Indubbiamente i contagi sono in crescita. Ma il Governo nazionale dovrebbe fornire dati completi sui deceduti: sono in maggioranza anziani, sono giovani, di mezza età, soffrivano di altre patologie? Detto questo, anche i ricoverati in terapia intensiva aumentano: e questo dovrebbe consigliare una strategia di prevenzione più attenta
Si complica lo scenario della pandemia di Coronavirus in Itali e in Sicilia. Anche se le informazioni sui deceduti, come ora proveremo a illustrare, non sono complete.
Per la Sicilia c’è, purtroppo, un nuovo record di contagiati: sono 399 in 24 ore. Ad oggi i positivi, nella nostra Isola, sono 5.487 (+300), precisando che la stragrande maggioranza degli stessi positivi al virus non sviluppa la malattia: da qui, forse, una necessaria riflessione provando a non guardare al dato con ‘terrore’.
Le persone che in Sicilia si trovano in isolamento domiciliare sono 4.967 (21 in più rispetto a ieri).
I ricoverati – sempre con riferimento alla nostra Isola – 468 (21 in più rispetto a ieri); di questi, quali 52 si trovano in terapia intensiva (3 in più rispetto a ieri).
Dall’inizio della pandemia, i casi totali, in Sicilia sono 10.691.
I casi registrati in Italia oggi sono 8.804 (ieri erano 7.332).
I deceduti passano dai 43 di ieri agli 83 di oggi. Detto questo, sui deceduti le informazioni sono piuttosto generiche. Forse il Governo nazionale dovrebbe essere più preciso, illustrando, in primo luogo, l’età dei deceduti e se erano affetti da altre patologie.
Dispiace affermarlo, ma sui deceduti lo ‘stile’ dell’attuale Governo nazionale non è cambiato rispetto all’Inverno e alla Primavera scorsi.
Infine i tamponi che sono circa 163 mila.
Che dire? Che un aumento dell’infezione c’è – questo è un fatto oggettivo – fenomeno che non va affatto sottovalutato. Ed è perfettamente inutile discettare sugli errori commessi soprattutto dal Governo nazionale: vacanze all’estero per gli italiani, turisti, crocieristi, migranti. Più il rilassamento estivo, le movide e via continuando.
Quello che è stato fatto, ormai, è ‘storia’. Si può fare qualcosa per provare a limitare la diffusione dell’infezione? A nostro avviso, sì.
Noi vogliamo partire da un comunicato dell’ANIEF, il sindacato autonomo della scuola:
“Covid, contagi in crescita anche nelle scuole. ANIEF chiede indennità di rischio permanente”.
L’ANIEF non chiede la chiusura delle scuole. Ma citando i dati diffusi oggi dal Ministero dell’Istruzione precisa che tali ‘numeri’ sul numero dei contagi nelle scuole italiane risalgono a cinque giorni fa: ‘numeri’ “che quindi non tengono conto dell’impennata di questo inizio settimana”.
Il sindacato, alla luce dei contagi in aumento e, quindi, del rischio per i docenti chiede l’indennità di rischio biologico.
“Una indennità forfetaria – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale ANIEF – servirebbe a ripagare almeno in parte del rischio biologico e del lavoro gravoso che i dipendenti degli oltre 8.200 istituti scolastici italiani sono chiamati a svolgere, ancora di più in tempo di Covid-19, e per i quali continuiamo ad auspicare una uscita anticipata a 61-62 anni senza decurtazioni, tenendo anche conto dell’alta percentuale di lavoratori potenzialmente fragili e con un’alta vulnerabilità psico-fisica confermata dai dati ufficiali emessi dalle strutture preposte. Considerando anche le somme già destinate al comparto scuola, abbiamo calcolato che l’indennità si aggirerebbe sui 450 euro: una somma che, tra l’altro, permetterebbe di innalzare gli stipendi assegnati ai nostri docenti e Ata, tra i più bassi dell’area Ocse ed europea, e pertanto, alla luce della complessità della professione docente, sarebbe anche da considerare strutturale e quindi permanente”.
A nostro modesto avviso, oltre all’indennità di rischio biologico per i docenti, andrebbe considerata anche la possibilità di chiudere le scuole, visto che è ormai accertato che, per recarsi a scuola, la maggior parte egli studenti utilizza mezzi di trasporto pubblico. Per non parlare della socialità inevitabile che si registra nella scuola.
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