Il Nord Italia – che da sempre controlla il mercato dell’olio d’oliva extra vergine anche se produce meno del 10% delle olive da olio italiane (magia…) – non si smentisce nemmeno nel vino. E’ in questa parte del Paese che è stata scoperta una truffa internazionale su uno dei vini più famosi del mondo: il Sassicaia. Però il vino siciliano, strumentalizzato in questa storia, ne potrebbe trarre giovamento
Per organizzare una truffa da milioni di euro su uno dei più noti vini del mondo – il vino toscano Sassicaia – utilizzavano un vino siciliano: a quanto pare il Nero d’Avola. Avevano previsto tutto, tranne che la Guardia di Finanza e la magistratura di Firenze aveva puntato gli occhi su di loro: così sono stai presi con le mani nel sacco.
Gli arrestati sono due. Ma a questi si aggiungono altri 11 indagati. L’indagine è durata quasi un anno ed è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Firenze.
La truffa messa in atto è stata definita dagli inquirenti “sofisticata e accurata”. Il vino veniva acquistato in Sicilia, le bottiglie arrivavano dalla Turchia, mentre tappi, casse, etichette e carta velina arrivavano dalla Bulgaria. Insomma, una truffa ‘internazionalizzata’ con tanto di riproduzione di ologrammi e segni distintivi originali della nota Tenuta San Guido, a Bolgheri, contrada toscana ricca di storia e di cultura immortalata da Giosuè Carducci in una celebre poesia: “Davanti a San Guido”.
Come già accennato, chi ha organizzato questa truffa lo ha fatto con grande meticolosità:
“Sussiste anche l’aggravante della organizzazione stabile – scrive il Gip Gianpaolo Boninsegna nell’ordinanza – giacché le attività osservate sono poste in essere in maniera sistematica, cioè con carattere stabile e non occasionale, nonché in maniera organizzata, con preordinata pianificazione di medio termine e nella prospettiva di un ulteriore sviluppo, per il futuro, per l’esito positivo conseguito”.
Come già accennato, le indagini sono andate avanti per oltre un anno. Notevole il lavoro svolto dai militari della Compagnia di Empoli.
“A fine Settembre – leggiamo su Wine Mag – sono stati sequestrati nella provincia di Milano circa 80 mila pezzi contraffatti tra etichette, bottiglie, tappi, casse di legno e altri oggetti utilizzabili per confezionare circa 1.100 casse di vino Sassicaia 2015, per un totale di 6.600 bottiglie. Il valore di mercato, laddove il prodotto fosse stato originale, si sarebbe avvicinato ai 2 milioni di euro. La tempestività dell’intervento ha consentito, tra l’altro, di intercettare la consegna di un ordine di 41 casse di Sassicaia 2015 già confezionate e pronte per essere vendute”.
Già vendute. A chi? A quanto pare, i clienti che acquistavano il vino sono coreani, cinesi e russi.
A questo punto una domanda è d’obbligo: a parte il nome Sassicaia – sinonimo di alta qualità enologica in tutto il mondo – il vino, comunque, questi consumatori esteri lo bevevano: e se la truffa non fosse stata scoperta avrebbero continuato a mandarlo giù: segno che era comunque vino buono.
Ma la pubblica amministrazione siciliana, che ogni anno spende soldi per promuovere il vino siciliano (e per sostenere un numero ristretto di produttori siciliani) ha pensato di promuovere il Nero d’Avola siciliano che le ricche famiglie della Corea, della Cina e della Russia bevevano allegramente credendo che si trattasse di Sassicaia, pagandolo a prezzi elevati?
C’è anche una storia nella storia, in questa truffa internazionale. Il Sassicaia è forse il vino più noto creato da uno dei più grandi enologi italiani degli ultimi cinquant’anni, Giacomo Tachis. Lo stesso Tachis, dopo aver creato il Sassicaia, venne a lavorare in Sicilia e a lui si deve la valorizzazione di alcuni vitigni siciliani: e tra i vitigni della nostra Isola valorizzati da Tachis c’è anche il Nero D’Avola!
QUI L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL GIORNALE ON LINE WINE MAG
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