Questo riguarda soprattutto il Sud Italia (ma non soltanto). In Lombardia e, in generale, nel Nord Italia, anche se non mancano le partite IVA ei commercianti che hanno bisogno di sostegno, il sistema produttivo non vuole le chiusure perché in questo momento stava recuperando le quote di mercato che Francia e Germania si erano prese la scorsa Primavera
Il caso più eclatante è rappresentato da Napoli e, in generale, dalla Campania. Dove, come minimo, si sarebbe dovuti intervenire istituendo la zona arancione. Ma dove il Governo nazionale ha optato per la zona gialla. Per un motivo semplice: perché un paio di manifestazioni popolari hanno fatto capire alla politica che l’istituzione della zona arancione avrebbe fatto scatenare la piazza.
Napoli e dintorni sono particolari. Chi ha letto L’oro di Napoli di Giuseppe Marotta una certa idea riesce a maturarla. Napoli fino al 1860 era una delle più importanti Capitali europee. Da allora lo Stato italiano ha derubato e continua a derubare sistematicamente il Sud. E Napoli, con il suo milione di abitanti, si è adeguata.
A e dintorni c’è chi vive e chi sopravvive. Se a Palermo due persone su dieci si arrangiano (oggi forse la situazione potrebbe anche essere peggiorata), a Napoli e dintorni la percentuale di chi ogni giorno si inventa la vita è molto più elevata. I napoletani sono ottimisti e pessimisti al contempo. Sono ottimisti perché pensano sempre di cavarsela. Ma sono pessimisti se guardano allo Stato: non credono, infatti, che lo Stato li aiuterà in caso di bisogno. E hanno imparato ad arrangiarsi.
Ma per potersi arrangiare devono poter uscire. Chiudere in casa i napoletani come ha cercato di fare incautamente il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, è una follia, perché non l’accetteranno mai.
E infatti le proteste, dopo le restrizioni annunciate da De Luca, sono state immediate. In più c’è anche un’organizzazione, come dimostra la manifestazione sul ‘Funerale dell’economia campana’.
Non è un caso che De Luca abbia chiesto e chieda ancora restrizioni uniformi su tutto il territorio nazionale da parte del Governo centrale. Per evitare che la piazza se la prenda con lui.
E la Sicilia? Non mancano le proteste per le chiusure. Ieri sera, a Palermo, è andato in scena un ‘assaggio’. Come scrive Blog Sicilia, i commercianti prima si sono riuniti in Piazza Indipendenza, davanti la sede del Governo regionale. Poi si sono diretti verso Corso Calatafimi per bloccare la Circonvallazione. Il blocco non è durato molto. Forse hanno voluto dimostrare alla politica che loro non accettano le chiusure.
Manifestazione in piazza anche a Catania:
“In questo difficilissimo periodo i militanti della Federazione del Sociale #USB #Catania siamo, con le dovute precauzioni anticovid, presenti nelle piazze, anche in quelle “difficili”, come è successo qualche giorno fa. Venerdì 6 novembre (cioè ieri ndr) siamo stati di nuovo in piazza per la manifestazione “CATANIA IN PIAZZA PER IL REDDITO E LA CURA: NON PAGHEREMO NOI QUESTA CRISI!”, promossa dalla comunità “Sportello Sociale San Berillo”, che si è svolta in Piazza Federico II di Svevia, per i catanesi “Piazza Castello Ursino”. (qui un Video di Claudia Urzì)”.
Non sappiamo se in Italia sono in corso altre manifestazioni: ma sappiamo che, ovunque, serpeggia il malcontento. C’è un modo per eliminare il malcontento? Sì: il Governo nazionale metta mano ai soldi e paghi gli operatori economici. Non con 600 euro e con la Cassa integrazione che non arriva: perché stavolta, nonostante la situazione sia grave in tutto il territorio nazionale, non si può escludere il pericolo di nuove proteste sociali.
La situazione non è semplice. Il Governo nazionale dice che, tra pochi giorni, arriveranno i soldi sui conti correnti. Speriamo che, questa volta, Conte e i suoi Ministri dicano il vero. Anche perché la situazione è veramente brutta.
A Napoli e, in generale, in Campania, ad esempio, come dice il sindaco della città Partenopea, Luigi De Magistris, lo scenario è veramente difficile. Titola in un articolo Il Mattino di Napoli:
“Covid a Napoli, de Magistris scrive a Conte: la sanità in Campania è fuori controllo”.
Una Regione con la sanità fuori controllo che si trova catalogata come zona gialla è un po’ contradditorio…
Per capire quello che succederà bisognerà aspettare altri 10-15 giorni. Se – come promette il Governo nazionale – i soldi arriveranno nei conti correnti, la protesta sociale dovrebbe rientrare. Con la certezza dei soldi sui conti correnti i cittadini non avranno motivo di non accettare il blocco delle attività.
Almeno in alcune Regioni del Sud Italia è così. Nel Nord Italia la situazione è diversa, perché lì si blocca l’economia. Ci nono, è vero, anche lì commercianti e partire IVA in difficoltà che chiedono allo Stato aiuti. Ma ci sono anche le imprese.
A differenza di quanto avvenuto a Marzo, quando la chiusura della Lombardia, del Veneto e, in generale del Nord Italia, ha agevolato le imprese europee, con in testa le imprese tedesche e francesi, che hanno scippato al Nord Italia quote importanti di mercato, oggi Francia e Germania sono molto colpite dal Coronavirus. E soprattutto la Lombardia ne stava approfittando per recuperare ciò che Francia e Germania gli hanno tolto. E questo il motivo per il quale le proteste della politica lombarda contro le chiusure sono così dure.
Gli imprenditori lombardi non sono interessati ai soldi dello Stato italiano: ai lombardi e, in generale, al Nord Italia, interessa non bloccare l’economia.
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal