La strategia di Renzi di distrarre gl’italiani con i diritti civili (leggere il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili in discussione al Senato) per poi togliergli i diritti sociali non funziona più. Insomma, a non credere più a Renzi e ai suoi Ministri non sono solo tantissimi italiani, ma anche dirigenti e parlamentari dello stesso Partito Democratico. Che chiedono di eliminare dal disegno di legge delega i riferimenti alla previdenza e, in particolare, alle pensioni di reversibilità
I Ministri Padoan (Economia) e Poletti (Lavoro), nei giorni scorsi, hanno cercato di gettare acqua sul fuoco, dicendo e ribadendo che il governo non ha alcuna intenzione di tagliare le pensioni di revesibilità. Ma mezzo partito non crede, di fatto, alle parole dei due ministri e chiede chiarezza. In testa c’è Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei deputati che va dritto a nodo della questione:
“Proporrò lo stralcio, dalla delega del Governo, della parte in cui si parla di previdenza, perché io la voglio cancellare, non vogliono che ci siano equivoci”, ha dichiarato l’ex ministro.
Insomma, il governo Renzi, oltre a non convincere tantissimi italiani, comincia a non convincere anche un bel numero di dirigenti dello stesso Partito Democratico. Bisognerà capire, adesso, come reagiranno il capo del governo, Renzi, e il già citato Ministro Padoan. Quest’ultimo, nei giorni scorsi, ha affermato:
“Al momento non pensiamo di modificare il testo della delega perché nel testo si parla di una razionalizzazione di anomalie e sovrapposizioni, non di un intervento sulle pensioni di reversibilità”.
Che dire? Che la strategia renziana di utilizzare i diritti civili – il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili – per provare distrarre gl’italiani per togliergli i diritti sociali comincia a non funzionare più. Certo, fin’ora l’operazione è riuscita e, grazie a un’informazione disattenta, il PD è riuscito anche a scaricare sul Movimento 5 Stelle il blocco del disegno di legge Cirinnà al Senato, dove una parte dei senatori del Partito Democratico non ne vuole sapere di votare le adozioni che nascondono l’utero in affitto (l’ha spiegato con estrema chiarezza al nostro blog il parlamentare nazionale del PD, Giuseppe Lauricella, come potete leggere qui). Il PD, fino ad ora, è riuscito a far passare la tesi che a bloccare a Palazzo Madama il disegno di legge Cirinnà è il Movimento 5 Stelle: cosa non vera, perché i 5 Stelle contestano il ‘canguro’ (cioè la forzatura nei lavori parlamentari) e non il disegno di legge.
Detto questo, la baraonda sull’utero in affitto non sta distraendo gl’italiani. E non sta distraendo, soprattutto, tanti esponenti del PD che non ne vogliono sapere nemmeno di discutere di “razionalizzare” la previdenza, eliminando “anomalie” e “sovrapposizioni”.
“Il testo per come è scritto si presta a legittime preoccupazioni: la cosa migliore è stralciare la parte sulle pensioni e toglierla di mezzo dalla discussione”, ha tagliato corto l’ex capogruppo del PD alla Camera, Roberto Speranza, in una dichiarazione rilasciata al quotidiano on line, Huffington Post. E a scanso di equivoci ha aggiunto: “Secondo me le parole di Poletti e di Padoan devono trovare coerenza nel testo della delega”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il parlamentare del PD, Dario Ginefra: “È inutile tergiversare lasciando nel testo la possibilità di un possibile intervento: dato che tutti si affrettano a dichiarare che le pensioni di reversibilità non si possono toccare allora è meglio togliere qualsiasi riferimento nel testo, tagliando la testa al toro. E’ inutile andare avanti per settimane: se c’è un sentire di contrarietà alla riforma delle pensioni non si capisce perché dobbiamo mantenere questo testo, prestando il fianco a una serie di letture che rischiano di generare panico sociale”.
Soddisfazione per la presa di posizione di tanti esponenti del PD contro l’ambiguità manifestata dal governo sul possibile taglio alle pensioni di reversibilità è stata manifestata dalla leader della CGIL, Susanna Camusso: “Le smentite (del Governo,ndr) non bastano se non si cambiano i testi della delega che è stata presentata in Parlamento”.
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