Sulla pelle di migliaia di lavoratori un gioco delle parti vergognoso: si finge interessamento con tavoli tecnici e telefonate, ma nella sostanza non è mai partita una vera battaglia politica col Governo nazionale reo di infischiarsene alla grande della nuova bomba sociale pronta ad esplodere a Palermo e dintorni…
La nuova bomba sociale pronta ad esplodere in Sicilia è quella dei call center. Di Almaviva, in particolare, che solo a Palermo conta circa 4.500 addetti. Di questi, circa 3000 rischiano di perdere il lavoro. Già a Marzo potrebbero partire le lettere per l’avvio della procedura di mobilità per i primi, circa 1500 lavoratori.
Da settimane i dipendenti lanciano il loro grido d’allarme con scioperi, manifestazioni e sit-in ma, finora, non è servito a nulla. Vero è che la Regione Siciliana non si è persa l’occasione di mettersi in contatto- attraverso l’istituzione di un tavolo tecnico che tornerà a riunirsi il 25 Febbraio- con quello che potrebbe rappresentare un grosso bacino di elettori, ma segnali concreti che facciano pensare ad una soluzione non se ne vedono.
La crisi di Almaviva dipende principalmente – e lo dicono i sindacati- dal Governo nazionale che continua ad assicurare contributi e impunità a quelle aziende che hanno deciso di delocalizzare e che si accaparrano le commesse con ribassi vergognosi. Almaviva non è tra queste e per questo si vede soffiare da sotto il naso le commesse:
“Non possiamo attendere ancora per un tavolo di crisi nazionale che intervenga sulle delocalizzazioni, sulle gare al ribasso al di sotto del costo del lavoro – spiegano Daniela De Luca segretario Cisl Palermo Trapani e Francesco Assisi segretario Fistel Cisl –, su tutte quelle anomalie cioè che soffocano le aziende del settore che a loro volta, fanno cosi ricadere le conseguenze sui lavoratori. Almaviva resta una delle principali realtà palermitane e siciliane, si utilizzino i fondi per le smart city le cosiddette città intelligenti per fare in modo che questi investimenti consolidino il lavoro in Sicilia, i contratti di area, insomma tutti gli strumenti per mettere in campo vere politiche del lavoro”.
La soluzione, dunque, ci sarebbe. Intanto, il Governo nazionale potrebbe intervenire sui grossi committenti pubblici e privati per fare in modo che si affidino a chi rispetta le regole e a chi rimane sul territorio italiano e soprattutto imporre un sistema di regole sugli appalti che eviti le gare al massimo ribasso.
Questo però, presupporrebbe una sensibilità nei confronti della crisi occupazionale siciliana (e in generale del Sud Italia dove si concentra la maggior parte degli addetti ai call center) che il Governo nazionale non ha.
Ricordiamo che negli ultimi due anni il Governo Renzi ha spolpato fino all’osso le finanze della Regione Siciliana (come potete leggere qui, ad esempio) non preoccupandosi minimamente di tutte le emergenze che attanagliano l’Isola (a partire dei Comuni che, come denunciato anche dalla Corte dei Conti, sono senza un euro per i continui scippi di risorse ). Soldi che sarebbero potuti servire anche ad assicurare un minimo di welfare, compreso il finanziamento delle politiche attive del lavoro.
Pensate che un Governo “vampiro” (come lo ha definito il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone) possa preoccuparsi di aiutare i dipendenti dei call center siciliani?
Ma al danno si aggiunge la beffa. Quella di un Governo regionale che finge di interessarsi alla questione. Si racconta che Mariella Lo Bello, assessore alle attività produttive, abbia telefonato a vari sottosegretari in presenza dei rappresentanti dei lavoratori dei call center per testimoniare il suo impegno. Certo, fare una telefonata, difficile non è.
Altra cosa sarebbe impegnarsi seriamente e concretamente, magari prendendo un aereo per andare a sbattere i pugni sui tavoli romani. Magari pretendendo la restituzione delle somme dovute alla Sicilia e lo stralcio del famigerato accordo con cui Crocetta ha rinunciato ai contenziosi con lo Stato (regalando a Roma 4 miliardi di euro). Magari sfiduciando l’inviato di Renzi, l’assessore all’Economia Alessandro Baccei, che sta finendo di massacrare la Sicilia.
Insomma, ingaggiare una vera e propria battaglia politica con un Governo nazionale che se ne frega. Una battaglia politica che non c’è nemmeno nei comunicati: avete mai letto una critica al Governo nazionale su questo tema o su altri?
Su Almaviva c’è solo un gioco delle parti, fatto di telefonate e rassicurazioni verbali. Niente di più.
Inutile aggiungere che ci piacerebbe essere smentiti dai fatti. Sarebbe fin troppo bello.
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