Ha perfettamente ragione il vice segretario del PD siciliano, Renzo Bufalino, a chiedere all’assessore regionale, Toto Cordaro, di fare chiarezza sull’individuazione dei siti dove stoccare l’amianto e di rispettare le regole del pluralismo e della democrazia. Di più: Cordaro e i suoi collaboratori dovrebbero informarsi meglio sulla storia della miniera di Pasquasia prima di adottare decisioni affrettate
Premessa: siamo ben felici che ci sia un Governo regionale che, per la prima volta, ha messo a punto un piano per lo smaltimento dell’amianto. E siamo anche d’accordo sul fatto che l’amianto da smaltire presente in Sicilia dovrà essere stoccato nella nostra Isola. Vero è che l’amianto, una volta posto correttamente sotto terra, non dovrebbe creare problemi. Però sui siti dove stoccare l’amianto bisogna andare con i piedi di piombo.
Per questo riteniamo che il vice segretario del Partito Democratico siciliano, Renzo Bufalino, ha fatto bene a chiedere chiarezza sui siti all’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, protagonista del primo piano per lo smaltimento dell’amianto in Sicilia.
“Apprendiamo che nel nuovo piano regionale per l’amianto, firmato nei giorni scorsi dall’assessore Cordaro – dice Bufalino, che è anche sindaco di Montedoro, Comune della provincia di Caltanissetta – vengono individuati quattro siti per lo stoccaggio dell’amianto: una cava nel Comune di Biancavilla nel Catanese; la miniera di Pasquasia ad Enna; la miniera Bosco, tra San Cataldo e Serradifalco; ed una miniera di sale a Milena, entrambe nel Nisseno. In merito a queste ultime, l’ipotesi che possano essere realizzate due discariche di amianto a distanza di pochi km ha messo in allarme le cittadine del Vallone. In una materia così delicata è indispensabile che la scelta dei siti sia condivisa con le comunità locali e siano coinvolti gli enti territoriali interessati”.
“La contrarietà ai siti individuati dalla Regione non è ideologica – si legge sempre nel comunicato dell’esponente del PD siciliano -: è una opposizione a nuovi siti di stoccaggio in aree già ampiamente condizionati dalla presenza di siti minerari non bonificati”.
“Tra questi vi è certamente la miniera Bosco – aggiunge Bufalino – con i suoi 8 mila metri quadrati di Eternit abbandonati alle intemperie. La miniera è peraltro soggetta a fenomeni di subsidenza, ossia di lento e progressivo sprofondamento del suolo, tanto che nel tempo sono state emanate ordinanze di interdizione all’accesso, nonché di sgombero del villaggio residenziale contiguo. Per quanto concerne la miniera di sale di Milena, questa non è esaurita, ma soltanto dismessa. In loco esiste ancora molto materiale estraibile e non sarebbe peregrina la proposta di riprendere l’attività estrattiva, garantendo anche occupazione”.
Noi condividiamo la proposta di Bufalino di riprendere t’attività estrattiva: la Sicilia può contare su grandi giacimenti di zolfo abbandonati negli anni ’70 perché allora le tecniche di estrazione utilizzate nella nostra Isola non erano economiche (e anche perché c’era chi doveva speculare sulla vendita delle miniere di zolfo alla Regione: cosa che avvenne puntualmente.
Nella nostra Isola ci sono giacimenti di salgemma: e riteniamo importante che l’attuale Governo regionale stia provando ad ampliare l’estrazione di salgemma, che fino ad oggi è stato estratto a Realmonte, a Racalmuto e a Petralia Soprana, sulle Madonie.
Poi ci sono le miniere di sali potassici, che la Sicilia non può sfruttare perché così decise la Germania appena riunificata che, già allora, metteva il ‘becco’ negli affari italiani.
Noi riteniamo che sia un grave errore avere individuato la miniera di Pasquasia, in provincia di Enna, come sito per lo smaltimento dell’amianto. Il Governo regionale dovrebbe fare chiarezza sulla miniera di Pasquasia e, possibilmente, riaprirla, così come vanno rilanciate le miniera di zolfo, finendola una buona volta e per tutte con questa storia dei musei dello zolfo!
“Infine – prosegue il comunicato del vice segretario regionale del PD siciliano – in un territorio carente di infrastrutture e a rischio isolamento, preoccupa anche l’elevato numero di autocarri che percorrerà le disastrate strade del Vallone per trasportare (anche da distanze notevoli) il materiale di risulta non bonificato.
“Per tale ragione – conclude Renzo Bufalino – chiediamo che ai lavori della Commissione, alla presenza dell’assessore Cordaro, siano presenti anche i sindaci dei territori interessati e i rappresentanti delle associazioni che in questi giorni si stanno mobilitando”.
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