La parlamentare nazionale del PD propone una rivisitazione della legge su sequestri e confische per mafia. E ricorda che al Senato è in discussione una norma che, forse con oltre un ventennio di ritardo, si propone di affrontare il tema del rilancio delle imprese sequestrate alla criminalità organizzata. Su facebook abbiamo rintracciato un post di Gero Bruccoleri che fa invece riflettere sul fatto che alcuni gruppi imprenditoriali, pur lavorando assieme, vengono trattati in modo diverso…
Caso Tecnis, il colosso delle costruzioni finito nei guai giudiziari con accuse pesanti come macigni formulate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania. La Tecnis gestisce importanti opere in Italia e in Sicilia (noi distinguiamo l’Italia dalla Sicilia). La caduta di questo grande gruppo imprenditoriale – che, è inutile nasconderlo, era riconducibile a una ‘certa’ Sinistra del nostro Paese – sta causando, per esempio, grandi disagi a Palermo. Dove non si capisce che fine faranno i cantieri Tecnis che hanno bloccato importanti via della città.
Ma il tema che vogliano trattare in questo post non sono i problemi del gruppo imprenditoriale e i problemi che la stessa Tecnis sta creando. Ci soffermeremo, invece, su due approcci diversi al tema. Il primo è quello di una parlamentare nazionale del PD, Luisa Albanella. Il secondo approccio è una riflessione, a nostro avviso molto interessante, che abbiamo trovato sulla pagina facebook di Gero Bruccoleri.
La parlamentare Luisa Albanella, in un comunicato, annuncia la presentazione di un’interrogazione alla Camera dei deputati sul caso Tecnis “a salvaguardia delle tutele dei lavoratori dell’azienda, collegate, consortili e dell’indotto, e del completamento delle opere in corso. E mi adopererò affinché venga sollecitato l’iter di approvazione in Senato della legge di iniziativa popolare, l’atto 1138 già passato alla Camera in prima battuta l`11 novembre scorso, riguardanti misure per favorire l`emersione alla legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata”.
“Pieno sostegno all’azione dei magistrati – prosegue la deputata – e adesso è fondamentale che le aziende sequestrate continuino a lavorare. Non passi il messaggio deleterio che le aziende gestite dallo Stato chiudono e che, viceversa, quelle in mano alla mafia vanno avanti“.
In effetti, la parlamentare nazionale del PD arriva con qualche decennio di ritardo. Perché il messaggio che non vorrebbe far passare non solo è già abbondantemente passato, ma è anche suffragato da anomalie ultra-ventennali nella gestione delle società sequestra e confiscate alla mafia.
Lo scandalo fatto esplodere nei mesi scorsi sulle disfunzioni della Sezione per le Misure di prevenzione presso il Tribunale di Palermo dal giornalista Pino Maniaci, direttore di TeleJato, dimostra che tantissime società sequestrate sono state fatte fallire. (qui potete leggere un nostro articolo dedicato a Pino Maniaci). Maniaci sostiene addirittura che l’economia di intere aree della Sicilia è stata condizionata dalla cattiva gestione dei beni sequestrati.
“Bisogna impegnarsi al massimo – prosegue la parlamentare del PD – per salvaguardare il perimetro delle attività mettendole al riparo dalla frammentazione e battersi per salvaguardare l’occupazione anche in quelle aziende collegate e consortili che, a causa della Tecnis, sono in crisi e rischiano di chiudere i battenti. La norma ora in discussione al Senato prevede strumenti di rilancio delle imprese sequestrate e confiscate, reinvestendo parte delle liquidità sequestrate e confiscate per garantire la riconversione industriale dei siti coinvolti in un fondo ad hoc che possa garantire le linee di credito concesse dalle banche fino al giorno prima del provvedimento di prevenzione”.
La norma propone, inoltre, “di istituire un fondo di rotazione che possa supportare un percorso di emersione alla legalità di queste aziende e che possa favorire la creazione di nuova e buona occupazione, con uno sguardo rivolto principalmente alle nuove generazioni. La bozza di legge prevede, poi, di premiare davvero chi si impegna per la costruzione di circuiti di impresa virtuosi e rispettosi della legalità, immaginando strumenti di premialità fiscale per chi investe in queste aziende”.
“Vanno modificate le storture normative che negli ultimi anni hanno reso questo percorso di riscatto più difficile – conclude la parlamentare catanese . Siamo convinti che serva un vero codice delle leggi antimafia che possa rafforzare l’attuale legislazione e che colpisca la dimensione finanziaria ed economica delle mafie”.
Gero Bruccoleri, in un post sulla sua pagina facebook, affronta la questione da un’altra angolazione:
“Credo nella Giustizia e nella Politica. La Tecnis viene massacrata mentre la Cooperativa Muratori e Cementisti (CMC) resta indenne. Eppure le due imprese operano in Sicilia sotto forma di associazione stabile, quasi come unico soggetto giuridico. Se la Tecnis riceve un favore dalla mafia, lo riceve in nome e per conto proprio e della CMC e in ugual misura con quest’ultima. Se la Tecnis paga tangenti e pizzo, li paga in ugual misura anche la CMC. Se la Tecnis utilizza calcestruzzo depotenziato, lo stesso impasto viene utilizzato dalla CMC, la gettata è indivisa e unica”.
“C’è una differenza – osserva a questo punto Gero Bruccolari – la CMC è una cooperativa rossa e pertanto è immune per aver preventivamente fatto il vaccino antimafiosità! Cari amici, Concetto Bosco e Mimmo Costanzo (il riferimento è ai titolari della Tecnis ndr), non c’è speranza per voi, che peraltro siete stati superficiali persino nello scegliere l’ubicazione della vs (vostra) azienda, in via Giorgio Almirante, è proprio il massimo dell’imprudenza!!!”.
Che dire? Solo qualche considerazione. Nel caso del ragionamento della parlamentare Luisa Albanella ci sembra che non sia contemplato un caso che purtroppo abbiamo avuto modo di verificare: la presenza di aziende che hanno subìto il provvedimento di sequestro per mafia e che, poi, sono state riconosciute estranee, ma sono state fatte fallire lo stesso. Ci sono stati persino casi – denunciati da bravo Pino maniaci – in cui le imprese erano state dichiarate estranee alla mafia e che non sono state restituite in tempi brevi ai legittimi proprietari: e magari sono state fatte fallire.
In questi casi la norma in discussione al Senato che cosa prevede?
Gero Bruccolari affronta il tema della ‘prevenzione’. E ha ragione: prevenire è sempre meglio che curare. Ma abbiamo la sensazione che iI ‘vaccino antimafiosità’ di cui parla non sia, per l’appunto, un ‘vaccino’, ma una sorta di ‘immunità genetico-politica’…
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