Fabrizio Ferrandelli continua a parlare di coraggio. Ma lo avete mai visto schierarsi con coraggio verso i veri nemici della Sicilia? Noi no. E certo attaccare Crocetta non può rientrare tra gli atti di un coraggioso, visto che ormai è come sparare sulla Croce Rossa. Ma il nostro giovanotto sembra preferire il coraggio di attaccare i deboli, senza disturbare i forti…
Fabrizio Ferrandelli continua a parlare di coraggio. Oggi con il #sicicambia day, il giovanotto dalle mille ambizioni ha ufficialmente lanciato la sua campagna elettorale “inedita” dice lui: “Ai siciliani infatti non chiederemo i voti, chiederemo il loro coraggio. Il coraggio di cambiare, di metterci la faccia, di superare rassegnazione e sfiducia per riprendersi in mano il futuro. Un futuro che Crocetta e Raciti hanno barattato per qualche comoda e indecente poltrona. La sfida – dice sempre il nostro- che lanciamo è a una classe dirigente da superare, una sfida al Pd innanzitutto che ha preferito rimanere incollato alle poltrone, ma anche ai cinque stelle che non vanno oltre il populismo e la demagogia. Da venti bellissime piazze della Sicilia oggi parte la presa di Palazzo d’Orleans e di Palazzo dei Normanni. Perché con noi c’è la maggioranza dei siciliani e questa maggioranza tra un anno avrà la maggioranza”.
Belle parole. La sfida a Crocetta e Raciti rivela una certa voglia di smarcarsi, certo. Anche se, a dirla tutta, ormai sparare su Crocetta e Raciti è come sparare sulla Croce Rossa.
Ora per venire al coraggio da lui tanto sbandierato, ci chiediamo ma dove è questo coraggio?
Avete mai sentito Ferrandelli difendere la Sicilia dai suoi veri nemici? Inutile girarci intorno: Crocetta, Raciti e compagnia bella, sono solo gli utili idioti in mano ad un Governo nazionale che, in linea con quelli precedenti, ci sta divorando. Ma lui contro gli attacchi alla Sicilia di Renzi, non dice niente.
Non ha detto niente quando la Corte dei Conti ha accusato lo Stato di slealtà nei confronti della Sicilia perché continua a trattenere soldi che spetterebbero ai Siciliani. Come non ha detto niente quando Crocetta ha regalato 4 miliardi di euro al Governo nazionale con la rinuncia ai contenziosi con lo Stato.
Come non dice niente contro l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, inviato da Roma per finire il lavoro che il Governo nazionale ha portato avanti e che proprio in queste ore si accinge a lasciare in mutande i Comuni (i precari, i forestali ecc..) e a dare spazio alle lobby castrando le partecipate regionali.
Ricordiamo solo che Antonio Ingroia, nel caso di Sicilia-e servizi, ha accusato Baccei parlando di conflitto di interessi, poiché l’assessore pretore romano, ha lavorato per una di quelle società che potrebbero papparsi gli appalti informatici. Così come ha lavorato per la società che potrebbe papparsi il lavoro finora svolto da Sviluppo Italia Sicilia. Accusa gravissima che avrebbe meritato una riflessione del nostro coraggioso.
E invece no. Di queste cose non parla. Ma ha fatto di più. Si è esibito con Pietrangelo Buttafuoco nella pantomima contro lo Statuto siciliano, unico riconoscimento costituzionale dei diritti (soprattutto finanziari) dei Siciliani. Perché, e non ci stancheremo mai di dirlo, se è vero che una pessima classe politica siciliana ne ha approffitato, è più vero che la mancata applicazione di alcune norme ha danneggiato tutti noi siciliani (articolo 36 e 37) che abbiamo visto la nostra terra ridotta a colonia, inquinata e malata di cancro, in cambio di niente.
Potremmo fare mille altri esempi in cui il coraggio dei #coraggiosi non si è visto, incluso il caso Sigonella.
Allora, dove è questo coraggio? Il coraggio di attaccare un debole- quale è Crocetta- ma non i forti responsabili dello scempio siciliano? Questo dalle nostre parti non si chiama coraggio, ma opportunismo. Comprendiamo che chiamare un movimento #gliopportunisti, non sarebbe il massimo. Ma chissà, a volte la coerenza paga.
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