Lo scontro è complesso. E la posta in palio elevatissima. L’Italia – che ha grandi interessi strategici in quest’area – avrebbe dovuto essere tra i primi Paesi del mondo a mobilitare la propria diplomazia. “La cosa più preoccupante dell’intera faccenda è che il compito di risolvere questo rompicapo spetta a Di Maio”…
di Luca Pinasco
Dato che la Turchia appoggia l’Azerbaijan e la Russia l’Armenia, si potrebbe agevolmente pensare che questa nuova versione dello storico conflitto del Nagorno-Karabakh sia uno degli innumerevoli casi in cui un Paese NATO spinge per fare passi avanti verso l’accerchiamento del territorio russo, così come insegna la dottrina Brzezinski.
In realtà, oltre questa – certamente realistica – interpretazione, c’è sotto molto di più, con conseguenze che potrebbero avere risvolti geo-strategici di fondamentale importanza per l’Italia.
Il tempismo del conflitto ci dice molto. Questo Ottobre si inaugurerà il TAP, gasdotto che porterà il Gas azero in Italia, passando per Turchia e Grecia. Tale progetto fa parte di uno schema ben più ampio, il Corridoio Meridionale del Gas. Parliamo di una delle più grandi infrastrutture energetiche al mondo, la quale porterà gas dagli immensi giacimenti del Mar Caspio in Europa attraverso l’Italia.
I risvolti geopolitici sono immediati: si crea per i Paesi europei una concreta alternativa al gas russo (Usa e Germania si fregano già le mani). Con la Turchia che ha grande interesse a far sì che vada tutto liscio dato che le pipeline passeranno sul suo territorio incrementando la forza strategica di Ankara nei confronti dell’Europa, e la Russia che attraverso l’Armenia vuole, per ovvi motivi, ostacolarne la messa a punto.
Per l’Italia potrebbero aprirsi importanti prospettive. Dopo che la Commissione Europea ha definitivamente messo una pietra sopra al Southstream (gasdotto messo in costruzione da ENI capace di portare gas Russo in Europa attraverso l’Italia), il Corridoio Meridionale del Gas ci permette di consolidare la nostra posizione di hub strategico per lo smistamento di gas mediterraneo e medio orientale nei mercati europei attraverso la SNAM.
A ciò si aggiunga il fatto che ad oggi siamo di fatto il primo importatore al mondo di petrolio dall’Azerbaijan e un risvolto del conflitto che veda un maggior ruolo turco in territorio azero, o al contrario una maggior influenza russa, potrebbe avere conseguenze determinanti per le condizioni dei nostri approvvigionamenti energetici.
Da questa prospettiva appare evidente che ancora una volta gli interessi turchi si sovrappongono ai nostri, con Ankara che agisce e Roma che guarda. Data l’importanza strategica della questione l’Italia avrebbe dovuto essere il primo Paese a muoversi.
La cosa più preoccupante dell’intera faccenda è che il compito di risolvere questo rompicapo spetta a Di Maio.
Foto tratta da Radio Onda d’Urto
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