Le banane a prezzo stracciato vendute dalla Grande distribuzione organizzata ci danno l’opportunità di riflettere su che cos’è oggi l’agricoltura e quale sia il rapporto con la salubrità dell’ambiente
di Antonino Privitera
Da giorni la Grande distribuzione organizzata pubblicizza la vendita di banane – frutto squisito – a prezzi alquanto allettanti. Raffrontando il prezzo ai prodotti di stagione e locali, la circostanza desta non poca perplessità e mi sono chiesto come la pesca di Bivona, o il melone giallo di Paceco possano reggere la concorrenza, non in termine di gusto e sapore, naturalmente, ma per il prezzo.
Riflettendo ho ricostruito il percorso a ritroso di questo frutto giallo oro in vendita al banco a 0,80 euro/kg. Vediamolo per sommi capi.
Possiamo dunque considerare che sul prezzo finale deve avere il giusto margine di guadagno l’esercente, il trasportatore, il grossista di zona; bisogna aggiungere le spese di stoccaggio e di mantenimento nelle celle frigorifere e l’irrorazione di prodotti per cadenzare la più opportuna e tempestiva maturazione artificiale. Poi le spese di trasporto con apposite navi a temperatura controllata (com’è noto i maggiori produttori sono oltreoceano). Quindi il confezionamento e l’imballaggio della merce. Senza dimenticare, naturalmente, la coltivazione, con l’abbondante cura a base di concimi e prodotti chimici (non sempre adeguatamente controllati rispondenti e alle norme), la raccolta.
Se proviamo a sommare i relativi costi con i parametri locali sarà arduo riuscire a fare una stima rispondente.
Per esempio, siamo lontani dal dare un valore alle condizioni di lavoro e alle paghe che le multinazionali “concedono” ai lavoratori locali; non mettiamo in conto i danni all’ambiente che producono queste coltivazioni intensive ed i fitofarmaci utilizzati, nonché i danni provocati dalla deforestazione selvaggia.
Invero siamo abituati a coprirci la testa di cenere e – pulendoci la coscienza – ad ammannire provvedimenti che decantano e promettono rimedi per la salvaguardia dell’ambiente: la Germania fa sapere che bandirà i motori a ciclo diesel, il Nord Italia percorre i tempi annunciando il divieto di circolazione delle auto catalogate fino a euro 4 già da quest’anno, tutte le pubblicità automobilistiche ci bombardano per la scelta di mezzi a trazione elettrica e ne determinano un trend di tendenza (mentre gran parte dell’elettricità continua ad essere prodotta con materiali inquinanti); la politica promette bonus ed incentivi, gli amministratori – come sta succedendo adesso a Palermo – ci propinano provvedimenti per “educarci” a lasciare a casa o disfarsi dei mezzi inquinanti e di pedalare…
A proposito: gli amministratori di Palermo mangiano banane?
Mi auguro di no, perché se considerano e si convincono che le coltivazioni intensive producono effetti negativi sull’ambiente potremmo anche aspettarci qualche altra ordinanza che, oltre a prescrivere di pedalare, ci vieterà di mangiare banane…
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal