella del bilancio settennale 2021-2027 prevista da Conte, pari a 20,3 miliardi di euro”.
“Dunque in tutto, per l’Italia, un saldo negativo di oltre 35 miliardi di euro.
Quella pioggia di aiuti su cui oggi tutti si accapigliano forse non è così scrosciante come vogliono farci credere”.
Le considerazioni di De Bonis non possono che essere condivisibili. Ma va aggiunto che non è affatto detto che tutti i Parlamenti dei 27 Paesi dell’Unione europea approvino il Recovery Fund con la parte a fondo perduto così com’è: è probabile che alcuni Paesi del Nord Europa chiedano che la quota a fondo perduto venga ridotta.
Di più: in alcuni Paesi europei, la prossima Primavera, Covid-19 permettendo, si voterà: ed è già opinione comune che il voto sul Recovery Fund di alcuni Paesi venga rinviato all’Estate prossima o al prossimo Autunno: ne consegue che i fondi saranno disponibili o alla fine del prossimo anno, o all’inizio del 2022.
Ancora: non è vero che il calo del PIL, nell’Eurozona, quest’anno, è stato del 12%. Il nostro Economicus – che di mestiere fa l’economista – dice che il calo è di gran lunga maggiore e che ci sarà un calo anche nel prossimo anno. Morale: è probabile che i ‘numeri’ del Recovery Fund debbano essere rivisti e, di conseguenza, tutte le baruffe di questi giorni siano assolutamente inutili!
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