Ebbene sì: con tutto quello che ci sarebbe da fare in ambito culturale in Sicilia, cosa vanno a riaprire a Palermo? Il Museo di Storia Patria. Non è uno scherzo, è vero. Un inno agli assassini dei meridionali…
Da tre anni il capoluogo siciliano, baciato da un’insolita fortuna, era riuscito a liberarsi di una istituzione che inneggia al Risorgimento italiano: giubbe rosse e fiumi di inchiostro che celebrano la retorica dei vincitori, ovvero quei piemontesi che, aiutati dagli inglesi e da feroci legioni ungheresi, nella conquista del Sud Italia usarono metodi degni di Hitler, nazisti ante litteram praticamente.
A presiederlo, questo Museo della Storia Patria di Piazza San Domenico, un nome noto, quello di Giovanni Puglisi, meglio conosciuto come l’uomo dalle mille poltrone. Che in queste ore rilascia dichiarazioni a destra e sinistra per sottolineare l’importanza di questo mauseleo del cattivo gusto.
Importante per chi, dottor Puglisi? Per gli amici piemontesi? Per gli amici inglesi? Per i massoni come lei? Per i nostalgici dell’efferatezza delle truppe garibaldine o di quelle di Nino Bixio, di Enrico Cialdini e degli altri assassini dei meridionali?
Non ci stupirebbe un gemellaggio col Museo Lombroso di Torino dove i teschi di siciliani e meridionali sono stati studiati come reperti e stranezze della razza umana….
Che dire? Evidentemente, in preda ad uno “spirito di fratellanza”, per dirla con Massimo Troisi che in Non ci resta che piangere così descriveva l’inno di Mameli, questi signori non si sono accorti che i meridionali e i siciliani, le bugie sul Risorgimento non se le bevono più. Se ne è accorto pure Eugenio Scalfari che ci hanno raccontato un sacco di bugie, loro no…
Se ne sono accorti pure i consiglieri comunali di Palermo che hanno approvato una mozione, come vi diciamo qui, per cancellare dalla toponomastica il nome di quella bestia spietata del generale Cialdini, loro no…
Qualcuno (magari il solito amico dal grande parruccone bianco che è siciliano, ma fino ad un certo punto perché non si sa mai) obietterà che ci sono anche testimonianze di cultura siciliana lì dentro. Se cosi è, sia dato loro il podio d’onore e si cambi nome al museo. Palermo e la Sicilia non meritano questa offesa.
Aggiornamento. a presidere il museo ora è Pasquale Hamel.
Sull’argomento:
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