Coltraro: “Il Sud escluso dalla Cura del ferro”. Veramente a Palermo c’è il Tram ‘fantasma’ e l’anello ferroviario…

23 febbraio 2016

Giusto denunciare, come fa il capogruppo di Sicilia Democratica all’Ars, Giambattista Coltraro, l’esclusione del Sud dagli investimenti nelle ferrovie ribattezzati come ‘Cura del ferro’. Va aggiunto, però, che gli investimenti ferroviari – assenti in tutto il Mezzogiorno – sono molto ‘presenti’ a Palermo. Dove sono stati sprecati quasi 500 milioni di Euro per tre linee di Tram ‘fantasma’ e per una chiusura dell’anello ferroviario che, come si dice dalle nostre parti, sta finendo a schifiu…

“Sono 9 i miliardi di investimenti previsti per la ‘Cura del ferro’, il potenziamento della rete ferroviaria che prevede un treno ogni 3 minuti nelle stazioni del Nord Italia, di questi soltanto 400 milioni, per i pendolari, saranno destinati alle regioni del Mezzogiorno. L’ennesima beffa in danno del Sud è consumata. E’ una vergogna che va fermata”.

Così parla Giambattista Coltraro, capogruppo all’Ars di Sicilia Democratica, che aggiunge: “Il Governo Renzi, con il ministro Delrio, ancora una volta mette in atto ‘due pesi e due misure’ e spacca l’Italia in due tronconi, uno che cammina veloce (il Nord), l’altro che arranca (il Sud). Chiederò all’assessore alle Infrastutture della Regione Sicilia di  intervenire duramente nel merito. Roma dovrà spiegare ai siciliani perchè la strategica ‘Cura del Ferro’ programma per le Regioni del Settentrione, oltre che il potenziamento del trasporto ferroviario, addirittura treni che trasportino i passeggeri direttamente sino agli aeroporti, mentre per raggiungere la nostra Isola i viaggiatori devono scendere dal treno a Villa San Giovanni, con i bagagli appresso usare scale mobili per salire sul traghetto e potere attraversare lo Stretto e poi sbarcare a  Messina”.

“Pensiamo, ad esempio – prosegue il parlamentare – alle ancora maggiori difficoltà di anziani o addirittura disabili. In tempi in cui si lavora per l’abbattimento delle barriere per le categorie disagiate, la rete ferroviaria per la Sicilia, invece di migliorare, si aggrava. Per non parlare dei tagli ai treni a lunga percorrenza: 14 sino al 2007, oggi soltanto 5. E al Nord vogliono metterne uno ogni 3 minuti. E’ un trattamento assolutamente impari, che divide il popolo in italiani di seria A e italiani di serie B. Noi paghiamo le tasse come tutti e non possiamo e non dobbiamo più tollerare un simile squilibrio nella gestione e la programmazione del trasporto ferroviario”.

“La ‘Cura del ferro – sottolinea ancora il capogruppo di Sicilia Democratica a Sala d’Ercole – mostra evidente il vergognoso divario attuato dal governo nazionale tra Nord e Sud, gli interventi in itinere saranno 23 con il 95% di stanziamenti al Nord, contro i 7 interventi al Sud con il 5% di stanziamenti. Se questa è Italia, ebbene, è un’Italia pessima e la politica siciliana deve far sentire il proprio peso”.

“Alla ‘Cura del ferro’ – conclude Coltraro – va contrapposto il ‘braccio di ferro’. La Regione, dunque, rammenti al Ministero che proprio qualche settimana fa il Parlamento europeo ha riconosciuto la condizione di insularità per la Sicilia e la Sardegna. Il che significa che adesso le condizioni di svantaggio in cui le due regioni versano sono un dato concreto che dovrà tradursi in nuove risorse, più opportunità, più diritti. Il principio della continuità territoriale deve essere supportato da investimenti specifici e mirati per quelle Regioni che, sin qui, hanno sofferto di un gap geografico che pare non ci sia alcuna intenzione di colmare”.

P.S.

Solo qualche precisazione in ordine alle dichiarazioni dell’onorevole Coltraro, in ogni caso apprezzabili per chiarezza e grinta. Ci permettiamo di ricordare che la ‘Cura del ferro’ – non prevista nel Mezzogiorno, come giustamente sottolinea il parlamentare di Sicilia Democratica – è invece in corso da anni a Palermo. Con ritardi e sprechi. Ricordiamo che a Palermo sono state realizzate a tamburo battente tre linea di Tram pari a circa 15 chilometri di strada ferrata per un importo superiore a 320 milioni di Euro.

Una somma a nostro avviso eccessiva: non a caso su tale vicenda si attende il pronunciamento della Corte dei Conti.

Sempre nel capoluogo dell’Isola è in corso la realizzazione del Passante ferroviario: un collegamento che, partendo dall’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’, attraverserà Palermo-città per poi arrivare a Cefalù. Un’opera da 800 milioni di Euro (i cui costi potrebbero anche lievitare). 

Ancora a Palermo è in corso di realizzazione la chiusura dell’anello ferroviario, opera da circa 150 milioni di Euro. I lavori oggi vanno a rilento e c’è il timore che vengano bloccati da un’inchiesta giudiziaria che coinvolge il gruppo Tecnis, titolare dell’appalto. 

Come si può notare, la ‘Cura del ferro’ non è proprio assente nel Sud: semmai è organizzata e, soprattutto, gestita male, se non malissimo.

Da quasi due mesi, a Palermo, è in funzione un Tram che serve una percentuale bassissima di cittadini. E che, di fatto, gira quasi a vuoto all’insegna degli sprechi tipici dell’immutabile Sud. 

Non parliamo della chiusura dell’anello ferroviario, che fino ad oggi ha creato solo problemi. 

La verità è che i quasi 500 milioni di Euro spesi per le tre linee di Tram e per la chiusura dell’anello ferroviario di Palermo avrebbero potuto essere investiti in altre aree del Sud, rinviando le due opere a quando sarebbe entrato in funzione il Passante ferroviario. Infatti, con il Passante ferroviario in attività le tre linee di Tram e l’anello avrebbero avuto un senso logico ed economico, perché si sarebbero integrate con l’opera più importante: per l’appunto il Passante. Mentre i già citati 500 milioni di Euro circa avrebbero potuto essere utilizzati nell’area dello Stretto di Messina.

Invece abbiamo a Palermo l’appaltopoli dell’anello ferroviario in salsa Tecnis che ha solo incasinato fino all’inverosimile il traffico cittadino; e tre linee di Tram di Tram ‘fantasma’ che anche nelle ore di punta sono semivuote. Mentre nell’area dello Stretto ai passeggeri dei treni non si risparmiano disagi. Tutto al contrario di come vorrebbe la logica, secondo i soliti schemi sottoculturali che sono, da sempre, il ‘sale’ della questione meridionale. 

La verità è che, a Palermo, la ‘Cura del ferro’, lungi dal fornire servizi ai cittadini, è servita soltanto a chiudere un ciclo degli appalti targato antimafia di facciata. Opere pubbliche contrassegnate da enormi sprechi che, nonostante la crisi – o forse proprio per questo – rimangono una costante della sempre più sbrindellata politica siciliana.

g.a. 

Foto tratta da livepalermo.net

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